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Piccole grandi cose

di Antonino Ianniello

Numero 253 - Settembre 2024

L’imperdibile duo formato da Walter Gaeta e Dante Melena ci presenta il loro nuovo album dal titolo “Little Things in Many Things”


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Una band davvero completa, omogenea e finalizzata ad un certo tipo di jazz che offre molto spazio a quella che è l’estrema libertà di ogni musicista. Brani che si susseguono in una track list pregevolissima e scorrevole. -taglio- In questo lavoro dal titolo “Little Things in Many Things” del duo abruzzese formato da Walter Gaeta, pianista/compositore e Dante Melena, apprezzatissimo batterista, c’è davvero tanta roba. Il lavoro discografico, presente anche sulle varie piattaforme (Spotify, Deezer, Itunes, Youtube music, Amazon music ed altre) è stato registrato allo ‘Skunk Studio’ (provincia di Teramo) per la label ‘Dodicilune’ ed è distribuito ‘IRD’. Un disco che si rivela una grande esplosione di sonorità jazz. Il pianista (Gaeta), che qui usa anche il piano elettrico, è definito energico, originale e nello stesso tempo capace di esprimersi in un pianismo melodico e ritmico. Dante Melena, invece, si caratterizza per uno straripante groove, ottima tecnica e timing. La sua bravura e le capacità si sentono in ogni brano. I due co-autori, nella tracklist, uniscono colori e linguaggi diversi… creando spazi inesplorati ed in continua evoluzione. Imprevedibile e coraggiosa è la loro ricerca musicale. ‘Little Things in Many Things’ è un disco che propone otto brani originali nei quali, l’ottima vena compositiva dei due leader, si sposa con l’eccellente statura artistica dei loro compagni di viaggio. Qual è stata la dinamica che, insieme a Dante Melena, ti ha spinto a realizzare questo ‘Little Things in Many Things’? «Da circa vent’anni condivido il palco per alcuni miei progetti musicali con Dante Melena, oltre all’amicizia è germogliata una vera consapevolezza delle nostre caratteristiche musicale, una presa di coscienza dei nostri punti forti e quelli deboli ed è stato facile produrre musica che ci rappresentasse in modo chiara e diretto.»
Il lavoro dell’intera band che ti accompagna nel disco è eccellente ci racconti qual è il criterio che ti spinge a scegliere con cura i tuoi musicisti? «Il criterio è forse dovuto alla mia predilezione per la composizione e l’arrangiamento, quando scrivo musica è naturale per me immaginare anche un suono preciso e di conseguenza un certo tipo di musicista. -taglio2-Scrivere musica avendo in mente anche l’esecutore non è certo cosa nuova … Duke Ellington docet. Poi in realtà i musicisti coinvolti sono tutti amici in comune tra me e Dante, grandi musicisti che stimiamo e apprezziamo per la loro poetica musicale. Alex Sipiagin un vero mito internazionale e musicista straordinario, l’ho conosciuto all’interno di un festival e tra un aperitivo e un concerto è stato facile portarlo in sala d’incisione.» Mi sembra molto azzeccata la partecipazione del grande Maurizio Rolli … sì ma perché Rolli. Un altro bassista? «Beh con Maurizio ci conosciamo dal 1999 credo, da quando eravamo studenti al corso di jazz, all’epoca chiamato sperimentale, tenuto dal maestro Paolo Damiani presso il conservatorio ‘A. Casella’ dell’Aquila. Poi ai corsi di composizione e arrangiamento con Mike Abene, Roberto Spadoni e soprattutto con l’amico e grande maestro Alfredo Impullitti presso l’‘Accademia Musicale Pescarese’. Ci siamo sempre visti con rispetti e trovati bene suonando insieme. Se aggiungi che anche Dante Melena ha un’amicizia lunghissima e ha condiviso tour e dischi con Maurizio la scelta non poteva che essere questa.» Non ti nascondo che il disco appare scorrevole, ascoltabilissimo ben studiato nella sequenza dei brani. Me lo racconti secondo te? «Antonino, raccontare la musica è sempre difficile, soprattutto la propria, il poeta Heinrich Heine sosteneva la tesi che ‘dove le parole finiscono, inizia la musica’. La tua percezione è esatta e l’idea era di fare un disco dove le difficoltà tecniche venissero ‘nascoste’ prediligendo la musica alla mera muscolarità, allo sfoggio di tecnicismi fini e se stessi. Molti brani sono nati da un groove, da un ‘voicing’ particolare, da improvvisazioni pianoforte e batteria. Abbiamo miscelato il tutto con arrangiamenti sobri ma estremante funzionali e questo è il risultato. L’unico brano non originale è ‘Ada’ di Alfredo Impullitti, dove ho provveduto a fare un arrangiamento poetico e pieno di deferenza nei riguardi del nostro maestro scomparso prematuramente.»





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