Con un omaggio al grande musicista tedesco si è conclusa la seconda edizione di UniMusic Festival a cura della Nuova Orchestra Scarlatti
Con un omaggio a Beethoven nel 250esimo anniversario della nascita si è conclusa la seconda edizione di UniMusic Festival, a cura della Nuova Orchestra Alessandro Scarlatti in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli. Un evento di grande respiro, anche questo sold-out come i precedenti appuntamenti, -taglio-che ha visto la partecipazione della Nuova Orchestra Scarlatti e del Coro Chopin, diretti da Francesco Ivan Ciampa, e del pianista Costantino Catena. Il concerto si è svolto nel monumentale Cortile delle Statue, nel cuore del complesso universitario, cornice ideale di opere maestose quali la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 e la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra op. 80. Un’esecuzione coesa, asciutta, seppur grandiosa ha colto l’essenza di un capolavoro come la Settima beethoveniana, definita da Wagner “l’apoteosi della danza”: la sua irrefrenabile carica ritmica è stata pienamente resa e sostenuta con solida tecnica e suono pastoso da una compagine per lo più giovanile, ben guidata da prime parti esperte (fra cui lo stesso Gaetano Russo al clarinetto, direttore artistico dell’orchestra) e sotto la sicura direzione musicale di Ciampa; elegiaco e ripiegato su sé stesso il secondo movimento, un Allegretto di purissima ispirazione melodica, “cantato” con timbro limpido e vibrante dagli archi, che ne metteva in rilievo la delicata trama contrappuntistica; esplosione di energia allo stato puro nei due movimenti conclusivi,-taglio2- un “Presto” e un “Allegro con brio” trascinanti, per una perentoria affermazione di eticità e dominio della forma. Simile nello spirito, la Fantasia corale è una sorta di esperimento, di lavoro preparatorio intorno a un semplice motivo popolare, quasi una canzonetta, destinato a innovare e a cambiare il corso della storia della musica: poche note assurgono a simbolo di un messaggio universale di speranza e cooperazione fra gli uomini, che sarà ripreso testualmente e portato a compimento nell’Ode alla Gioia della Nona Sinfonia. La partitura pianistica ne è il baricentro: concepita come una grande cadenza, fra ottave, scale e arpeggi, sviluppa una serie di variazioni dal sapore libero e rapsodico, in una intensificazione progressiva che esplode trionfalmente nel finale con l’ingresso del coro: Costantimo Catena risolveva con tecnica impeccabile le innumerevoli insidie di una pagina così singolare, riconducendo il surplus di virtuosismo a un non facile rapporto d’insieme, per un equilibrio dialogico e concertante definitivamente conseguito.