All’ultima Festa del Cinema di Roma ha ricevuto un’importante Premio alla carriera, l’attrice svedese ci racconta il suo nuovo lavoro e la sua personale evoluzione attraverso l’arte
Noomi Rapace è stata una delle protagoniste indiscusse della diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, evento che ha visto la presentazione in anteprima mondiale della serie “Django”, prodotta da Sky e Cattleya con Atlantique Production e Canal+, diretta da Francesca Comencini e nella quale l’attrice svedese interpreta il ruolo della potente e spietata Elizabeth Thurman. -taglio-In questa speciale occasione Noomi Rapace ha ricevuto il Premio Progressive alla carriera; il riconoscimento le è stato consegnato dalla regista e fumettista iraniana Marjane Satrapi, presidente della giuria del Concorso Progressive Cinema che ci ha tenuto a sottolineare la grande professionalità della Rapace ed il contributo artistico e sociale che hanno avuto i ruoli da lei interpretati nel corso degli anni. Elencare tutti i successi della Rapace sarebbe impresa ardua considerando che la sua carriera attoriale inizia nel 1996, però negli ultimi anni ha avuto una fortissima risonanza mediatica e grande successo di pubblico e critica l’interpretazione del ruolo di Lisbeth Salander nella pellicola del 2009 “Uomini che odiano le donne”, film che ha avuto il coraggio di raccontare una storia di violenza nuda e cruda e che, come lei stessa ha spesso dichiarato, “ha posto l’accento su una problematica che all’epoca non aveva il risalto necessario”. Ancora, nel 2011 l’attrice svedese debutta in una grande produzione statunitense nel cast del film “Sherlock Holmes - Gioco di ombre” e nello stesso anno vince il premio Marc'Aurelio d'Argento come miglior attrice al Festival Internazionale del Film di Roma per la sua interpretazione nel film “Babycall”. Un portfolio di tutto rispetto quello di Noomi Rapace che in questa intervista ci racconta del suo passaggio all’ “età adulta” e del ruolo fondamentale che ha l’arte nella sua vita. Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato “Django – la serie” in cui interpreta un ruolo femminile molto forte, cosa ha pensato quando le è stato proposto questo personaggio? “Ho subito pensato che fosse una bella sfida! C’è da dire che la cosa che mi ha colpito subito appena ho terminato di leggere il copione è stata la grande maestria degli sceneggiatori e della regista, i quali sono stati in grado di creare prospettive totalmente nuove. Grazie a questa evoluzione è stato quindi possibile permettere a personaggi femminili di avere un ruolo centrale in un genere come il western, e credo fosse davvero arrivato il momento di fare un cambiamento simile.” Ha dichiarato che le donne legate a questo “mondo” non sono mai state raccontate così bene… “Sì esatto, perché nei film western le donne venivano sempre rappresentate come una componente di ‘affiancamento’ al protagonista della storia. In questa serie, invece, vengono analizzate le donne nel loro lato più profondo; basti pensare alle mille sfumature del mio personaggio proprio a voler dimostrare che dietro ad ognuno di noi c’è un mondo da scoprire.” Lei interpreta Elizabeth Thurman, potremmo definirla una cattiva, come si è preparata questa interpretazione? “Diciamolo proprio che è un personaggio cattivo! Elizabeth Thurman è però al tempo stesso una persona che ha uno storico molto doloroso e fatto di sofferenze,-taglio2- ed è proprio questo quello di cui parlavo prima: quando vediamo qualcuno comportarsi in un determinato modo sarebbe sempre opportuno capire cosa ha portato quella persona ad essere così e soprattutto ad agire in un determinato modo. Con questo non giustifico chi fa del male, ma la comprensione credo sia alla base di tutto. Personalmente mi è piaciuto molto interpretare questo personaggio e ho cercato di darle credibilità e verità in qualsiasi momento della storia.” Nella serie New Babylon è una città libera, dove vengono lasciate fuori le armi e tutti, criminali e reietti compresi, possono entrare… crede possa esistere una Babylon anche nel mondo reale? “Non voglio sembrare catastrofica ma purtroppo no. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà delle cose: il mondo ha una struttura che ahimè prevede sempre che ci siano persone “tagliate fuori” dalla società e che quindi si comportano in un determinato modo per sopravvivere. Si viene a creare una sorta di effetto domino: io non esisto per la società e quindi mi vendico, ma in questo modo non ci sono margini di miglioramento e così via… Al giorno d’oggi è complicato parlare di vera uguaglianza, ma questo non esclude l’impegno che ognuno di noi deve mettere nel cercare di migliorare le cose e di continuare a crederci nonostante il percorso sia ancora lungo e tortuoso.” Quindi che ruolo può avere l’arte in un contesto simile? “L’arte ha il ruolo di mostrare, di raccontare le storie delle persone ‘invisibili’ all’interno della nostra società. È un mezzo di comunicazione fortissimo che, per fortuna, è diventato fruibile da parte di un grandissimo numero di persone. Chi fa un lavoro simile ha il dovere di lanciare dei messaggi, di far riflettere e anche di regalare un momento di leggerezza. Senza l’arte il mondo sarebbe una tavolozza senza colori.” Prima di “Django” era ritornata al mondo dei film indipendenti con “Lamb”, come mai questa scelta? “È stata una scelta dettata da una vera e propria esigenza personale; negli ultimi anni ho avuto la fortuna di partecipare a grandi produzioni internazionali, ma sentivo il bisogno di ritornare un po' alle origini. Quello del cinema indipendente è un contesto molto più intimo, dove gli attori si mettono totalmente a nudo ed in un certo senso si ‘riconnettono’ con la recitazione essenziale, quella dove non è importante la scenografia o il trucco ma al centro ci sei tu con le tue parole e le tue emozioni.” Ha dichiarato che è iniziata una “nuova fase” della sua vita, cosa dobbiamo aspettarci? “Sì, è questo per me un grande momento di evoluzione… non so esattamente cosa c’è da aspettarsi, ma la rivoluzione è che più di tanto non mi interessa! – ride ndr. – Sento di essere arrivata ad un punto dove posso sentirmi più libera sia a livello professionale che personale.”