Delmonte non ha mai avuto fretta, vive al mare ma non sa pescare. Così si presenta il cantautore romano al suo terzo singolo da solista, dopo anni di permanenza in altre band. “Una canzone” è il suo ultimo brano, uscito per Luppolo Dischi e distribuito da ADA Music Italy. Un mondo sonoro che viaggia insieme alle parole e le rafforza: l’intenzione è proprio quella di raccontare una storia attraverso le sonorità più affini all’artista, un sound che rispecchia ciò che lui è e che accompagna al meglio ciò che desidera raccontare. “Una canzone” è il racconto di quando finalmente si decide di ribaltare il tavolo e di cristallizzare tutto ciò che è stato, lasciando andare i ricordi. Chiudere una storia e osservare le macerie che restano non appena ci si sottrae a una dipendenza affettiva. -Il progetto Delmonte nasce soltanto due anni fa, nel 2021. Cosa ti ha spinto ad abbandonare la band di cui eri leader per questo nuovo progetto solista? “È stato un processo naturale, dopo tanti anni ho voluto mettermi in gioco di nuovo ripartendo da zero. È uno stimolo, un modo nuovo di lavorare che mi dà completa libertà di scelta. Questo comporta anche delle responsabilità in più che non sono più divise tra varie persone.” Quali sono le fasi del processo creativo che portano ad un tuo brano finito? “Mi piace molto pensare che le canzoni siano già scritte e che fluttuino intorno a noi. La bravura di chi scrive musica sta nel riuscire ad acchiapparle in qualche modo. Il più delle volte a me succede mentre sto seduto con la chitarra in mano a strimpellare: arriva una melodia, poi un testo e in qualche ora hai una canzone pronta. Il bello è che non sai nemmeno tu da dove è arrivata, ma esiste e parla di te in qualche modo. Poi c'è il lavoro in studio, dove sostanzialmente si crea un vestito su misura al brano. È un lavoro sartoriale, che amo, perché finalizza e rende concreto il tutto.” Hai definito il tuo nuovo singolo, una fotografia da ascoltare. Ci spieghi meglio questa definizione e perché hai scelto come titolo “Una canzone”?-taglio2- “Trovo che la fotografia e la musica siano piuttosto correlate. La potenza della musica sta nel ricordarti cose, nel farti provare sensazioni chiuse chissà dove, alcune volte ciò che una canzone evoca sono solo flash di situazioni, di volti, colori, emozioni; fotografie appunto. In questo caso una canzone parla di episodi ricorrenti, persi anche nel tempo, e più il tempo passa e più il ricordo somiglia ad un'istantanea più che ad un film. Una canzone poi è un titolo aperto, è vero che il pezzo parla di un argomento preciso ma penso che ognuno nella musica debba trovarci una parte della propria vita senza particolari suggerimenti.” Questo pezzo è in qualche modo autobiografico, quanto è stato terapeutico scriverlo? “Molto, così come sono tutte le canzoni che scrivo. Servono a mettere un punto, a fare un check. Quando riesco a scriverne vuol dire che sono consapevole di ciò che è successo o che sta succedendo, che lo sto per affrontare, lo sto vivendo o, come in questo caso, l'ho superato. Si parla poco di dipendenza affettiva, con questo brano ho acceso una piccola luce su questo argomento raccontando la mia esperienza e le sensazioni ricorrenti che si provano. È un modo per non sentirsi soli, per dire a chi ascolta che non sei il solo a provare certe cose e che soprattutto se ne può uscire prima di tutto riconoscendo il problema e in un secondo momento affrontandolo.” Dopo i primi tre singoli ne arriverà un quarto? Cosa puoi anticiparci? “Sì, nei prossimi mesi uscirà un altro singolo. Sto lavorando in questo periodo a nuovi brani e prima dell'estate ne pubblicherò un altro. Il ritmo sarà a salire, questo posso dirvelo.” Progetti futuri? Stai già pensando a portare i tuoi pezzi dal vivo? “Un disco prima di tutto e poi sì, sto pensando ai live ma senza fretta. Voglio trovare la giusta dimensione sul palco così come ho fatto con la scrittura e la produzione dei brani. Voglio sentirmi comodo.”