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Musica d’avanguardia

di Paola Ratti

Numero 194 - Dicembre 2018

Intervista ai Syndone, band cult della scena prog italiana, che ha pubblicato un album di grande importanza anche sociale dal titolo “Mysoginia”


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Dopo il successo di “Eros & Thanatos” (2016), i Syndone (Nico Nik Comoglio, Riccardo Ruggeri, Maurino Dellacqua, Marta Caldara, Gigi Rivetti e Martino Malacrida) pubblicano il loro settimo album dal titolo “Mysoginia” (Fading Records). La band torinese, massima rappresentante della scena progressive italiana e conosciuta in tutto il mondo, è tornata con un'opera di grande valore sia artistico che sociale. Attraverso la musica, infatti, viene toccato e affrontato un tema delicato, una ferita che ha attraversato l'umanità nei secoli e risulta ancora tristemente attuale. E che a farlo sia una band a prevalenza maschile assume ancora più rilevanza.

Come mai avete deciso di mettere la misoginia al centro del vostro nuovo album?

“Le cose accadono, sono nell'aria. A dire il vero questa questione nella nostra cultura è nell'aria da secoli, ma è sempre un po' difficile parlarne esplicitamente. Credo però che ora sia un'urgenza. Ricordare, raccontare, comprendere e denunciare sono momenti fondamentali per affrontare un problema, soprattutto nel caso di questo, che è ben radicato nel nostro DNA.-taglio- Il mondo sta cambiando con la rivoluzione della rete, i giovani sono nettamente diversi, tutto può cambiare e sta un po' a noi, generazione ponte, traghettare alcune informazioni. Con misoginia si parla di un male, reale, feroce, che fa vittime ogni giorno. È un dovere.”

Quali figure femminili vi hanno ispirato in maniera particolare?

“Probabilmente Caterina de' Medici, una donna di una sfortuna incredibile, schiacciata dall'uomo misogino italiano, dal potere signore ricco, dai potenti della Chiesa. Lei è la punta di un iceberg di cui non si riesce a stimare le dimensioni. Qualcuno parla di 60.000 streghe giustiziate in Europa. Non si riesce a capire se esista un dato ufficiale. Fatto sta che tutte queste sono, come Caterina, vittime della frustrazione dell’ impotenza maschile, quel sentimento che è ancora tra di noi, nella porta accanto, e con lui altre potenziali 'streghe'.”

L'ambiente musicale viene spesso accusato di maschilismo, voi cosa ne pensate?

“Mi chiedevo durante la scrittura del disco quante compositrici o direttrici d'orchestra di musica eurocolta conoscessi. Voi? Credo che già qui ci sia la risposta. Non è stata data educazione, non è stata data voce, 'tacet mulier in ecclesia'! In ambito popular le cose stanno cambiando, già da tempo, pensiamo a Carla Bley, Rosa Balistreri e le tante altre songwriter. In musica, a differenza di altre espressioni artistiche, ci si espone con voce e corpo, in diretta, nel momento stesso in cui l'arte si manifesta. Non si scrive o dipinge nell'isolamento di una stanza evitando l'esposizione pubblica della propria fisicità nell'atto del creare e performare. Quindi 'fare musica' espone il femminino e può essere molto fastidioso per la colta e maschilista cultura occidentale.”

La distribuzione di “Mysoginia” è internazionale? Avete preferito una distribuzione tradizionale o digitale?

“È distribuito nel mondo da MA.RA.CASH records e in Italia da SELF. Si può quindi trovare nei negozi Feltrinelli e Mondadori in tutta Italia. Sul web si può scaricare da tutte -taglio2- le piattaforme che gestiscono musica on line. Quindi abbiamo optato per una distribuzione a 360 gradi in accordo con la nostra etichetta che è appunto la Maracash.”

Quanto seguito avete all'estero? In particolare quali paesi amano la vostra musica?

“All’estero siamo seguiti molto in Giappone, che apprezza molto e da sempre sia il taglio classico della nostra musica sia il cantato in italiano. L’idea e la speranza di andare laggiù ad esibirci è un po’ il nostro sogno nel cassetto e spero che un giorno si avvererà. Per il resto del mercato internazionale c’è un po’ il problema della lingua italiana che frena ma in ‘Mysoginia’ abbiamo deciso di inserire tre brani cantati in inglese. Staremo a vedere come andrà!”

Invece in Italia qual è la situazione della scena prog? Come vedete il panorama musicale nostrano: la situazione è critica o c'è ancora speranza?

“La scena prog italiana è rimasta pressoché ancorata al passato. I fan di questo stile di musica sono gli stessi che negli anni settanta andavano ai concerti di gruppi come i New Trolls, la PFM, il Banco, Le Orme, gli Osanna e altri. Questo genere era considerato una propaggine colta del pop, una forma di musica leggera con interventi di parti più classiche o jazz al suo interno che tentava di allontanarsi dalla forma canzone proposta annualmente dal Festival di Sanremo o dal Cantagiro. Ora, a distanza di più di quarant’anni, le nuove generazioni, a meno che non siano anch’essi musicisti, non sono più interessati ad ascoltare questa musica che trovano difficile e erroneamente 'barocca' anche perché completamente veicolati nelle loro scelte dai vari talent show. Quindi per una band come Syndone che cerca di svecchiare questo genere è oltremodo difficile imporsi sul mercato; da una parte non veniamo capiti dalla vecchia generazione perché proponiamo una nuova visione del prog, dall’altra non veniamo capiti dai giovanissimi perché siamo distanti anni luce dai vari Fedez, Rovazzi e Young Signorino.”





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