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Nuove Tendenze

di Antonino Ianniello

Numero 220 - Maggio 2021

Illogic Trio, giovani promesse salernitane che si approcciano a nuove tendenze musicali


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A Salerno, tra i tanti jazzisti già affermati, si sta facendo strada (in maniera anche molto decisa), una realtà, che sta per diventare uno dei fiori all’occhiello della cosiddetta ‘musica colta’. Stiamo parlando di una particolare forma del ‘post-progressive jazz’ e che mette in campo e sul palco il sorprendente gruppo composto da tre validissimi giovani salernitani (Ugo Rodolico strabiliante batterista, -taglio-Lucio D’Amato eccentrico artista che si esprime tanto sul pianoforte e l’eccellente Gabriele Pagliano al contrabbasso). ‘Illogic Trio’ o ‘Illogic3’ è una band salernitana, dunque, che vede la luce nel 2011. Una creatura, insomma, pensata e costituita dai tre musicisti salernitani. In sintesi la band si autodefinisce ‘laboratorio’, un luogo di sperimentazione costante in cui ogni membro apporta il suo tocco destabilizzante. Appare ovvio che se la musica, in maniera frequente, debba seguire un percorso logico … non è escluso che si possa pensare ad un tocco che possa destabilizzare e rendere lucidamente illogico il prodotto musicale (e qui D’Amato e Rodolico si immergono in un riso che contagia n.d.r.) La musica che si viene a creare è pregna di contaminazioni, illogicità apparenti che si basano su strutture studiate, appunto, nel minimo dettaglio. Le atmosfere, da loro create, hanno - quale fine ultimo - quello di distanziare l’ascoltatore e catapultarlo in un mondo altro, dove il clima di tensione si abbandona a risoluzioni positive. I contrasti si alternano ad ambientazioni più morbide, mentre il pubblico si perde e si ritrova in melodie mai banali e in grado di suscitare emozioni inaspettate. Illogic Trio, ancora, è un progetto visionario, già vincitore di molteplici riconoscimenti. In questi anni, Illogic Trio ha saputo farsi notare per la sua originalità nell’approccio al classico piano trio e ha raccolto molteplici riconoscimenti, tra cui il premio ‘Miletti Great Album Tribute Awards’, il premio ‘Barga Jazz Contest’, il premio ‘Fara Jazz Contest’. È da ricordare il loro open act del ‘Robert Glasper Experiment’ (2014). ‘Illogic3 New Album’ (2021) è un album che ha richiesto un lavoro iniziato nell’oramai lontano 2015 e qui il trio prova a raccontare, attraverso storie visionarie, il rapporto inscindibile tra opposti: uomo e donna, ordine e caos, vita e morte, luce ed ombra, male e bene. Il disco completo uscirà nella primavera di quest’anno di Covid19 ed è stato preceduto dall’uscita, sulle principali piattaforme digitali, di 3 brani singoli (‘Shadow Hunting’, ‘Dancing with the Big Bang’ e ‘The Last Chromosome’). Dunque, come ho avuto modo di dire in apertura, a Salerno e nel salernitano, vi sono molti gruppi emergenti o che sono pronti ad emergere. Appunto, tra quelli pronti e venir fuori, vi sono gli Illogic Trio ed i ‘Trip a Ning’, altro gruppo, altro laboratorio dove, appunto sono impegnati sia Lucio D’Amato che Ugo Rodolico. Si tratta di una musica che trasporta, che ti prende nel costante ‘illogic-jazz’ e ti costringe magicamente ad ascoltare sino all’ultima nota. Ma quand’è che il gruppo/progetto riuscirà a scalare tutta la gerarchia sino ad arrivare ad essere promotori di un nuovo ‘movimento’? -taglio2- «Più che scalare le gerarchie - affermano con decisione Lucio D’Amato ed Ugo Rodolico - crediamo che il nostro trio manchi ancora di una cosa che gli americani sperimentano da anni … curare la scena musicale con una sorta di famiglia allargata di musicisti che collaborano in maniera attiva e fra loro nei diversi progetti musicali. Si dovrebbe entrare ed uscire nei progetti degli altri e viceversa creando la massima condivisione. Poi la sperimentazione in musica ritengo sia sperimentazione su noi stessi, sul nostro carattere. Anima, difetti … servono a conoscere meglio chi tu sia e ciò è ampiamente condiviso da noi tutti. Sperimentare per noi è la cosa fondamentale perché ha a che fare con l’anima.» Su uno dei brani di ‘Illogic3 New Album’ si soffermano su ‘Dancing with the Big Bang’e ‘The Last Chromosome’ «Il singolo nasce da una immagine che diventa musica attraverso un processo compositivo abbastanza lungo che può essere sintetizzato nel termine ‘composizione condivisa’ già analizzata da alcuni musicisti come David Byrne. I brani non nascono già ben definiti nella mente creativa di un solo musicista ma prendono forma lentamente attraverso un lavoro di artigianato collettivo grazie al quale una cellula melodica, armonica o ritmica originale viene per molto tempo lavorata e smontata, ricomposta e trasformata fino a prendere la forma definitiva. “Dancing with the Big Bang” descrive il passaggio dal caos della nascita dell’universo all’armonia delle forme spaziali (pianeti, galassie, stelle, materia oscura) e, metaforicamente, identifica nella danza in 7/4 (un tempo musicale asimmetrico) la possibilità di integrare il disordine interiore e prosperare grazie al caos, concetto che già il filosofo Nietzsche aveva fatto dire al suo Zarathustra nell’aforisma della ‘stella danzante’. ‘ The Last Chromosome’ è un pezzo nato un po’ per caso, durante una sessione di studio e analisi dei processi compositivi alla base di alcuni brani di Avishai Cohen, contrabbassista israeliano molto presente negli ascolti del nostro trio. Una delle particolarità del brano è il metro in cui è costruito, 23/16, in cui la clave (ritmica in musica). gira su due battute in maniera speculare; essa è infatti costruita in modo che l’ultima nota della prima battuta corrisponda anche alla prima nota della seconda battuta, come se venisse letta ed eseguita, cioè, al contrario. Il titolo fa riferimento ad un fattore molto importante per il fondamento della vita umana e a cui è legato il numero 23, ossia le coppie di cromosomi in una cellulare. Esattamente come per i cromosomi, che sono in totale 46, anche la clave, che si estende su due battute, occupa lo spazio di 46/16. Perché proprio “the last”, “l’ultimo” cromosoma? Questo perché una coppia di cromosomi, potremmo dire la ventitreesima, si distingue dalle altre ventidue ed è definita sessuale (XY nell’uomo, XX nella donna).





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