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NICOLE KIDMAN

Questione d’istinto

di Laura Fiore

Numero 253 - Settembre 2024

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Un'opera che ci riporta indietro a quando l'erotismo si mischiava con il thriller, un’interpretazione unica che porta alla luce un tema più volte trattato ma da un punto di vista inedito


L’ultima Mostra del Cinema di Venezia ci ha regalato tanti momenti iconici, ma soprattutto, ha visto il ritorno (finalmente) dei grandi del cinema: quello vero! Tra le attrici presenti nella kermesse veneta, quella che ha lasciato tutti a bocca aperta è stata Nicole kidman. -taglio- La kidman, bellissima come sempre ed eterna, ci ha regalato una prova attoriale unica nel nuovo film che la vede protagonista “Babygirl” una pellicola che individua il desiderio punto nevralgico delle nostre vite. Tutto dalla prospettiva di una donna di potere, la Kidman infatti interpreta un'amministratrice delegata che perde la testa per il suo giovane stagista, con cui intraprende una relazione clandestina sessuale quindi per una volta è la donna a essere nella posizione di potere e quest’ultimo lo cede ben volentieri a lui tra le lenzuola. Il film della regista Halina Rejin si rivela una commedia pervasa dall'eros (patinato) come dall'ironia; questo film ha l'intelligenza di raccontare con umorismo e senza prendersi troppo sul serio una crisi di mezza età al femminile, che è soprattutto voglia di provare per una volta nella vita un orgasmo come si deve (come non essere d’accordo). “Babygirl” ha il pregio di non avere altre pretese che intrattenere e magari far riflettere sulla libertà delle donne di pretendere di esaudire il proprio piacere, qualunque pratica (extraconiugale) questo richieda. Noi di Albatros abbiamo incontrato l’attrice australiana alla fine della proiezione del film, ecco cosa ci ha raccontato. Inutile girarci intorno, lei è stata protagonista indiscussa dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Cosa porta in valigia dall’esperienza di quest’anno? “Grazie! – dice in italiano ndr. - Venezia è un appuntamento imperdibile per chi vive di cinema, negli anni il Festival è cambiato molto ma ha sempre in sé quel fascino che solo l’Italia è in grado di trasmettere e far durare nel tempo. Ogni volta che ho partecipato alla Mostra ho trascorso dei giorni indimenticabili e quest’anno, con la vittoria della Coppa Vopi, devo dire che è andata molto bene! Porterò sicuramente con me l’affetto delle persone, sai quando si fa questo lavoro da tanti anni si può rischiare di perdere di vista che senza il pubblico noi non siamo nulla.” Cosa ha pensato quando le è stato proposto il ruolo di Romy? “Che ne sarebbe uscito fuori qualcosa di interessante; per un secondo mi sono sentita catapultata a quando stavo preparando ‘Eyes Wide Shut’, ovviamente un film diverso ma con lo stesso feeling di fondo. ‘Babygirl’ parla di sesso e desiderio, parla dei nostri pensieri più intimi, del matrimonio. Verità, potere, consenso. E quindi il linguaggio nel sesso. È la storia di una donna, una storia liberatoria, raccontata da uno sguardo personale. Per quanto mi riguarda, la regista ha reso unica la narrazione, ritrovandomi al centro di materiale profondo e liberatorio. Ogni spettatore può guardare e giudicare. Il mio personaggio, e il modo in cui si comporta, riflette la mia passione nell'indagare cosa voglia dire essere umani. ‘Babygirl’ mi ha lasciata esposta, vulnerabile, spaventata. Lo abbiamo appena consegnato al mondo. Siamo tutti nervosi, dopo il relax intimo delle riprese. Certo, sono contenta di andare avanti, di continuare, di essere stata diretta da una donna. A Cannes, anni fa, ho detto di voler dare più peso alle registe. Stiamo finalmente cambiando le cose." Si tratta quindi di un film, sotto alcuni punti di vista, complesso: come si gestisce un set di questo genere? “Certamente non può mancare la fiducia, sorretta e indotta dal piglio di una regista sempre più promettente. Infatti con Halina e tutto lo staff ci siamo incontrati prima su Zoom e poi ci siamo incontrati a New York, dove abbiamo fatto delle prove. La sceneggiatura è densa, non lineare. Abbiamo condiviso storie, abbiamo parlato di noi affrontando necessariamente anche la nostra intimità. In tutto ciò che si fa c'è l'intimità, anche quella emotiva. Quindi è fondamentale la sacralità del set mantenuta da Halina Reijn, per far sì che tutti si sentissero a proprio agio. È stato un viaggio intimo, intrapreso insieme, c'erano Harris e Sophie, che hanno rappresentato la collisione tra più generazioni". In questo film quindi il corpo diventa strumento di comunicazione rispecchiando quella che ormai è diventata la nostra quotidianità… "Il corpo fa parte del campo di battaglia femminista, mi sono però chiesta come abbandonarmi al personaggio, e quindi alla regista. Non penso al corpo, ma alla visione di insieme. Io porto me stessa, sempre, con tutti i registi, alcune volte funziona, altre volte non funziona. Romy è un personaggio che cerca l'espressione. Solitamente vediamo personaggi solo sfruttati. Ed ecco dov'è l'interesse: sapevo di non venir sfruttata, ma sentivo invece di far parte del processo. Nessuno sfruttamento. Tutti ci siamo impegnati ad essere gentili, ad aiutarci, l'uno con l'altro. Mi sono sempre sentita protetta in questa realtà. Quello che ho amato di più di questo set è il fatto che è stato possibile parlare in modo incredibilmente onesto con la regista, da donna a donna, come se fosse mia sorella o la mia migliore amica. Ha un forte istinto materno, quindi era molto protettiva nei confronti di tutte noi. Ma soprattutto di me.” Contemporaneamente è uscita anche la miniserie “The Perfect Couple” su Netflix, dove lei interpreta una scrittrice… “Sì, la serie è tratta dall'omonimo romanzo di Elin Hilderbrand. Il mio personaggio è una famosa scrittrice che sta per sposare uno dei suoi figli con Amelia, ragazza che non fa parte però dell'alta società. Il giorno del matrimonio viene ritrovato un cadavere e così diventano tutti sospettati. Mi sono innamorata del formato lungo delle serie perché mi piace la costruzione del personaggio, è più simile a uno slow che a un film, dove hai solo due ore per raccontare la storia e costruire un personaggio. È stata un’esperienza molto divertente e sono certa che il pubblico apprezzerà.” Lei ha ancora un sogno nel cassetto? “Certo! Il mio sogno è semplice e complesso allo stesso tempo: continuare ad essere felice e in pace con me stessa come in questi ultimi anni della mia vita.”

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