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Professionisti del domani

di Paolo Carotenuto

Numero 252 - Luglio-Agosto 2024

Ci si interroga spesso sul grande numero di errori che sono stati commessi in passato nel settore edile, ma cambiando prospettiva: in che modo possiamo aiutare il cambiamento positivo?


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Come ben sappiamo l’Edilizia è un mondo che negli ultimi anni ha subito una profonda trasformazione ed evoluzione; questa metamorfosi è avvenuta grazie alla creazione di nuove figure professionali nate attraverso l’evoluzione digitale ed anche la nuova tipologia di formazione cui sono sottoposti anche i più “vecchi” del settore. -taglio- Possiamo, quindi, certamente dire che questo mestiere, dopo vari decenni di crisi, per fortuna sta rivedendo la luce! E cosa c’è in questa luce? I giovani, i quali si sono avvicinati molto agli studi edili così come l’aumento di donne che, secondo le ultime statistiche, sono per la maggior parte proiettate verso tutto quello che riguarda l’ecosostenibilità e l’edilizia green. Il settore dell’edilizia è senza ombra di dubbio uno dei più importanti per vastità ed estensione (secondo i dati della Commissione europea, costituisce il 9% del Pil e dà lavoro a circa 18 milioni di persone), e proprio per questo necessita di grande attenzione da parte delle Istituzioni. Come già accennato prima, quello della formazione è un aspetto fondamentale da dover considerare poiché l’Italia è uno dei Paesi europei dove c’è un’altissima presenza di lavoratori low-skilled, dovuti in parte anche all’effetto sostituzione: al declinare della popolazione nativa, i posti vengono occupati da lavoratori stranieri, scelti però per svolgere lavori di bassa qualifica. Questo influisce inevitabilmente su un settore con grande potenziale, ma povero di competenze. Secondo il Cedefop, Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, nel periodo compreso tra il 2018 e il 2030 nel comparto edile ci saranno quattro milioni di posti di lavoro in più, mentre in Italia l’occupazione scenderà del 2,7%. -taglio2-Pochi di questi nuovi lavoratori, si prevede, avranno le competenze necessarie per garantire il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica previsti. Partendo da questa considerazione è quindi necessario un investimento, in tempi record, per far mettere in pari tutti i lavoratori con conoscenze circa le nuove capacità tecnologiche, più consapevolezza sull’impiego di materiali green e conoscenza dei principi dell’economia circolare: insomma, rendere tutti dei professionisti. “Abbiamo di fronte una grande opportunità per rilanciare il settore, recuperare quello che non si è fatto negli anni e raggiungere obiettivi ambiziosi” afferma Romain Bocognani, vice direttore generale dell’Ance e aggiunge “È stata una lunga traversata del deserto dove gli addetti sono passati da due milioni a un milione e 400mila e le imprese hanno cercato prima di tutto di sopravvivere, senza investire in innovazione”. Invertire la tendenza diventa quindi la parola d’ordine per il futuro dell’edilizia e soprattutto necessita di uno sforzo comune, che coinvolga anche la politica. Quanto ci vorrà per far sì che tutto questo avvenga e soprattutto diventi tangibile? Sicuramente è necessario un altro decennio, se solo vogliamo considerare la lunghezza del percorso formativo universitario che devono seguire i giovani, un passaggio iniziale però sarà porre tutti nelle condizioni giuste, anche le imprese. Le basi sono state messe, non ci resta che aspettare speranzosi!





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