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Musica autentica

di Gaetano Magliano

Numero 233 - Settembre 2022

La voglia di guardarsi dentro e di uscirne più forti e consapevoli di prima nel nuovo album “Eppure adesso suono” di Barreca


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Preceduto dal fortunato singolo “Scirocco”, l’album “Eppure adesso suono” è stato uno dei grandi protagonisti di questa estate appena passata. Caratterizzato da incontri musicali importanti, sfociati poi in collaborazioni come quelle con il cantautore Mauro Ermanno Giovanardi (che ha preso parte al brano “Ma anche d’amore”), -taglio-fino alla già collaudata connessione artistica con il cantante Peppe Voltarelli (in “Che fortuna!”), il disco racchiude e concilia due diverse anime, una di carattere etnico che si esprime attraverso sonorità mediterranee, l’altra con tratti più sofisticati. Il risultato, arrangiato e prodotto da Riccardo Anastasi, con testi e musica a cura di Benedetto Demaio, è un mix vincente che si presta alla perfezione all’espressione di riflessioni intime e personali, oltre a presentarsi come un prodotto musicale di grande livello. “Eppure adesso suono”: come nasce questo titolo e nonostante cosa, adesso, ti ritrovi a suonare? “È un verso della prima canzone dell’album, Verso me. Si tratta di un brano che rappresenta un passaggio, tra il primo e il secondo disco, e quindi tra le atmosfere personali che li hanno contraddistinti. È una riflessione con me stesso, un “guardarsi” alla luce di nuove consapevolezze. Quell’ “eppure” fa riferimento ai dubbi, alle difficoltà che ognuno affronta: attraverso e malgrado questi ci si ritrova, se si sceglie la via dell’autenticità, che per me è rappresentata dalla musica. La musica è stata l’àncora di salvezza e la strada che mi sono scelto. In essa mi riconosco. Quindi è un’affermazione carica di significati e di speranza, come spero che sia tutto l’album.” Il disco si presenta come un progetto avente una duplice anima: quali sono questi tuoi estremi e come sei riuscito a mitigarli e a conciliarli? “Il disco nasce dalla collaborazione di tante persone a me affini, quindi si può dire che ha tante anime in tutti i sensi. In questo album c’è molta voglia di sperimentare e di osare, più accentuata rispetto al primo disco. Qui c’è stato un lavoro profondo sulle musiche, su sonorità nuove per me, quelle più legati allo stile etnico, all’uso anche di strumenti tradizionali, ma allo stesso tempo aperta alle contaminazioni a generi diversi. Si vede molto in brani come Scirocco, Mercurio, Che Fortuna!, ma anche in Ma Anche d’Amore, che è un brano essenzialmente recitato. Abbiamo cercato di tenere un equilibrio con brani forse più immediatamente riconoscibili, ma anche con testi con tematiche legate all’attualità. Credo che la chiave che tiene insieme tutto sia un po’ la mia voglia di interpretare sentimenti e sensazioni che sono miei ma allo stesso tempo di tanti altri. Ho prestato la mia voce a questo esaltante mix di voci e suoni che ho sentito intorno a me.”-taglio2- Avevi già collaborato con Peppe Voltarelli esibendovi insieme la scorsa estate; com’è stato incontrarlo nuovamente per questo nuovo capitolo? “Peppe Voltarelli è un grande amico, ha sostenuto fin dal primo album il mio percorso, abbiamo cantato insieme ed è stato emozionante. La collaborazione è arrivata in modo del tutto naturale, il brano nasce da quelle tipiche serate tra musicisti, a fine concerto, quando si sta in una dimensione magica, sospesa tra esaltazione e malinconia. Alla fine è la fortuna di questo lavoro, che è sempre una passione, che ti porta lontano, ti sfinisce, una fortuna miseranda che lascia “nudi e senza pudore”.” E la collaborazione con Mauro Ermanno Giovanardi? Come si è creata la sinergia in studio? “Mauro Ermanno Giovanardi è sempre stato un mio punto di riferimento, la sua voce, il suo modo di fare musica sono per me, che ho studiato canto e la storia della canzone d’autore, italiana, dei modelli. Ha accettato il mio invito a partecipare a un mio concerto in Calabria lo scorso dicembre, ed è stato un incontro molto intenso. Ci siamo lasciati con l’idea di fare qualcosa insieme e quando abbiamo scritto Ma Anche d’Amore, un brano molto diverso, teatrale, abbiamo pensato a lui, che è un maestro della contaminazione di generi. Lavorare con Mauro è stato facile, una grande sintonia dal lato umano e professionale che avevamo già sperimentato. Spero di avere altre occasioni di salire sul palco con lui.” A livello di sonorità, il disco si pone come viaggio itinerante tra origini e aspirazioni: qual è la meta finale? “Forse non esiste una meta. Il viaggio è sempre la cosa più importante. La musica lo è, se si ponesse un limite, un arrivo, non sarebbe quello che rappresenta per tutti noi musicisti. Con la musica ci lanciamo verso nuove dimensioni, quello che vogliamo è coinvolgere gli altri. Sentire che le proprie parole, pensieri, le emozioni che trasmetti con la voce, con gli accordi, diventano parte anche degli altri, è la cosa più sorprendente ed esaltante. Ecco, arrivare all’anima delle persone, forse è solo questa l’unica meta.”





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