logo-musica

Parole e musica

di Kiara Alonzi

Numero 221 - Giugno 2021

Imperdibile “A mio padre” di Saverio Grandi, una lettera spedita troppo tardi


albatros-parole-e-musica

Con oltre 300 canzoni e 105 singoli al suo attivo, per artisti del calibro di Eros Ramazzotti, Vasco Rossi, Gianni Morandi, Patty Pravo, Mango, Il Volo, Luca Carboni, Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Marco Mengoni, per citarne solo alcuni, Saverio Grandi è uno degli autori italiani più importanti nell'intero panorama della discografia, -taglio-che annovera tra i suoi successi delle vere pietre miliari della storia musicale italiana, basti citare un titolo per tutti: “Un senso” di Vasco Rossi. Torna ora in veste di cantautore, è infatti disponibile dal 9 Aprile 2021 su tutte le piattaforme digitali “A mio padre”, il terzo dei singoli che anticipano l’uscita del nuovo album di questo artista straordinario. Un brano con sonorità elettroniche, come lui stesso lo ha definito, un “unicum” nel panorama musicale italiano per sincerità, verità e onestà, accompagnato da un emozionante video (https://youtu.be/slEd3NYSh6k), composto da un collage di immagini di vecchi filmini Super 8 che lo ritraggono insieme alla sua famiglia. È Saverio stesso a parlarcene… Sei da sempre autore e compositore di canzoni di grande successo, com’è nata la voglia di intraprendere un percorso da cantautore? “Ho già pubblicato, in realtà, altri due album, nel 2000 e nel 2010, ma non ho mai preso seriamente l’idea di fare il cantante, credo per pigrizia. Oggi ho un po’ di cose da dire che preferisco cantare in prima persona. Di sicuro sono più pronto e maturo, lo sono anche la mia voce ed il mio modo di “sentire” e interpretare.” “A mio padre” è il terzo dei singoli che anticipano l’uscita del nuovo album. Puoi anticiparci qualcosa? “È un disco che non segue le mode o le sonorità del momento. Non è trap, non è rap e non è indie. È fatto di canzoni, nel vero senso della parola. Storie, idee, messaggi. Un disco come quelli che si facevano una volta, con testi mi auguro non banali e melodie che hanno ancora un senso melodico. L’album uscirà, credo, alla fine di settembre, Covid permettendo.” Hai detto che il tuo nuovo brano è una specie di “unicum”, perché? “Perché è una canzone coraggiosa. Non mi sono vergognato di mettere a nudo chi sono, e di questi tempi, dove tutti giocano a fare i duri, quelli che non hanno mai casini e vogliono apparire sempre vincenti, io non mi vergogno di ammettere che con mio padre qualche problema l’ho avuto, e non solo per colpa della sua educazione rigida. Ero un adolescente irrequieto, per tante ragioni che non sto qui a dire. Nel brano mi prendo delle responsabilità. È la canzone da cui è partito tutto, è un brano di cui vado orgoglioso, anche del suono, moderno senza essere trap o strano per forza.”-taglio2- Il video è un collage di immagini di vecchi filmini Super 8 che ti vedono protagonista con la tua famiglia. Come è nata questa idea? “Mi sembrava la più logica. La musica aiuta le immagini e viceversa. Il video è parte della mia storia, quella di bambino e poi di adolescente. È un video neorealista. Adoro il cinema. Quindi attori che non sono attori, io e la mia famiglia.” La tua storia musicale inizia proprio quando tuo padre ti regala la prima chitarra… “Ero molto piccolo, avevo 5 anni. Mio padre cantava bene, anche mia madre. È stata una cosa naturale. Poi ho scoperto Battisti e ne sono rimasto folgorato. Ho fatto il Conservatorio, ma non ero abbastanza bravo per fare il concertista. Mi piaceva scrivere (ho pubblicato un libro un anno fa, “Scrivo canzoni per farti sognare”) e suonare. Diciamo che il tutto è venuto da sé, anche se a 18 anni volevo fare lo sceneggiatore o l’attore di teatro. Alla fine ha vinto la musica, ed è andata bene così.” Nel corso della tua carriera hai firmato successi per artisti di fama internazionale, c’è un brano a cui sei particolarmente legato? “Equilibrio Instabile” che hanno cantato gli Stadio. Sono io, è la storia della mia vita, e anche quella di tanti altri. Poi “Un giorno mi dirai”, che ha vinto Sanremo 5 anni fa e naturalmente “Un senso”...” “Un senso”, porta la tua firma e quella di Vasco Rossi, è praticamente una pietra miliare nella musica italiana, una canzone senza tempo che tutte le generazioni conoscono a memoria; quali sono vantaggi e svantaggi, se ci sono, nell’essere autore di un brano così popolare? “Ci sono solo vantaggi. Poi un po’ di malinconia, perché un brano così forte è difficile da replicare, anche se con “Una canzone d’amore buttata via” non ci siamo andati cosi lontani.” Progetti in cantiere? “Tanti. Prima l’album, poi un altro libro, forse un romanzo o una raccolta di poesie. Poi un EP, ma preferisco mantenere il riserbo sul contenuto. Adoro musica e poesia. Potrebbero salvarci dal male del banale, forse. Io lo spero vivamente.”





Booking.com

Booking.com