Richi Sweet: la mia “Resurrezione”, contro razzismo e bullismo
È fuori dallo scorso novembre “Resurrezione”, album di esordio di Richi Sweet, lanciato dal singolo “Dedicata a me” che gli è valsa la partecipazione a Sanremo Giovani 2020, trattando un tema molto attuale: l’alcolismo e la sua ingannevole capacità di far sentire i giovani parte di un gruppo.-taglio- Numerosi sono i contenuti autobiografici che costruiscono il percorso narrativo dell’album, uno story telling che diviene una sorta di favola moderna, in cui si inseriscono nella loro varietà esperienze e sentimenti vissuti da Richi nel corso della sua giovane vita, a partire dall’adozione - è nato in Brasile ed è stato adottato da una famiglia italiana di Modena - al bullismo e le violenze subite, dai primi incontri con la musica ai successi; traumi e paure che sono diventati punti di forza e d’ispirazione per mettersi dalla parte di chi è percepito come “debole”, “diverso”. “Metaforicamente e spiritualmente parlando, sono morto e risorto un sacco di volte in questi miei 25 anni di vita”, è così che Richi spiega il titolo dell’album ed è con queste parole che ci illustra il percorso che lo ha portato a questo singolo. Puoi raccontarci qualcosa di più su “Dedicata a me” e sul videoclip? “Dedicata a me” parla di alcolismo, che è un male subdolo e t’irretisce camuffandosi da aggregatore, per farti sentire accettato dagli altri e parte di un gruppo sociale. Parla anche della determinazione di uscirne, di farcela con le proprie forze. Per me è un grido di protesta, oltre che una serenata “Dedicata a me”, appunto. Con questo brano, infatti, ho voluto lanciare un messaggio molto chiaro, quello di non arrendersi e di contare su sé stessi per superare i problemi e le avversità. Per me è stato anche un passo importante, perché grazie a questo brano ho partecipato a Sanremo Giovani, un’esperienza di cui serbo un bel ricordo, dato che è stata la prima volta che mi sono avvicinato a qualcosa di grande. Il video https://youtu.be/x9czYG9o9yQ mi rispecchia molto: lo abbiamo girato a Sirmione (BS) ed il regista, Federico Folli, alterna diverse scene in cui mi si vede “discutere” con il mio alter ego. Devo dire che questo duplice ruolo mi è venuto molto spontaneo, perché come dico sempre “Non ho nemici, l’unico che ho, sono proprio io.” Nei tuoi brani parli di temi attuali, razzismo, bullismo. Cosa ti spinge a farlo?-taglio2- “Ne parlo perché sono dalla parte di chi è considerato un “debole” o un “perdente”, so bene cosa vuol dire essere giudicati o bullizzati. Già dalle scuole elementari ero considerato “diverso” ed è un termine che mi porto dietro da allora. Ricordo che ero sempre isolato in un angolo, mentre i miei compagni di classe giocavano insieme e, quando i miei genitori chiedevano spiegazioni, l’insegnante rispondeva “vostro figlio è diverso”. Addirittura alle scuole medie volevo cambiare colore di pelle, come se fosse un difetto. Ecco perché capisco cosa vuol dire essere emarginati, quanto questo possa segnare una persona. Ad oggi lavoro ancora su me stesso, su alcune cose che non ho superato, e sono determinato a realizzarmi in ogni campo della vita. È questo il messaggio che voglio dare a tutte le persone “deboli” e “perdenti”: non importa quanti “no” e quanti “non sei capace” vi diranno, ciò che realmente conta è quello che avete dentro di voi.” A quali artisti e genere ti senti più vicino? “Ce ne sono diversi e nel corso degli anni sono variati. Sicuramente, quando ho iniziato a scrivere canzoni Fabri Fibra è stato per me un punto di riferimento. Successivamente si sono aggiunti i Club Dogo, Inoki, Emis Killa, Fedez e Gionnyscandal. Al momento mi sento particolarmente vicino a Ghali, a ciò che scrive e a quello che mi trasmette... Non mi dispiacerebbe duettare con lui. In ogni caso ascolto ogni genere di musica, da quella classica con il grande maestro Andrea Bocelli a quella più hardcore, per esempio Angerfist.” Stai già lavorando al prossimo progetto? “Questa situazione Covid mi ha bloccato da una parte, ma dall'altra mi ha ispirato tanti brani che sentirete in futuro, perché traggo ispirazione di continuo da quello che vivo quotidianamente. Inoltre scrivo tanto, scrivo ogni giorno, quindi di materiale per il futuro ce n’è moltissimo.”