Con “Mareducato” ancora una volta il poliedrico artista è riuscito a convincere pubblico e critica. Un concept album nuovo, intenso e inevitabilmente profondo…
A primo impatto, quando lo incontri Gio Evan incute un po’ di timore. Forse perché la grandezza del suo animo la senti, la percepisci. È un fiume in piena, un groviglio di pensieri e parole che ti lasciano ammaliato e senza fiato. Così come la sua mucica. Gio ci presenta “Arnica” il suo nuovo singolo, scritto da lui e prodotto da Katoo che è parte del nuovo album “Mareducato” in uscita 12 marzo. -taglio-Un album realizzato in due parti. Nella prima ci sono dieci canzoni che rappresentano le tappe di un viaggio immaginario dalla riva al profondo del mare, dove ogni fase è uno stato d’animo, conoscenza di sé stessi e dei propri limiti. Nella seconda parte Gio dà spazio all’arte poetica recitando dieci poesie inedite accompagnate dalla musica. Il 16 marzo l’autore ha anche il suo nuovo libro di poesie “Ci siamo fatti mare” edito da Rizzoli. Sei un personaggio eclettico un poeta alternativo. Sanremo è quanto di più c’è mainsteam nella cultura italiana, come si conciliano queste due anime. “Io non ho una cultura italiana. Vendo dalle indie, ho attraversato altre terre che mi sono state madri e padri. Ho spesso barattato la genitorialità che avevo davanti. Ho vissuto una famiglia allargata. Non ho mai visto e sentito Sanremo, ne ho sempre sentito dire. E per questo faccio mea culpa. Ho scoperto invece che è molto bello. Io rispondo presente all’appello di quello che trovo davanti. Vedo un palco, una storia dietro, persone buone che gestiscono la situazione e che mi invitano a professare le mie parole e accetto. Cosa è poi il mainstream, esiste l’indipendente? Dipendiamo tutti da qualcosa in realtà. Siamo schiavi della vita, ed è una schiavitù magnifica che ci rende liberi solo quando siamo consapevoli che siamo esili. Quindi ben venga questo mainstream se invita ad unire tante persone, basta stare tutti staccati a fare le prime donne.” Il filo conduttore di “Arnica” il tuo singolo è questo tempo che passa. Lo vedi come un’ossessione o una preoccupazione oppure una celebrazione? “Il tempo prima lo capiamo e meglio è che non esiste. È una comodità che ci palleggiamo su questo pianeta. A me non interessa facilitare il mondo ma approfondire la vita. Quello di cui parlo io non è un tempo ma è salvare i momenti in cui tu ti sei conformato a quella evoluzione spirituale. Noi siamo fatti di momenti che tutti sommati riconducono all’esperienza che è quello che fa di noi persone. Io salvo questi momenti qua. Vado molto veloce con la testa e ho bisogno di salvare e ricordarmi delle cose. Anche il nostro carattere deriva dai traumi che abbiamo vissuto per esempio.” Come riesci a confondere e trasformare la tua poesia in musica e viceversa? “C’è una legge induista che dice tutto in uno e uno in tutto. In realtà è così. l’albero della creatività è sempre quello, i frutti sono sempre diversi, i rami di nord si godranno la tramontana, i frutti di est spiegheranno all’altro cos’è l’alba. Ma il frutto è sempre quello poi. E così è con l’arte., se noi diamo ascolto alla frutta ci perdiamo ma proviamo a restare dentro nel tronco e ai rami e alle radici. Musica e poesia sono delle alleate che vanno sul tronco dell’umore e in base a quello nasce la scrittura. La scrittura è pensiero e prende a volte un po' di musica a volte un po' di poesia.” Cosa provi prima di salire su un palco? “Spesso provo panico. Quando una persona sale sul palco secondo me ha il dovere di essere felice.-taglio2- Dovremmo avere gratitudine. Ma noi non siamo così liberi, i nostri canali ricevono il panico e questo distrugge lo zen. Dobbiamo accettare anche le nostre guerre interiori.” La tua musica e la tua poesia è molto trascendentale e spirituale. Quanto sei religioso, e credi in un essere superiore? “Faccio una citazione dicendo “io non credo che Dio esiste, io so che Dio esiste”. Io mi definisco più spirituale che religioso. La religione è più umana la spiritualità ce l’hai dentro o non hai. Esistono persone senza anima, io la mia la riguardo.” Il video di “Arnica” ha un significato molto intenso e riguardo al messaggio che trasmette secondo te siamo diventati più deboli perché spaventati o siamo solamente più sensibili ora? “Non lo so cosa stiamo diventando. Forse siamo più deboli perché stiamo dimenticando la fragilità. Si diventa deboli quando non si ammette a noi stessi che non siamo questi aiutanti e giganti. Dentro di noi c’è l’essere giganti ma anche tanta fragilità, delicatezza, tenerezza. Questo succede quando smettiamo di esercitare le opere prime celesti, quelle che dettano i testi sacri. Si fragile dentro di te, vai a pregare in camera non davanti gli altri, non farti mai grande. Noi soffriamo di manie di grandezza ma abbiamo mani piccolissime. È un piccolo difetto di fabbricazione nostro. Io con questo video avevo solo un’immagine chiara che è quella che il pianto mette d’accordo tutti gli umori, le emozioni, i sentimenti perché è l’apice non ci si può spingere più avanti. Piangiamo di gioia, felicità, paura, panico, mancanze. Fi quanti pianti siamo fatti? Un pianto liquido salino che quando esce da dentro di noi ci ricorda che dentro abbiamo un mare incredibile. Quando piangiamo è impossibile essere falsi siamo noi siamo veri.” Nel testo di “Arnica” dici che anche il granello di sabbia può ritornare roccia. Questo fa pensare molto al periodo che stiamo vivendo. È così? “Federico Fellini diceva “Sono autobiografico anche quando parlo di una sogliola”. Questa frase mi fa impazzire. Io sono spirituale anche quando lavo i piatti, vengo da quella educazione li. La spiritualità non ti porta ad analizzate giusto o sbagliato ma semplicemente è. Da grande vorrei essere una è con l’accento. C’è questa pomata astrale di cui noi ci stiamo dimenticando, questa cosa paura. Per ogni cosa che facciamo siamo giudicati, siamo sempre pronti a uccidere una persona senza metterci nei panni degli altri, siamo sempre pronti a lottare contro gli altri e mai contro noi stessi. La mia canzone è tutto l’opposto. C’è un mondo dentro del quale dobbiamo prenderci cura altrimenti diventiamo delle bestie. Dobbiamo prenderci cura dei nostri piani sottili, non è solo l’arnica montana che ci serve ma anche quella strale. Dobbiamo ritornare a chiederci come stai?”