Nella propria arte Pedro Cano (1944, Blanca, Spagna) domina la tecnica dell’acquarello in modo unico, basata su una eccezionale concentrazione e straordinaria attenzione, dove ogni pennellata non è un rischio, ma frutto di una vera emozione
La sapienza di chi padroneggia con maestria i propri strumenti di lavoro, una tavolozza equilibrata ed elegante, una dimensione immaginifica di grande fascino, in cui il passato e il presente si intrecciano continuamente, donando alle immagini un fascino indimenticabile. Le tracce dello scorrere del tempo, -taglio-gelosamente custodite dalla memoria, sfuggono ad ogni tentazione puramente narrativa, svelando i segni di una armonia profonda, che solo attraverso il bilanciamento del colore ha la possibilità di esprimersi pienamente. Nella propria arte Pedro Cano (1944, Blanca, Spagna) domina la tecnica dell’acquarello in modo unico, basata su una eccezionale concentrazione e straordinaria attenzione, dove ogni pennellata non è un rischio, ma frutto di una vera emozione. La sua pratica artistica è tutta in mettere/aggiungere il colore e non cede mai spazio alle esitazioni. Considerato uno dei maggiori esponenti del Neorealismo iberico, pittore poliedrico dallo spirito cosmopolita, disegnatore e scenografo, Cano è un artista dal carattere nomade. Le sue opere sono state esposte nei più grandi musei e spazi espositivi, in Europa e in America. Pedro Cano, cittadino del mondo, viaggiatore infaticabile e osservatore sensibile, un vero maestro del colore e della luce, un po’ per necessità e un po’ per abitudine, da anni annota nei suoi taccuini di viaggio luoghi e atmosfere, figure e oggetti, ombre e riflessi di un mondo misterioso, pieno di sfumature e di struggente poesia. Colpiscono le singolari opere su carta, dipinte con sola acqua e pochi pigmenti, caratterizzate da una straordinaria forza espressiva, frutto di una tecnica unica al mondo, personalissima e a lungo perfezionata, tanto stupefacente quanto non replicabile, caratterizzata da cromie e atmosfere, che possono sembrare un continuo e riverente omaggio al neorealismo italiano. Le sequenze – assenze di una vita vissuta o immaginata, ricordi di persone, oggetti, architetture, natura che sembra vera ( tanto vera, che alla fine non lo è ), le cose del presente e i flash del passato, si materializzano nelle opere dell’ artista spagnolo in una successione di fotogrammi impressi su di un foglio bianco, -taglio2-che va dai bianchi lattiginosi, passa per i fumosi grigi, vira nei lillà tenui, per approdare in una miriade di blu e celesti, -taglio- a ricordo di quei mari tanto amati ed evocati dal pittore. A differenza dei veri scatti fotografici, gli acquarelli di Pedro Cano, anche se sono realizzati esclusivamente su supporti cartacei (generalmente poco adoperati, perché estremamente fragili), spesso assumono dimensioni inusuali, diventando una sorta di insoliti affreschi, gli ex – voto giganteschi, in omaggio ai luoghi del cuore, della memoria privata e di quella storica. Il sottile velo di nebbia sembra che celi tutto: la realtà vera e quella sognata, costantemente inseguita nei meandri più profondi della mente confusa. Le immagini dipinte, sembrano quasi una “summa “di immagini sovrapposte, di scatti fotografici sovraesposti, ma a differenza di fotografie mal riuscite, qui la luce fa da protagonista: dosata e usata con maestria, mette in risalto i particolari, talvolta persino impercettibili. La luce fa spesso da filtro, anche per dare la possibilità di riordinare i ricordi: a volte si fa indispensabile per illuminare il percorso della memoria, a volte fa da sipario invisibile per celare i segreti mai prima svelati. In questo continuo vagare, la ricerca della propria storia, degli affetti, delle radici, diventa per l’artista una necessità primaria. Il percorrere, anche virtualmente, le strade già esplorate lo rasserena, gli dà sicurezza, gioia e felicità, che trovano riscontro e sono la vera forza del suo singolare linguaggio poetico. Sovente, ritornano prepotentemente i simboli, gli antichi alfabeti, le misteriose mappe, i colori fumosi. Rivivono, all’ improvviso, i riti primordiali, gli echi delle lontane civiltà, le testimonianze di un passato, che pur sempre rimangono alla base della cultura europea. Si rinnova, in un gioco intimo e perpetuo, la memoria storica, che pur sempre tenendo conto dell’importanza del passato, si protende verso un futuro, che nasce giorno dopo giorno.