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Natura e musica

di Teresa Pugliese

Numero 194 - Dicembre 2018

L’artista siciliano ci presenta il suo nuovo album, “Alta quota”, una storia di musica e di rinascita


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Germano Seggio, classe '75, nasce e vive a Palermo. In più occasioni, Germano si trova a dividere il palco con indiscussi “Guitar Heroes” del panorama internazionale come Steve Vai, Ricky Portera, Scott Henderson, Paul Gilbert, Maurizio Solieri, Mike Stern, Alberto Radius, Andrea Braido e Carl Verheyen, suonando per artisti come Mauro Ermanno Giovanardi, Sarah Jane Morris e condividendo il palco con Piero Pelu’, Lorenzo Fragola e Raf. Questo è il terzo progetto discografico dell’artista, “Alta Quota” è un concept album che prende ispirazione dalle Dolomiti, e vuole mettere insieme magicamente pop, rock e natura. Le nove tracce che compongono l’album, sette brani inediti più la famosa “Mad World” ri-arrangiata in due versioni, hanno come fil rouge i luoghi incantevoli delle Dolomiti. L’album nasce in seguito a un episodio molto doloroso e particolare successo a Gennaro Seggio, un brutto incidente motociclistico nell’agosto 2003 a Nizza. Per tre lunghi anni a Cortina d’Ampezzo l’artista ha subito cure sperimentali, che in qualche modo gli hanno ridato la libertà. Da qui comincia a muovere i suoi primi passi sulle Dolomiti, innamorandosi perdutamente di questi luoghi, ed è da qui che nasce “Alta quota”.

Questo album parte da un esperienza personale molto forte. Vuoi parlarcene?

“Tutto nasce da una cosa brutta, ma in fondo non tutti i mali vengono per nuocere. Infatti io mi sono trovato ad avere un incidente in moto ed a perdere totalmente la mobilità e quindi ho passato quasi quattro anni tra la sedia a rotelle e le stampelle. -taglio-Ad un certo punto non vedendo più la via d’uscita da questa cosa, mi sono trasferito a Cortina d’Ampezzo dove ho fatto una serie di interventi e ho cominciato finalmente a muovere i primi passi e a vivere una seconda vita. Sono rinato praticamente. È per questo che il rapporto tra me e le Dolomiti è così forte, tanto da sentirmi in dovere e dedicare un disco a loro.”

Il video del tuo singolo è molto suggestivo, com’è stata l’esperienza di girare a meno venticinque gradi?

“Nella vita penso che sia tutto una questione di abitudine. Negli ultimi quindici anni ho passato più tempo nelle Dolomiti che in Sicilia, la mia terra, pertanto ho ri-organizzato il mio metabolismo che si è un po’ adattato all’ambiente. Oggi sono capace di resistere a queste temperature molto più di un siciliano qualsiasi. È stata un’esperienza formidabile, perché io lì non faccio altro che creare un suono prima della composizione, che andasse a rievocare le sensazioni quando stai a quattromila metri, questa sorta di rarefazione dell’aria un po’ anche onirica e inebriante per certi versi. Il suono mi ha portato a queste note che ti coinvolgono, che ti portano in alta quota dandoti una sensazione di libertà, di riappacificazione con la natura.”

Hai dichiarato che la montagna ti ha avvicinato a Dio. Qual è il tuo rapporto con la fede?

“All’età di quarantatré anni ancora non l’ho capito. Nessuno credo che possa realmente capire quale sia il-taglio2- rapporto tra uomo e Dio. Nel mio piccolo sicuramente più in alto sto e più sento una sorta di vicinanza a Dio, intendo un entità sopra di noi che in qualche modo muove i fili della nostra vita. Avverto questa sensazione, di sentire un qualcosa di spirituale che detta la mia strada o le note che metto nei miei dischi.”

Tu hai messo insieme pop, rock e natura. Come ha fatto a far convivere questi modi totalmente diversi tra di loro?

“In realtà sembrano diversi ma non lo sono perché nel momento in cui vivi la natura non più in maniera distratta, ma la usi come musa ispiratrice, e quindi ti fai ‘contaminare’ dalla natura, pur essendo che spesso succede il contrario, da lì metto nella mia musica quello che raccolgo dalla natura, che riesce a tirare fuori da me il pop e il rock che poi metto insieme.”

Sei un affermato musicista e compositore, ed hai collaborato con tanti artisti, hai ancora qualche sogno nel cassetto?

“Il sogno nel cassetto c’è. Lavorare con i grandi artisti ti mette in una posizione quasi di sicurezza. La difficoltà secondo me sta nel metterci la faccia, con uno strumento come la chitarra, andare in prima linea e dire la tua, trasferendo qualcosa alla gente anche senza il testo. D’altronde la musica ‘alta’ nasce dalla parte strumentale. Il mio sogno appunto è di poter dire qualcosa senza dirlo in realtà, senza le parole. Questo è il mio sogno e si chiama ‘Alta quota’.”





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