Se è vero che l’invecchiamento mentale ha delle ragioni genetiche, è vero anche che dipende da variabili legate allo stile di vita
Consigli e strategie per difendersi dall’invecchiamento mentale:
1.Che cosa si intende per invecchiamento mentale patologico?
L'invecchiamento mentale è un processo naturale, ovvero un lieve e progressivo declino di alcune capacità neuro-cognitive che è da ritenersi del tutto naturale. Diviene “patologico” nel momento in cui alcune capacità superano un certo limite “inferiore”: l'esame neuropsicologico rileva un eccessivo deficit in una delle principali funzioni corticali (ma non solo) del nostro cervello in relazione all'età, allo stato di salute, alla scolarità, alle condizioni psicologiche ed emotive. -taglio- 2. Quali sono le cause di questa degenerazione cognitiva?
l nostro organismo, così come il sistema nervoso centrale ed il cervello stesso, si sviluppano ed ha un arco di crescita e di calo fisiologici. Per esempio, la memoria ha la sua massima performance intorno ai 25 anni ed un po' di declino in terza età. Molti sono i fattori, primi tra tutti quelli fisiologici, lo stress ossidativo ed un naturale “rallentamento” cerebrale che ci accompagna alla vecchiaia.
3. In genere a quale età si sviluppa questa problematica?
Tolti i casi da ritenersi patologici, si osserva ad esempio un lieve calo della memoria recente, e a breve termine, intorno all'età della pensione. Altri aspetti neuropsicologici come la memoria a lungo termine sono invece spesso ben conservati addirittura anche in alcuni casi di declino patologico come nel Mild Cognitive Impairment (MCI) o disturbo cognitivo lieve che coinvolge un deficit isolato da altre compromissioni globali. Seguendo l'esempio, si potrebbe accusare un deficit di memoria importante a 60 anni, ma scarso coinvolgimento di altre funzioni neuro-cognitive come il linguaggio, le abilità visuo-spaziali, le funzioni esecutive, la capacità di ragionamento. 4. E' più comune nelle donne oppure negli uomini?
Da decenni siamo abituati ad osservare una prevalenza maschile, ma i dati degli ultimi anni e i nuovi studi sulla differenza di genere ci indicano che ora stiamo assistendo ad un pareggiamento nell'età geriatrica, in base ad alcuni studi si evince quasi una prevalenza femminile. Ad ogni modo alcune patologie degenerative come il morbo di Alzheimer, la principale forma di demenza ma non l'unica, hanno ormai dimostrato da ricerche recenti una maggioranza femminile.
5. Vi sono dei sintomi che possono essere il campanello d'allarme a questo problema?
Se vi sono dubbi da parte propria o da persone care che vi siano sintomi ad esempio nella memoria o nell'orientamento, è preferibile accertarli perchè la diagnosi precoce è sempre lo strumento migliore. In tal caso il responso può essere una smentita delle ipotesi oppure rilevare un inizio di declino; in questo caso può venire trattato con la riabilitazione. In genere i segnali che devono essere accertati sono appunto un deficit di memoria, di riconoscimento, di orientamento;-taglio2- abilità varie che la persona rileva essere peggiorate meritano un esame neuropsicologico.
6. Oltre ai sintomi cognitivi, esistono anche dei sintomi comportamentali?
Sì, certo. Ma va detto che, nel caso in cui i sintomi diventino “comportamentali” bisogna innanzitutto valutare l'eventuale interferenza di sintomi psicopatologici e/o psichiatrici; fatto questo discrimine, si può approfondirne la natura.
7. A chi è bene rivolgersi in questi casi?
Le figure che si occupano di neuropsicologia clinica sono molteplici: dal geriatra allo psicoterapeuta, dal neurologo allo psichiatra. In ogni caso è sempre bene scegliere uno specialista che abbia l'opportuna competenza e formazione in neuropsicologia.
8. Esistono dei consigli utili per limitare l'avanzamento del deficit?
Senz'altro. Come sempre bisogna parlare di stile di vita: partiamo da fattori a-specifici ma che si è visto essere molto importanti in tal senso, quindi alimentazione corretta, movimento o attività sportiva adeguata alle proprie caratteristiche; mantenere sempre un adeguato livello di idratazione (ricordiamoci che siamo al 70% composti di acqua); nello specifico, mantenere adeguate relazioni sociali (in qualità e quantità opportune per noi), mantenere la mente attiva e ben vengano le parole crociate, gli interessi e le esperienze gratificanti (la scolarità come gli interessi e la cultura sono fattori protettivi per il declino nelle demenze), ed un giusto livello di serenità della propria vita psichica.
9. Perché è importante effettuare una diagnosi precoce nel caso stia subentrando un invecchiamento mentale?
Perché la diagnosi precoce permette un intervento tempestivo sia sui fattori generali ma anche sulla riabilitazione che rallenterà il declino in modo inversamente proporzionale alla prontezza della diagnosi.
10. Cosa è necessario fare nel caso in cui la diagnosi sia positiva all'invecchiamento senile?
Se vi sono dei segnali dalla valutazione neuropsicologica è necessario approfondire innanzitutto “quali” e definire le aree su cui è bene intervenire, oltre che dare indicazioni sulle aree da riabilitare anche nel lavoro “domestico” che il paziente è invitato ad effettuare a casa.