“Lazarus”, grandiosa opera rock al Teatro Mercadante con un eccelso Manuel Agnelli e un imponente cast. Il testamento creativo del compianto duca bianco
Al Teatro Mercadante è andato in scena l’edizione italiana di “Lazarus”, su progetto e per la regia di Valter Malosti, l’opera-rock di David Bowie, scritta nei suoi ultimi mesi di vita assieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh. Nei panni del protagonista della vicenda, Thomas Jerome Newton, uno strepitoso Manuel Agnelli, cantante e frontman degli Afterhours, da solista ai primi posti delle classifiche con l’album “Ama il prossimo tuo come te stesso” (2022). -taglio- “Lazarus” è stato messo in scena, per la prima volta, il 7 dicembre 2015 al New York Theatre Workshop di Manhattan, ultima apparizione pubblica di Bowie che sarebbe scomparso il 10 gennaio 2016. La vicenda a teatro si svolge dieci anni dopo la storia narrata nel romanzo “The Man Who Fell to Earth” di Walter Tevis e nell’omonimo film di Nicholas Roeg, che vedeva Bowie magnifico interprete nei panni dell’alieno Newton, migrante interstellare, ora costretto a rimanere sulla Terra. “Lazarus” approda in Italia grazie alla sinergia co-produttiva del Teatro di Roma con Emilia-Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, Teatro di Napoli - Teatro Nazionale, Teatro di Roma - Teatro Nazionale e al LAC Lugano Arte e Cultura. Forse i geni, nel dare vita ai loro personaggi di fantasia, devono poi ucciderli per liberarli. Bowie avrebbe voluto scrivere più canzoni inedite per l’opera, ma la salute malferma non glielo permise. Intenso è anche il senso di incompiutezza, allucinazione che permea gli ultimi preziosi scampoli di vita dell’alieno. “Ha scritto insieme a Walsh un labirintico sequel de L’uomo che cadde sulla terra, forse – spiega Malosti – per concludere anche quel capitolo rimasto in sospeso, per liberare o liberarsi di quel personaggio, così come aveva fatto nel video di Blackstar con l’altrettanto malinconica epopea del Major Tom di Space Oddity e ancor prima con Ziggy Stardust, di cui ha inscenato la morte alla fine del tour del 1973, riponendo poi il manichino coi vestiti di Ziggy nella magnifica mostra David Bowie is, in una teca-sarcofago simile a quella di Biancaneve o a una camera di ibernazione”. L’alieno incarnato da Agnelli si aggira tormentato nel suo appartamento, un ambiente scuro e claustrofobico, su una pedana rotante, in vestaglia rossa, sorseggiando gin, trascinando una flebo, capta immagini dal passato e dal futuro e proiezioni della sua mente attraverso degli schermi che tappezzano lo sfondo della scena, ricordando una delle sequenze più celebri del film “L’uomo che cadde sulla Terra”, con Bowie/Newton che li guarda in modo ossessivo. Sullo schermo principale, all’inizio dello show, appare anche un’immagine sdoppiata di Elvis Presley, iconico riferimento per tutte le rockstar a venire. Newton è tra la vita e la morte, come Bowie quando si cimentò con l’opera e con il suo ultimo album, “Black Star”, ma sa di poter dare ancora tanto, lotta perché non finiscano con lui la creatività, l’amore, la capacità di immaginare un mondo diverso, libero dal dominio dei media, dalla sopraffazione dell’uomo sull’uomo. -taglio2- Newton è, al contempo, Bowie e non lo è. Straordinario, carismatico è Agnelli, che dipinge un personaggio sfaccettato, commovente, nel suo stile unico e riconoscibile, con una voce portentosa, espressiva al massimo, personale e graffiante. Lo spettacolo presenta brani famosi di Bowie e quattro inediti scritti per l’opera: “Lazarus”, “It’s No Game”, “This Is Not America”, “The Man Who Sold the World”, “No Plan”, “Love Is Lost”, “Changes”, “Where Are We Now?”, “Absolute Beginners”, “Dirty Boys”, “Killing a Little Time”, “Life on Mars?”, “All the Young Dudes”, “Sound and Vision”, “Always Crashing in the Same Car”, “Valentine’s Day”, “When I Met You”, “Heroes”. Da brivido ascoltare la voce di Bowie in scena, in due momenti dello spettacolo: il grido “shut up!” al termine della splendida “It’s No Game” e un piccolo inserto di “D.J.”. Bravissimo tutto il cast con, in primis, Casadilego, talentuosa cantautrice e polistrumentista vincitrice della XIV edizione di X-Factor Italia, nei panni di Marley/la ragazza dei sogni. Toccante la sua versione di “Life On Mars?” e della struggente “No Plan”; Michela Lucenti, coreografa e danzatrice, nei panni di Elly, assistente di Newton; tanti giovani attori/cantanti: Dario Battaglia (il folle omicida Valentine), Attilio Caffarena (Michael), Maurizio Camilli (Zach), Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, che sono il Coro delle Teenager; Camilla Nigro (Maemi/Donna giapponese), Isacco Venturini (Ben). In scena, ai due lati del palco, suonano dal vivo sette ottimi musicisti: Laura Agnusdei, sax tenore e sax baritono; Jacopo Battaglia, batteria; Ramon Moro, tromba e flicorno; Amedeo Perri, tastiere e synth; Giacomo “ROST” Rossetti, basso; Stefano Pilia, chitarra; Paolo Spaccamonti, chitarra. La musica è grande protagonista dell’opera, un gioiellino che si avvale del progetto sonoro e della produzione musicale di GUP Alcaro, del disegno luci di Cesare Accetta, delle scene di Nicolas Bovey, delle installazioni video di Luca Brinchi e Daniele Spanò, della cura del movimento di Marco Angelilli, della cura dei cori e delle pratiche della voce di Bruno De Franceschi, dei costumi di Gianluca Sbicca. Un grande team al lavoro per un progetto emozionante che restituisce tutto lo spirito di Bowie, che nel suo passaggio sulla Terra ha regalato liriche e melodie immortali, capace come solo i geni di captare gli umori e le sensazioni del suo tempo e del tempo futuro. Newton è l’alieno che alberga in ognuno di noi dinanzi agli interrogativi esistenziali, posti dinanzi al dolore, all’invecchiamento, alla ricerca di un senso. “Pensi che potremmo perderci tra queste stelle?”, chiede Newton al suo amore mentre la vita scivola via, concedendo a tutti di poter essere “eroi almeno per un giorno”. Arrivederci Major Tom, perso in qualche galassia splendente.