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Paolo Roversi

di Joanna Irena Wrobel

Numero 247 - Febbraio 2024

Figure eteree e sensuali, intrise di grazia e di fragile bellezza. Scatti fotografici come dipinti di luce, che evocano la nostalgia dell’infanzia perduta


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Figure eteree e sensuali, intrise di grazia e di fragile bellezza. Scatti fotografici come dipinti di luce, che evocano la nostalgia dell’infanzia perduta. Memorie rarefatte, che fanno affiorare il mistero dell’inconosciuto. Raffinate immagini, piene di sussurrata poesia, caratterizzano tutti i lavori di Paolo Roversi (1947). -taglio- Nato a Ravenna, considerato il più parigino degli artisti italiani e nello stesso momento, un’icona della fotografia internazionale di moda. Un uomo schivo, discreto e riservato, che predilige di rimanere sempre nell’ombra. Un fotografo leggendario, che ha ritratto e lanciato, le più importanti top model del mondo. Da più di 40 anni, Roversi porta avanti un lavoro insolito di ricerca, sia a livello tecnico, che concettuale. Ogni sua fotografia trae ispirazione dal cinema, dall’arte bizantina, dalle opere del Rinascimento italiano, dai dipinti di Giorgio Morandi, dalla poesia di Petrarca, Leopardi, Montale. La sua città di origine con la ricchissima cultura, la storia secolare, i colori straordinari, ha un ruolo determinante nella scelta del modo di fotografare e di lavorare con la luce: facendo diventare la luce stessa, la principale protagonista di ogni immagine. Per Roversi, la luce è tutto: a cominciare da quella del giorno, che contaminata con quella artificiale, dà principio alla creazione di atmosfere irripetibili, dalla forte carica emozionale. Paolo Roversi si avvicina alla fotografia per caso, a soli 17 anni, durante una vacanza in Spagna. La nascente passione lo spinge ad allestire una camera oscura nella cantina di casa, dove sviluppa e stampa i primi scatti in bianco e nero. Presto inizia un apprendistato da un fotografo locale (Nevio Natoli) e nel 1970 comincia a lavorare come reporter per Associated Press. Nello stesso anno, insieme ad un amico, apre il primo studio di ritrattista a Ravenna, dove fotografa le celebrità del posto e le loro famiglie. Nel 1971, casualmente conosce Peter Knapp, direttore creativo della rivista Elle, che gli consiglia di trasferirsi a Parigi, per poter esprimere a pieno il suo grande estro artistico. Nel 1973, l’Artista parte per la capitale francese, dove immediatamente inizia a fotografare, utilizzando la piccola stanza d’albergo come proprio studio. Nello stesso tempo, continua il lavoro di fotoreporter per conto della Hupper Agency e comincia a conoscere meglio il mondo della moda. Scopre presto le opere di Richard Avedon, Irving Penn, Helmut Newton, Guy Bourdin. Nel 1974 diventa assistente del fotografo inglese Laurence Sackman, dal quale apprende i segreti della tecnica e dove trova nuovi spunti per la creatività, fondamentali per questa professione. -taglio2- Ben presto si mette in proprio, lavorando per le riviste come Elle, Dépèche Mode, Marie Claire, ma la consacrazione definitiva arriva nel 1980, quando firma la campagna pubblicitaria per Christian Dior. Roversi è il primo fotografo a lavorare essenzialmente in grande formato, con la pellicola Polaroid su cosiddetto “banco ottico”, aprendo la strada a nuove sperimentazioni e svelando straordinarie possibilità di ricerca estetica. L’effetto della Polaroid rende i colori delle foto quasi irreali, creando delle atmosfere oniriche, tra il vero e il fiabesco. Questa particolare intuizione tecnica porta l’Artista all’elaborazione e alla ridefinizione del suo inconfondibile stile personale. Grazie a questo singolare modo di fotografare, negli anni ’80 intraprende importanti collaborazioni con le più prestigiose case di moda, tra le quali: Comme des Garcon, Yohji Yamamoto, Romeo Gigli ed altri, raggiungendo velocemente la notorietà internazionale. Gli scatti di Paolo Roversi sfruttano l’effetto di lunghe esposizioni e la tecnica di “painting light”, eseguita con una torcia, che si accende nell’oscurità e accarezza con il fascio di luce i volti, gli elementi del corpo, le pieghe dei tessuti, mettendo in primo piano tutto ciò che merita di essere visto, estrapolando l’immagine dallo sfondo cupo. Secondo il fotografo, questa tecnica particolare, dà maggior tempo all’anima del personaggio ritratto di affiorare e manifestarsi in pieno splendore. Le opere di Roversi possono essere considerate come una sorta di dipinti luminosi, che ogni volta, cercano di strappare la bellezza pura alle tenebre, valorizzando al massimo le figure principali poste su un fondo neutro, che non interferisce mai, per scelta precisa, con le creazioni che le modelle indossano. Gli scatti di Paolo Roversi sono, da decenni, protagonisti di tutte le più prestigiose campagne pubblicitarie di moda, capaci di creare sensazioni uniche, dove la fragilità della bellezza, in ogni sua forma, si intreccia continuamente con una delicatezza, eleganza e genialità creativa straordinaria.





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