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Obiettivo 2050

di Adriano Fiore

Numero 254 - Ottobre 2024

La democrazia si basa tutta su questo, ovvero non solo sul far votare senza discriminazioni l'intera popolazione avente diritto, ma anche fare in modo che tali elettori siano ben consci di quello che sta accadendo, del mondo in cui stanno vivendo e di quanto quel momento sia fondamentale per le scelte strategiche per il futuro del nostro Paese


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Un'analisi interessante sarebbe quella capace di misurare l'impegno dell'italiano medio nel mondo attuale, comparato allo stesso campione di riferimento di 25 anni fa. A quasi un quarto di secolo dall'inizio del nuovo millennio, ci darebbe un sacco di risposte interrogarci su quanto la popolazione sia "engagé", -taglio- ovvero attivamente partecipativa della res publica, anche solo in veste di osservatori capaci di capire, contestualizzare, criticare e farsi una propria idea, da tradurre poi in preferenze una volta chiamati alle urne. La democrazia si basa tutta su questo, ovvero non solo sul far votare senza discriminazioni l'intera popolazione avente diritto, ma anche fare in modo che tali elettori siano ben consci di quello che sta accadendo, del mondo in cui stanno vivendo e di quanto quel momento sia fondamentale per le scelte strategiche per il futuro del nostro Paese. Tale autocoscienza, se già troppo labile dagli anni '90 in poi, nel corso degli ultimi decenni è sembrata affievolirsi sempre di più, perdendosi fra l'amichettismo sempre esistito ed un disincantato sentimento che alla fine "è tutto un magna magna", e soprattutto che sono "cose che non mi toccano, non mi riguardano", e che quindi ci si può permettere di ignorare. Se solo, tuttavia, si guardasse un po' più in là del proprio schermo (anche i proverbi vanno aggiornati), ci si renderebbe conto, come svela ad esempio il Conflict Index 2024, -taglio2- che oggi una persona su sei della popolazione mondiale vive in un’area in cui vi è un conflitto attivo; oppure alzando lo sguardo che lo spazio sopra le nostre teste è sempre più inquinato di satelliti (privati), i cui detriti potrebbero piombarci in testa quanto meno ce lo aspettiamo; o ancora che continuiamo a vivere un'enorme crisi energetica e climatica di cui prima o poi pagheremo i conti (cosa che in alcune zone del nostro paese sta già accadendo). Oltre questi, i motivi per cui varrebbe la pena essere un po' più aggiornati sulle ultime notizie ed eventi, non foss'altro per farsi un'opinione e decidere, anche senza un diretto coinvolgimento, da che parte stare, sarebbero davvero tanti, e non si tratta di voler fare i pessimisti cosmici pronti a guardare solo a ciò che non va. Qui stiamo parlando dell'essere "qui e ora", presenti a noi stessi, vivi e vigili rispetto a quanto ci mostrano e raccontano e, soprattutto, rispetto a quello che ci nascondono e non ci dicono. La disobbedienza civile non è insita nel "fregarsene", ma proprio nell'interessarsi e rompere le scatole a chi invece vorrebbe il popolo ignorante e anestetizzato. Se in cinque lustri siamo quasi riusciti a buttare via decenni di lotte, proteste, manifestazioni e contestazioni che, pur non cambiando nulla, mostravano almeno a tutti che c'era la voglia di provarci, oggi purtroppo non sembra esserci nemmeno quella, e pare che tutto ruoti attorno ad una dimessa rassegnazione o, peggio, ad una beata ignoranza. Chi saranno gli italiani di domani? È troppo difficile dirlo, e ahinoi la paura sta scalzando la speranza. Paura di un futuro pieno di guerre, calamità e distruzioni, ma ancor di più paura di non riuscire nemmeno ad accorgercene più...





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