Alla Domus Ars si è svolto un concerto dedicato alla canzone classica napoletana
Un tuffo nel passato, nella Napoli di Di Giacomo, D’Annunzio e Mario Pilati: questa la deliziosa proposta di una matinée domenicale alla Domus Ars, per la stagione concertistica dell’Associazione Domenico Scarlatti, presieduta da Enzo Amato. -taglio- Protagonisti ne sono stati il mezzosoprano Gabriella Colecchia, il pianista Gianni Gambardella e l’attore Giovanni Allocca, che ci hanno accompagnato magicamente in questo viaggio nell’epoca d’oro della canzone napoletana, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Ma è nella prima metà del Novecento che acquista fisionomia e forma originale, affermandosi come canzone d’autore e perciò classica, con poeti e musicisti meravigliosamente ispirati e sinceri: è il caso Di Giacomo, la cui poesia è irresistibilmente musicale che canta e palpita ad ogni verso: così, senza soluzione di continuità, su uno sfondo pianistico lontano e trasognato, si intrecciavano e si richiamavano a vicenda celebri motivi e accorate riflessioni, tripudi sonori e pensieri poetici: “Era de maggio”, “Pianefforte ‘e notte”, “Luna nova” e “Marechiare” si alternavano ora nel pieno dell’effusione lirica ora nel tono più intimo e dimesso della voce recitante,-taglio2- ma sempre nel comune sentire del cuore. Non meno rappresentativo il contributo del geniale Mario Pilati: “‘O vico”, “Divuzzione” e “Tammurriata” sono tre brani ricchi di fascino e suggestioni popolari, tratti dalla raccolta Echi di Napoli: presenti in sala le figlie del musicista, le signore Laura e Giovanna, che ne auspicano il progetto di una registrazione integrale, ennesimo atto di amore e tenacia alla memoria del loro genitore, prematuramente scomparso a soli trentacinque anni. Fra i sospiri e le note di “‘A vucchella”, “Ti voglio tanto bene” e “Non ti scordar di me” volgeva al termine questa passeggiata musicale d’altri tempi, non senza il fuori programma di un omaggio a Mercadante (“La rosa”), nella ricorrenza delle celebrazioni di quest’anno.