La sua arte si nutre di memoria attraverso un linguaggio nitido e fuori dal tempo. Le sue opere, basate su una profonda conoscenza della pittura e della scultura del passato, si distinguono per un aspetto insolitamente contemporaneo.
La figura umana e il suo rapporto con lo spazio circostante, la materica bellezza degli antichi edifici del centro storico di Napoli sono il tema fondante, il tratto distintivo della complessa ricerca stilistica e pittorica. Un uomo semplice e un artista straordinario, Paolo La Motta è nato a Napoli (1972), nel rione Sanità, dove tutt’ora vive e lavora.-taglio- Diplomato al Liceo Artistico, ha frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di Augusto Perez con il quale si è diplomato in Scultura nel 1994. Il primo approccio di La Motta con la grande pittura classica italiana avviene molto presto. Sembra quasi il destino, che a 12 anni, dopo una casuale visita al Museo di Capodimonte, scopre un mondo affascinante e misterioso, a lui, prima, sconosciuto quasi del tutto. Grazie alla figura carismatica di Don Giuseppe Rassello (1956-2006), parroco della chiesa di Santa Maria della Sanità, che lo sostiene e incoraggia, decide di intraprendere gli studi nel campo dell’arte. Figlio di un quartiere popolare, dove Gemito aveva la sua fonderia, dove oggi vive e crea Mimmo Iodice, fotografo di fama internazionale, La Motta coltiva i propri interessi come una sorta di vocazione, dedicando spesso le proprie opere agli abitanti della zona e alla vita del rione. Da anni, in veste di docente, svolge laboratori di ceramica nella Sanità e, proprio in quell’occasione, conosce l’alunno Genny Cesarano (Napoli, 1998-2015) al quale dedica un polittico intitolato “Genny” (2007). Un polittico composto da quattro dipinti e un’opera scultorea, che in seguito, vengono esposti in una singolare mostra al Museo di Capodimonte. I ritratti dello scugnizzo napoletano dialogano in tutta armonia con i dipinti della collezione museale: epoche e stili diversi, accomunate dal tema della sacralità dell’infanzia. Qualche anno dopo (2015), Genny muore durante un aguato in Piazza Sanità, vittima innocente di una “stesa” camorristica. La Motta realizza in memoria del suo piccolo alunno, sul luogo del delitto, una scultura in bronzo a grandezza naturale: -taglio2-Genny con un pallone incastrato tra le assi, simbolo di un’infanzia negata. La ricerca dell’artista è, da sempre, intimamente legata alla grande tradizione della scuola napoletana. Le opere di Paolo La Motta sono frutto di una cultura profonda, di scelte ponderate, di operazioni colte, che propongono un discorso radicalmente contemporaneo, dove il figurativo si apre all’ineffabile fascino delle forme astratte. La sua pittura, tradizionale e moderna nello stesso tempo, fa da elemento di connessione tra l’arte di un secolo fa e quella di oggi. Le immagini plastiche, sensibili, magiche, pervase da atmosfere metafisiche, creano un continuo dialogo con le opere del passato senza mai rimanere imprigionate in una specifica scuola o epoca. Le pennellate ricche, corpose, decise dei ritratti e dei paesaggi, si alternano e si incrociano con i tratti dalle cromie squillanti, che attraversano improvvisamente la tela, attirando lo sguardo dello spettatore. In base alle esigenze espressive, le opere pittoriche spesso assumono forme quasi tridimensionali della scultura, grazie al sapiente gioco di luci e ombre. Nei dipinti di Paolo La Motta, quando i precisi riferimenti storici cominciano a svanire, prendono spazio le rielaborazioni di particolari, di dettagli preziosi, che rendono ogni tela un’opera unica e straordinaria. I suoi dipinti sono pervasi da una luce piena di mistero, spesso focalizzata su elementi architettonici, sulle singole figure appena accennate, illuminate da un singolo raggio di luce. In ogni opera, con grande maestria, l’artista ama mettere in evidenza gli aspetti fondamentali del linguaggio della pittura stessa, dal corposo colore al tono delicato, dal forte gesto alla minuziosità dei dettagli delle ambientazioni interne ed esterne.