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NICK THE NIGHTFLY

L’esigenza delle note

di Laura Fiore

Numero 194 - Dicembre 2018

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La voce notturna più famosa d’Italia, con la sua storica trasmissione “Monte Carlo Nights” in onda su RMC, è tornata con nuovo album di inediti dal titolo “Be YourSelf”


Sono 12 i brani, più due bonus track, presenti nel nuovo progetto discografico di Nick The Nightfly, che con quest’album intitolato “Be Yourself” sta riscuotendo consensi favorevoli da parte del pubblico e della critica italiana ed internazionale. In particolare, nel disco figurano importanti collaborazioni, di cui ci parlerà lo stesso artista scozzese proprio in questa intervista; si tratta di un album intenso e versatile in cui convergono tutti gli stili e le influenze musicali che più appassionano Nick, frutto anche di tutti i bellissimi incontri che ha avuto durante la sua più che trentennale carriera. Si va dal jazz soul pop fino alla lounge, come un vero e proprio viaggio musicale che parte dall’Italia passando per Parigi, per il Brasile, per New York e Chicago fino ad arrivare nella terra natale di Nick, la Scozia.

È uscito da poco il suo nuovo album dal titolo “Be Yourself”, qual è il lavoro che è stato fatto per la realizzazione di questo nuovo progetto discografico?

“È questo un disco a cui lavoro da molto tempo, con tanti ospiti e realizzato con musiche nuove ed originali che ho scritto personalmente. Mi sono preso un po’ di tempo per la produzione dell’album perché ho una sorta di voce interiore che mi ‘segue’ e fino a quando questa non mi suggerisce ‘va bene così, fermati’ io continuo. Di per sé è difficile ‘fermarsi’ in studio di registrazione, poiché tante volte è più facile aggiungere piuttosto che togliere oppure lasciare le cose così come sono. In effetti, quello in studio è stato un lavoro decisamente molto impegnativo, però, è stato un processo bello e interessante a livello artistico grazie anche alle tante collaborazioni che sono presenti nell’album.”-taglio-

A proposito di queste collaborazioni, nell’album si possono ascoltare diversi stili e tutte le influenze musicali che hanno caratterizzato il suo percorso finora. C’è stato un motivo particolare che l’ha spinta a collaborare con determinati artisti?

“Certo, a parte la presenza del mio gruppo con il quale collaboro ormai da tanti anni e con cui c’è un feeling artistico e musicale unico, quelli che ho invitato nel mio progetto discografico sono prima di tutto artisti che stimo molto. Spesso in radio mi è capitato di suonare le loro musiche e così negli anni sono diventato amico, ad esempio, di Bluey Maunick fondatore e storico leader degli Incognito. Con lui era da diversi anni che parlavamo di fare qualcosa insieme, la canzone che ho scritto ‘Wind of change’ era praticamente perfetta per lui, così abbiamo creato un mix incredibile e in studio è venuto tutto molto naturale. Poi, c’è Nicola Conte musicista, dj e produttore che seguo da tempo e che reputo uno dei pochi artisti italiani che conserva un sound fantastico. Rispetto molto il suo lavoro, e la sua è stata per me una bellissima conferma. Ancora, sono presenti nell’album Paula Morelenbaum e Fabrizio Bosso due artisti pazzeschi!”

Per quanto riguarda i brani, in “Be Yourself” lei canta di non preoccuparsi dei giudizi degli altri, di essere appunto sé stessi. Le è mai capitato nel suo percorso di musicista e di disc jockey, che le sia stato chiesto di cambiare in qualche modo la sua personalità artistica e non?

“Non direttamente. Magari mi è stato suggerito di fare le cose in un certo modo, però io sentivo dentro di me che il modo giusto era il mio, e quindi dopo qualche discussione il risultato è sempre stato quello che credevo migliore per me. Nel caso del brano, si tratta di un pezzo nato spontaneamente sulla condizione di tante persone che si preoccupano troppo spesso di quello che pensano gli altri. È questa una cosa abbastanza naturale, perché si cerca sempre di ottenere consensi ma allo stesso tempo questo atteggiamento può andare a discapito della propria naturalezza. Pensandoci, è davvero difficile fingere di essere qualcun altro!”

Col suo lavoro in radio e con quello da musicista, esegue una continua ricerca musicale. In questi anni com’è cambiato il suo approccio alla musica stessa?

“In realtà non è cambiato. Come autore non puoi comandare il modo in cui nasce una canzone e come questa viene scritta, si tratta di cogliere il momento. Lo stesso vale anche per il mio lavoro in radio, mi affido molto alle mie intuizioni. Quando fai qualcosa per tanto tempo, capisci subito quando la strada è quella giusta oppure no. È l’esperienza.”

In passato ha affermato che il mondo della radio è cambiato, ma questa evoluzione non le dispiace affatto. C’è, però, qualcosa che le manca del ‘vecchio modo’ di far radio?

“Forse quello che mi manca è il fatto di non aver più fisicamente il prodotto in mano. Quando ho cominciato avevo con me i vinili, i cd, e tante riviste musicali. Oggi invece è sparito questo contatto fisico, perché è tutto digitalizzato. Il mio è un vero e proprio legame affettivo nei confronti dell’oggetto, capita ancora che porti in radio un disco perché mi piace leggere chi c’è dentro, chi ha suonato, chi ha scritto. Mi incuriosisce molto come un artista arriva a quel punto e con chi è riuscito a realizzare il suo progetto. Anche nel mio ultimo album ho reso omaggio a tutti i musicisti che hanno suonato con me raccontando la storia stessa del disco.”

Infine cosa le preme far arrivare al pubblico che ascolta questo suo nuovo disco?

“Non solo per questo album, ma in generale, vorrei che le persone ascoltassero la mia musica senza pregiudizi, proprio come quando ci si approccia ad un nuovo artista. Mi piacerebbe che apprezzassero le mie canzoni per quello che sono.”

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“Quando fai qualcosa per tanto tempo, capisci subito quando la strada è quella giusta oppure no”

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