Storico concerto di Antonio Onorato presso il Teatro Trianon di Napoli, tra ricordi ed emozioni di una straordinaria carriera
Che Antonio Onorato fosse un mago della chitarra lo sapevano tutti, ma forse nessuno si sarebbe aspettato un concerto esplosivo e da vera svolta come quello che si è potuto ascoltare in piazza Vincenzo Calenda, cuore del centro storico di Napoli. Al Trianon Viviani di Napoli, infatti, lo scorso 10 gennaio il ‘Neapolitan Jazz Quartet’ di Antonio Onorato ha tenuto uno spettacolare concerto che ha ‘svegliato’ tutti lasciando che si meravigliassero del potenziale che ha Napoli. Ha trasmesso a tutti meraviglia ed estasi grazie a quella che è stata la sua forza, la sua grinta, il suo groove e la sua passione. Il vero musicista partenopeo degno di essere la prosecuzione del grande Pino Daniele.-taglio- Lo spettatore Ad un certo punto, con Onorato che faceva volare la sua mano sul manico della sua Gibson 175 Thin, uno spettatore … tra le poltrone rosse del Teatro ha esclamato: «No … non è possibile, è qualcosa di alieno. Fatemi capire dove sono le mani sul manico su quella chitarra. aiutatemi a capire …» Questa affermazione fa chiaramente intendere quale poteva essere la velocità con la quale Antonio Onorato stesse sulle corde. Quello del Trianon Viviani è stato un concerto sontuoso, perfetto e diretto benissimo dai tecnici del suono-fonico di sala e dal ‘light designer’: personaggi che hanno giocato un ruolo fondamentale per la riuscita strabiliante del concerto-evento, ovvero esordio del 2025 della band ‘Antonio Onorato Neapolitan Jazz Quartet’. Possiamo dire ampiamente e con cognizione di causa che la performance della band, rinnovata nei performer, con l’ingresso di uno stupendo Gianni D’Argenzio (eccellente sassofonista) e di Angelo Farias (per lui un ritorno) stratosferico bassista elettrico ha fatto in modo che il Neapolitan Jazz svoltasse definitivamente iscrivendosi (era già nell’elenco) nell’ élite del jazz. Il riscatto Se la vogliamo dire tutta … con estrema sincerità, dobbiamo ammettere che al Trianon l’indio-napoletano ha asfaltato qualsiasi chitarrista o musicista facendo diventare Pat Metheny l’ombra di sé stesso e questo vale per diversi chitarristi del panorama jazz. il musicista, grazie alla sua tenacia ha smontato definitivamente tutti i denigratori che lo accusavano, assai ingiustamente, di essere il Pat Metheny napoletano. Nulla di più falso, nulla di più becero, Antonio da anni è riconoscibilissimo per il suo sound personale e quella sera, ha oscurato tutto e nella città di Partenope si è rivista la sua stella brillare in una notte fatta di note. Sul palco, insieme al nativo americano del Vesuvio, hanno suonato un imperioso Mario De Paola, eccelso batterista ma costretto agli ‘straordinari’ ed esibendosi in tre occasioni in ‘soli’ che sembravano non finire e che hanno comunque trascinato il pubblico pagante. Oltre a De Paola, vero padrone della batteria, dobbiamo dire ancora di un eccellente Angelo Farias che sul basso elettrico ha dato dimostrazioni di ‘similmostruosità’ con soli veramente di classe. Infine, si è visto un grandissimo Gianni D’Argenzio che ha strabiliato, per la sua vasta esperienza e padronanza del sassofono, con momenti che entravano ed uscivano dal free jazz. -taglio2- Un artista davvero unico. La band ed in particolare il famosissimo Antonio Onorato ha piegato e forse anche sfondato i grandi muri di cemento armato rappresentati dell’aristocrazia del jazz internazionale entrandone a spintoni di determinazione e classe! Mi sa, però, che non tutti hanno capito il ‘salto’ meraviglioso del chitarrista e compositore napoletano. Peccato per loro! Il concerto Questi splendidi musicisti, con un nuovo progetto targato ‘Neapolitan Jazz Quartet’, hanno condotto il pubblico attraverso un viaggio musicale tra la sponda afroamericana e le improvvisazioni jazz. Il concerto si è aperto alle 21.05 con ‘Tre quarti e un po’, hanno fatto seguito poi: ‘Chi tene ‘o mare’ (un omaggio a Pino Daniele), ‘Neapolitan Minor Blues’, ‘Taranfree’, ‘Palummella’, ‘Arabesque’. ‘Assaje’, ‘Tammurriata Nera’ (rivisitazione in versione jazz-freejazz-etno) ha chiuso il concerto. Ovviamente il pubblico, da copione chiede il bis ed Antonio suona ‘Mitakuye Oyasin’ (nella lingua dei nativi americani queste due parole significano un concetto di fratellanza e democrazia: ‘siamo tutti uno’, ‘siamo tutti connessi’). Il musicista chiude e saluta il pubblico con ‘Coinda’ dal disco del 2006 ‘Quatro Linguas Uma Alma’. Alla fine, la meritata standing ovation per il faro del jazz napoletano e nazionale. Tra i musicisti più innovativi Di Antonio Onorato ormai si è detto e si è scritto di tutto. Il musicista di chiara identità ‘nativo-americana è tra i musicisti-compositori più fecondi ed innovativi che la storia del jazz ricordi riuscendo ad entrare, di diritto, nella storia della chitarra italiana. Nei suoi innumerevoli album Onorato, poi, risulta essere l’unico musicista al mondo ad utilizzare la ‘Yamaha G 10’ detta anche ‘breath guitar’ … una sorta di chitarra a fiato che ha reso unico, ancor di più, il musicista grazie a questo strumento rivoluzionario e futuristico. Tutti sanno di Antonio Onorato e chi non sa … finge palesemente sapendo di mentire. Antonio ha suonato ovunque: in prestigiosi festival e teatri in tutto il mondo, tra cui il ‘Blue Note’ di New York, in quello di Milano… collaborando con una delle ultime formazioni degli Area, con Pino Daniele del quale era il chitarrista preferito, Franco Cerri, Toninho Horta, Gerald Cannon e non per ultimo con il grande Enrico Rava.