Ritorna alla ribalta con uno spettacolo teatrale tutto suo, dove riprende uno dei testi più antichi della storia dell’umanità creando un divertente parallelo con la società contemporanea
Volto decennale del cabaret più grande d’Italia e tutti noi, almeno una volta, abbiamo potuto ammirare il personaggio di Palmiro Cangini, Assessore alle “Attività Varie ed Eventuali” del comune di Roncofritto, interpretato da Paolo Cevoli. Si autodefinisce come un imprenditore con l’hobby del cabaret e in questi due mesi sarà impegnato con il suo spettacolo “La Bibbia – raccontata nel modo di Paolo Cevoli”. Sarà nei maggiori teatri italiani e spiegherà a tutti alcuni passi della Bibbia, ovviamente come si può intendere dal titolo, a modo suo… definendo Dio come il ‘capocomico’. Da sempre Paolo ha l’animo dell’imprenditore, figlio di albergatori, è nel mondo della ristorazione da diversi anni, questo gli ha permesso di dar vita ad una startup all’avanguardia, che guarda sia l’evoluzione tecnlogica ma tiene ben saldo la tradizione italiana, nello specifico quella romagnola. Cevoli lo ricordiamo anche come regista di un film che, per gli amanti di quel genere, è stato molto apprezzato; stiamo parlando del “Soldato semplice”, ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, un film dove i sentimenti e l’emozione dei protagonisti sono le fondamenta, ma senza mai tralasciare la parte comica.
Ultimo progetto di cui sei protagonista, intitolato “La Bibbia”. Come si articola questo spettacolo teatrale?
“È uno spettacolo che mischia sacro e profano. Ci sono alcuni brani dell’Antico Testamento che racconto in maniera a volte comica a volte attenendomi tanto al testo, il tutto alternato a canzoni di Sanremo cantate da un trio jazz. Ho voluto, un po’ come fa la Bibbia, mischiare cose più sacre a cose più ordinarie. Quindi è uno spettacolo comico volendo comunque tener al centro dell’attenzione un contenuto più importante, utlizzando diversi registri come la Bibbia insegna.” -taglio- Come nasce l’idea di raccontare un libro così antico?
“La Bibbia tratta temi sempre molto contemporanei, partendo dalla violenza fino ad arrivare alle persone ‘diverse’ che non vengono accettate nel loro contesto. Leggendo il giornale ti rendi conto come la storia si ripete, sempre. D’altronde un comico parla sempre di cose di attualità, invece io son voluto partire dalla storia più antica del mondo e far notare che, alla fine, i temi trattati son sempre gli stessi.”
Hai sicuramente studiato il testo prima di andare in scena, che idea ti sei fatto dei diversi personaggi? C’è qualcuno che ti ha colpito particolarmente?
“Ho studiato circa un anno e mezzo, in genere gli spettacoli li preparo studiando e approfondendo la materia ed è anche un occasione per studiare cose che non conosco. Ho fatto alcune scelte, scegliendo diversi personaggi e quello che mi più mi ha colpito è Abramo, forse perché quello più vicino alla mia sensibilità: è imprenditore come me, ed è alla costante ricerca del nuovo. In più, è un grande uomo, patriarca, gli piacciono le donne e se fosse dei giorni nostri sarebbe romagnolo, mi rivedo tanto in lui.”
Ti sei autodefinito imprenditore con l’hobby del cabaret, come nasce questa definizione?
“Fino a 15 anni fa facevo solo l’imprenditore. Figlio di albergatori, l’unico mio interessa era la ristorazione. Poi è arrivata come un fulmine a ciel sereno la chiamata di Zelig che doveva impegnarmi solo per un po’ di tempo, invece da lì ne è nata una carriera. Però, voglio ben precisare una cosa: il mio mestiere non l’ho mai abbandonato, infatti adesso stiamo portando avanti una startup che prepara dei cibi pronti in vaso cottura e in camera iperbarica, una tecnologia nuovissima da mixare alle ricette di mia mamma, grandissima cuoca in pensione. Ecco, ho sempre cercato di combinare la tradizione con l’evoluzione del nuovo millennio. Questa indole da imprenditore non la perdi mai, proprio per questo motivo sono imprenditore anche sul palco visto che gli spettacoli li preparo io con il -taglio2- direttore artistico.”
Guardandoti un po’ intorno, qual è lo stato di salute del cabaret italiano?
“Finito Zelig siamo tutti un po’ più tristi. Zelig per almeno dieci anni è stata una trasmissione di culto. Ormai son 5 anni che non salgo su quel palco e non posso negare che mi dispiace molto. Bisio ha fatto altre scelte, ha voluto percorrere altre strade e va bene così. Però guardando anche gli altri programmi televisivi si può ben notare come non riescano a reggere per tanto tempo, vedi ad esempio Colorado, hanno provato a rilanciarlo, ma non è andata granchè. Però sarà anche una questione di cicli storici.”
Per un giovane che comincia a muovere i suoi primi passi in questo mondo, c’è un consiglio che ti senti di dare?
“Un consiglio che posso dare, spassionato… avere un lavoro normale, un lavoro di giorno. Poi dopo sviluppare quanto più possibile il talento comico, però per la situazione attuale non mi sento di consigliare il cabaret come carriera ‘professionale’. Oggi non penso ci siano tante possibilità per un giovane anche se talentuoso.”
Facendo un tuffo nel passato c’è una cosa che rifaresti anche domani e una che non rifaresti mai?
“Rifarei tutto assolutamente, ma se devo indicarti una cosa rifarei il film ‘Soldato semplice’, anche se non ha avuto un grande successo commerciale, forse perché non è riuscito ad arrivare al grande pubblico, lo rifarei sicuramente. Invece non penso ci sia una cosa che non rifarei, anche se ho fatto qualcosa che non è riuscita bene ho avuto modo di capire e imparare anche da quello.”
Ad ottobre e novembre sarai, quindi, impegnato con “La Bibbia”… ma ci sono già altri progetti in cantiere?
“Per il business, la startup di cui abbiamo parlato prima. Per lo spettacolo, fin quando non lo decido non te lo dico. In genere ogni volta che comincio uno spettacolo ne ho in ballo altri due o tre per il futuro e ancora non abbiamo deciso. Nel frattempo lascio un saluto a tutti gli amici di Albatros e ci vediamo a teatro!”