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Penelope Cruz

di Tommaso Martinelli

Numero 242 - Luglio-Agosto 2023

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Protagonista agli ultimi David di Donatello, la bravissima attrice spagnola continua ad incantare con le sue interpretazioni, che segnano una sempre maggiore maturazione artistica


Anche quando non si vince si riesce comunque a essere grandi protagonisti e a calamitare unicamente i riflettori su di sé. Ne è un felice esempio Penelope Cruz. Dopo essere stata premiata nel 2021 con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile per “Madres paralelas” di Pedro Almodóvar, Penélope Cruz era tornata all’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia stavolta in veste di musa di Emanuele Crialese, con il film italiano in Concorso “L’immensità”. Uno dei ruoli più intensi portati sul grande schermo dall’attrice spagnola che interpreta una moglie e madre nella Roma degli anni Settanta intrappolata in un matrimonio infelice. Di recente, in occasione della cerimonia di consegna degli ambiti David di Donatello, è stata una delle più applaudite per la meritata candidatura come “miglior attrice protagonista”, sempre per la pellicola diretta da Crialese. Penélope, ne “L’Immensità” ti abbiamo ritrovato nuovamente nei panni di una madre… «E’ vero. Con Pedro Almodóvar, per esempio, ho fatto sette film e in cinque di questi interpreto una madre. Per me è sempre un grande onore e non penso sia una semplice coincidenza. Ho un istinto materno molto forte e mi incuriosisce tutto quello che accade all’interno di ogni famiglia, ci sono sempre storie affascinanti da raccontare. A pensarci bene, ogni singolo film che realizzo potrebbe essere girato attorno a una famiglia». Cosa ti ha spinto a partecipare a questo film? «Mi sono subito innamorata del mio personaggio non appena ho letto la sceneggiatura. Ho pensato immediatamente fosse un film importante da fare. Clara era già così viva sulle pagine e ho cercato di fare del mio meglio lavorando a questo film con il regista Crialese». Peraltro torni a recitare in italiano… «Intorno ai 18 anni ho lavorato a diversi progetti italiani e così ho imparato l’italiano. In realtà ho una vera e propria passione per le lingue straniere: mi è sempre piaciuto studiare anche i diversi accenti. È una fortuna poter lavorare imparando lingue diverse: tutto questo torna molto utile quando devo comunicare con le altre persone». Come descriveresti Clara, il personaggio che interpreti? «Clara è una moglie e madre che si sente intrappolata in una casa e in una relazione con un uomo violento che la fa cadere in una profonda depressione. Verrà accusata di essere pazza ma io credo fermamente non lo sia. In lei c’è sufficiente follia per poter sopravvivere alla vita che si ritrova a vivere e che le consente di stabilire un profondo legame con la figlia Adriana. Non ha un piano B: l’unica via di fuga è lo schermo televisivo che la trasporta in un mondo alternativo fatto di arte, di musica e sogno. Se potesse vivere la vita che sogna, forse sarebbe una persona diversa». Clara rappresenta, purtroppo, tante donne di oggi… «Clara è lo specchio di tutte quelle donne infelici, intrappolate nei loro matrimoni. Situazioni intollerabili: bisogna fare qualcosa, denunciare quando un matrimonio non va, soprattutto se si hanno dei figli. Loro, con la loro sensibilità, percepiscono quando c’è qualcosa non funziona nella loro famiglia». Gran parte del film è raccontato dal punto di vista dei figli di Clara… «Nel film è palpabile quella paura che possono vivere i bambini quando c’è qualcosa di profondamente difficile da vivere in una famiglia, soprattutto quando assistono a scene di violenza domestica. Per anni i figli di Clara - ma anche lei - vivono facendo finta di non vedere cose che in realtà vedono. È incredibile il modo in cui si è riusciti a trasmettere tutto questo sul grande schermo». Tornando all’Italia, è vero che sei molto legata al nostro Paese… «Moltissimo, non a caso la considero una mia seconda casa. E poi alcune figure di grande riferimento, per me, sono proprio nate in Italia. Basti considerare che la mia attrice preferita è l’immensa Anna Magnani. Così come nutro un’enorme stima nei confronti di Sophia Loren, che ho la fortuna di poter considerare una mia amica. Per non parlare, poi, di tutto quello che ha potuto rappresentare per chiunque Raffaella Carrà, artista dotata di un talento incommensurabile».

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