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Omicron 2

di Alfredo Salucci

Numero 230 - Maggio 2022

Le tragiche notizie che giungono quotidianamente dall’Ucraina hanno ridotto drasticamente l’informazione sull’andamento della pandemia da Covid-19 che non è ancora terminata, anzi con la variante Omicron 2 il virus sembra aver ripreso forza. Questa variante ha la capacità di diffondersi molto velocemente, cosa che ha destato all’inizio una certa preoccupazione


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Le tragiche notizie che giungono quotidianamente dall’Ucraina hanno ridotto drasticamente l’informazione sull’andamento della pandemia da Covid-19 che non è ancora terminata, anzi con la variante Omicron 2 il virus sembra aver ripreso forza. Questa variante ha la capacità di diffondersi molto velocemente,-taglio- cosa che ha destato all’inizio una certa preoccupazione. Attualmente in Italia i contagi da Omicron 2 rappresentano oltre il 40%. Sappiamo che un virus mutando può diventare non solo più aggressivo ma anche più pericoloso in quanto gli anticorpi che si sono formati nel nostro organismo con la vaccinazione, o per aver contratto la malattia, potrebbero non essere in grado di proteggerci. Questo non solo aumenta il rischio di ammalarsi, ma potrebbe far ammalare di nuovo le persone che hanno già contratto la malattia. Nel caso della variante Omicron 2, studi effettuati hanno dimostrato che le tre dosi di vaccino offrono una buona protezione, e che le reinfezioni sono rare. Altro dato positivo è che questa variante non sembra provocare sintomi gravi come le varianti precedenti.
La sintomatologia della variante Omicron 2 è caratterizzata da tosse, mal di testa, starnuti, naso che cola, mal di gola, senso di affaticamento. La febbre non sempre è presente. Questa variante però può interessare anche l’apparato gastrointestinale. Sono stati segnalati nuovi sintomi come nausea, diarrea, bruciore allo stomaco e dolori addominali, mentre sarebbero meno comuni i classici sintomi che hanno contraddistinto il Covid-19 associato soprattutto alla variante Delta quali febbre alta, tosse ostinata, perdita del gusto e dell’olfatto. Secondo gli esperti questa variante è più trasmissibile ma sembra meno pericolosa, infatti generalmente resta localizzata nelle mucose della gola e delle prime vie respiratorie, quindi non raggiungendo i polmoni si evita il rischio delle gravi forme di insufficienza respiratoria associate alle varianti precedenti del virus.
Anche questa variante, come quelle precedenti, è caratterizzata dal così detto Long Covid, ossia il persistere della sintomatologia in persone guarite dal Covid da oltre quattro settimane. Le donne sembrano maggiormente colpite. Nelle persone vaccinate il Long Covid sembra meno probabile. -taglio2- La malattia dura 5-7 giorni, dopo una incubazione in media di tre giorni, e può essere trasmessa attraverso l’emissione di droplets, goccioline di secrezioni respiratorie e salivari, dalle persone infette quando starnutiscono, soffiano il naso o tossiscono. Ma il contagio può avvenire anche attraverso le mani, toccando oggetti o superfici contaminate da secrezioni infette. Per questi motivi le precauzioni e gli accorgimenti per proteggerci restano gli stessi che abbiamo attuato con le varianti precedenti. Vale la pena ricordare di starnutire o tossire sempre in un fazzoletto evitando di spargere le goccioline emesse nell’ambiente. I fazzoletti che sono stati utilizzati vanno subito gettati in un cestino chiuso. È bene lavarsi le mani per almeno 60 secondi dopo aver starnutito o tossito. Le mani vanno disinfettate o lavate anche se pensiamo di aver toccato superfici o oggetti che potrebbero essere contaminati. In pratica dobbiamo continuare ad applicare con scrupolo tutte le precauzioni messe in atto in questi anni di pandemia. Si ricorda che è ancora obbligatorio l’uso di mascherine Ffp2 in tutti i luoghi chiusi previsti dalla legge. Per quanto riguarda la diagnosi e il trattamento bisogna sempre affidarsi al proprio medico curante, che continua ad avere un ruolo fondamentale nella gestione della malattia da Covid-19.
Infine ricordiamo che la quarta dose di vaccino è raccomandata agli ultraottantenni, alle categorie a rischio e agli anziani ospiti nelle Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali).





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