Le opere di Frankenthaler a Palazzo Strozzi di Firenze con la retrospettiva “Dipingere senza regole”
Palazzo Strozzi, come di consueto, presenta un’importante esposizione di opere d’arte con la più grande retrospettiva italiana dedicata ad Helen Frankenthaler (1928-2011). Organizzata dalla “Fondazione Palazzo Strozzi” in collaborazione con la “Helen Frankenthaler Foundation” e curata da Douglas Dreishpoon, -taglio-direttore dell’”Helen Frankenthaler Catalogue Raisonné”, la mostra è articolata tra gli anni Cinquanta e i primi anni Duemila. Molti i prestiti di opere provenienti da celebri musei internazionali, come il Metropolitan Museum of Art di New York, la Tate Modern di Londra e la National Gallery of Art di Washington. Un percorso affascinante tra grandi tele, opere su carta e sculture della rivoluzionaria artista che ha varcato altre soglie nella pittura, alla ricerca di una nuova libertà espressiva. Le sue opere sono in dialogo con quelle di artisti contemporanei come Jackson Pollock, Robert Motherwell, Mark Rothko, Morris Louis, David Smith, Anthony Caro e Anne Truitt. Il mondo artistico di Frankenthaler è fatto di astrazione poetica, capace di fondere controllo e improvvisazione per aprire nuovi percorsi nella pittura. “La mia regola è nessuna regola – affermava – e se hai un vero senso dei limiti, allora sei libero di infrangerli”. Famosa è la sua tecnica innovativa “soak-stain”, “imbibizione a macchia”, che consiste nell’applicazione di vernice diluita su tele non preparate, creando effetti tipo acquerello ma su ampie dimensioni. Ciò ha consentito nuovi intrecci tra colore, spazio e forma, frutto di grande immaginazione, tecnica che ispira ancora oggi molti artisti astratti. Frankenthaler è esponente del movimento “Color Field painting”. Influenzata dalla pittura di Hofmann e di Pollock, è stata insignita della “National Medal of Arts”. La sua opera “Mountains and Sea” (1952), divenne una delle più citate nel contesto della pittura americana del dopoguerra e fu definita “la stele di Rosetta del Color Field”. L’uso di vernice diluita ad olio applicata su tela non trattata consentiva al colore di essere assorbito e di spandersi, creando un effetto sfumato che sarebbe diventato la firma dell’artista. “Mountains and Sea” è considerata uno dei capolavori di Helen Frankenthaler, opera seminale nell’arte astratta americana del dopoguerra. Realizzato quando l’artista aveva 23 anni,-taglio2- il quadro influenzò una generazione di pittori “Color Field” come Morris Louis e Kenneth Noland. Il dipinto fu ispirato dal viaggio che Frankenthaler fece a Cape Breton, in Nuova Scozia. L’opera ovviamente non una rappresenta figurativamente il paesaggio, ma è una trasformazione delle sensazioni che l’artista provò. L’uso del colore nelle sue opere evoca stati d’animo. Il dipinto “Alassio”, del 1960, con i suoi accesi cromatismi gialli, blu, rossi traslucidi, trasmettono un’emozione forte e palpabile, quasi tattile. Anche l’approccio alla stampa, avviato da Frankenthaler negli anni Settanta, è volto a sperimentare nuovi effetti visivi, specializzandosi nella xilografia a colori. Le sue xilografie degli anni Ottanta e Novanta, come “Tales of Genji III”, sono considerate le più innovative nel campo della grafica contemporanea. Frankenthaler. “La mia formazione, le mie radici – affermava l’artista - si è basata su Cézanne, sul Cubismo analitico di Picasso e su Braque, Kandinsky, Miró, Gorky, Pollock e molti dei loro contemporanei, mentori e amici. Ho imparato ad apprezzare i maestri del passato, il Quattrocento, il Rinascimento, insieme al lavoro dei miei contemporanei. A volte per un artista, credo che gli sviluppi estetici si insinuino quasi senza preavviso, con una sottile urgenza, una sorpresa inconsciamente programmata. C’è un ordine naturale”. Il suo tratto unico, originale, che scompone le forme naturali in piani di colore facendo dialogare cromatismi e spazio, si legge nella varietà di opere esposte a Palazzo Strozzi, in una full immersion in una visione che ha segnato nuove strade nell’arte del XX secolo.