Avere informazioni dirette sulla sua vita quotidiana, sui suoi rapporti con gli altri, sui suoi interessi e il modo con cui vive la propria sofferenza, ci consente di conoscere cose che altrimenti non sapremmo mai. E questa cosa, il raccontare, stimola nel paziente la volontà di reagire alla malattia, il desiderio di superare un momento difficile e la voglia di guarire, diventando così una terapia come i farmaci, anche se non conosciamo ancora il meccanismo d’azione con cui si realizza questo beneficio
La malattia è una quelle esperienze che nessuno vorrebbe fare. Purtroppo è un evento che prima o poi molti devono affrontare. A volte la cosa succede quando meno l’aspetti, mentre, almeno apparentemente, godi ottima salute. -taglio- Lo stato di malattia, spesso, compromette in modo significativo la qualità della vita del paziente, sia per quanto concerne il lato fisico, sia per quanto concerne l’aspetto psicologico. La malattia, poi, oltre a stravolgere l’esistenza della persona che ne soffre, spesso condiziona pesantemente anche la vita di coloro che l’assistono. Per questo, molti malati, a parte le sofferenze a cui sono soggetti, avvertono anche un senso di colpa per il dolore e il fastidio che arrecano ai familiari che devono accudirli.
Nella mia lunga attività professionale, non ho mai tralasciato di ascoltare il malato, e il tempo che dedico, e ho dedicato all’ascolto, è sempre stato, per me, parte integrante della visita medica. Ascoltando e, a volte, leggendo i racconti dei pazienti mi sono reso conto che chi narra vuole condividere e affidare la sua storia a qualcuno, quasi per liberarsi, almeno in parte, di un peso. Questa cosa lo rende non solo più tranquillo, ma più forte nell’affrontare la malattia, aumentando anche la speranza di poterla debellare. Molte storie dei miei pazienti oltre a far parte dei miei ricordi, hanno dato spunto anche ad alcune mie storie, giacché, come ho scritto in un precedente articolo la narrazione non è solo del paziente, ma di tutti coloro che se ne prendono cura. E sono in molti che hanno una storia da raccontare fatta di momenti difficili, ma anche di momenti belli, da rendere noti. Certamente avete capito che mi sto riferendo alla medicina narrativa che, da qualche anno, ha guadagnato un suo spazio e una sua dignità letteraria; tanto che oggi non mancano libri di successo di pazienti, medici o di coloro che assistono un malato.
Attraverso il colloquio con il paziente o tramite un suo scritto, un racconto, si riescono ad avere tante notizie che con l’anamnesi sarebbe impossibile raccogliere. -taglio2- Avere informazioni dirette sulla sua vita quotidiana, sui suoi rapporti con gli altri, sui suoi interessi e il modo con cui vive la propria sofferenza, ci consente di conoscere cose che altrimenti non sapremmo mai. E questa cosa, il raccontare, stimola nel paziente la volontà di reagire alla malattia, il desiderio di superare un momento difficile e la voglia di guarire, diventando così una terapia come i farmaci, anche se non conosciamo ancora il meccanismo d’azione con cui si realizza questo beneficio.
In questi momenti narrati o scritti il paziente analizza anche la sua vita, e spesso ritorna criticamente sulle sue scelte fatte in passato, e sulle sue certezze, tanto da lasciare spesso spazio al dubbio. Così molte cose che erano ritenute sicure non lo sono più o cominciano vistosamente a vacillare. Ho letto e ascoltato storie di atei convinti che si sono avvicinati alla fede, ma ho anche conosciuto pazienti che da persone molto religiose in seguito alla malattia hanno completamente perso la fede.
Così la medicina narrativa, i cui autori delle storie sono i pazienti, i medici, gli infermieri e coloro che assistono i malati, in poco tempo da oggetto di stretto interesse medico, è diventata oggetto di studio della psicologia, della sociologia e dell’antropologia. Adesso, sta emergendo anche un nuovo campo di studio: il rapporto del malato con la fede.
Scrivere è sempre stato un modo anche per evadere. Evadere dai dolori, dalle passioni, dalla tristezza, dalla malinconia, da una vita difficile o da momenti complicati, in pratica scrivere è anche un momento catartico che aiuta a liberarsi delle paure e a superare gli ostacoli della vita.
Siamo perfettamente consapevoli che scrivere di malati e malattie non è una novità, la letteratura è piena di storie che ne parlano. Ma c’è una differenza sostanziale: oggi a raccontare sono sempre più i reali soggetti delle vicende, quelli che vivono storie vere e non gli scrittori di professione che, per quanto bravi, non possono mai raggiungere e trasmettere il pàthos di un paziente o di un medico.