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Museo Ascione

di Yvonne Carbonaro

Numero 258 - Marzo 2025

Le antichissime origini della glittica


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Napoli conta, oltre ai suoi tanti meravigliosi musei statali e comunali, vari musei privati. Tra questi il Museo Ascione. La Casa Ascione ha le sue origini durante il regno di Ferdinando II di Borbone.



Le prime realizzazioni erano di ispirazione neoclassica. In centocinquanta anni ha seguito le tendenze del gusto e della moda nei settori dell’oreficeria e gioielleria fino al design moderno e al contemporaneo anche per accessori da accoppiare alle creazioni di alta moda nelle sfilate. Nel centro di Torre del Greco venne aperto nel 1902 il laboratorio e i suggestivi saloni, dove è illustrata la storia dell’azienda. L'impresa crebbe sia per dimensioni che per fama internazionale, ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti internazionali. Oggi siamo alla quarta generazione che, dal 2001 a Napoli, nella prestigiosa sede al secondo piano di un edificio della Galleria Umberto di fronte al Teatro di San Carlo, presenta il suo Museo di coralli e cammei storici. Nella sezione di tipo didattico vengono mostrati rami di corallo di diversa provenienza e tipologia, gli antichi sistemi di pesca e gli utensili per la lavorazione, collane nei vari tagli, stili e colori, i mercati di destinazione. Molto interessante lo spazio dedicato alla lavorazione del cammeo: le conchiglie, gli strumenti, le fasi di lavorazione, i pezzi realizzati. Ci piace ricordare che la lavorazione del cammeo, la glittica, cioè l’incisione su gemme ha origini antichissime, risalenti agli scarabei egizi e alla civiltà micenea. Col passare del tempo si sono realizzate le incisioni sia a basso che ad altorilievo sulla steatite, sull’alabastro e la serpentina, ma anche sulla ceramica, sul calcedonio, sulla corniola e sull'onice, infine sul vetro, il diaspro, il turchese, la malachite, il corallo e su materiali a più strati. Anche Etruschi, Fenici e soprattutto Greci praticarono quest’arte. Uno dei pezzi di maggior fattura artistica è la Tazza Farnese risalente al regno Tolemaico d’Egitto. Sono di epoca romana il Gran Cammeo di Francia, del 25 a. C., la Gemma Augustea, in onore di Ottaviano Augusto e il meraviglioso Vaso Blu con amorini di Pompei. I Romani innovarono il processo: utilizzando macchinari semplici lavoravano all’abbozzo per poi rifinire i dettagli a mano con un bulino in ferro o bronzo. Il Rinascimento riscoprì il fascino del cammeo dimenticato nel medioevo e cominciò la produzione su vari tipi di conchiglia. Il gusto del cammeo di diffuse in Italia e poi nell’Inghilterra di Elisabetta I e infine in quella vittoriana di cui esistono collane e tiare con cammei preziosamente montati.

Nel periodo napoleonico il cammeo di gusto neoclassico fu molto amato come ci testimoniano la tiara di Giuseppina Beauharnais, oggi indossata dalla regina Vittoria di Svezia; la tiara di Giuseppina Bonaparte regina di Napoli; il pettine di Paolina Borghese. Nell’800 tale arte si sviluppò a Torre del Greco grazie all’arrivo di enormi quantità di conchiglie provenienti dall’Africa, così che la cittadina divenne la indiscussa “Capitale Mondiale del cammeo”, intrecciandosi con la lavorazione già attivissima del corallo. Al corallo fin dall’antichità erano state attribuite virtù terapeutiche e apotropaiche oltre che energetiche e di buon augurio. Ancora a Napoli gli aristocratici donavano alle balie dei propri figli collane e orecchini di corallo rosso perché “favorisse la produzione del latte” e il cornetto di corallo rosso è tuttora visto come portafortuna. Nel Settecento i marinai di Torre del Greco si affermarono nella pesca del corallo “cerasuolo”. (Le altre tonalità giungeranno poi dalla Sicilia e dal Giappone.) Carlo e Ferdinando di Borbone favorirono lo sviluppo della marina e delle arti manifatturiere. Nel 1790 fu instaurato il Codice corallino che riordinava le leggi sulla pesca del corallo. Due anni dopo fu istituita la Real Compagnia del corallo e una Real Fabbrica a Torre del Greco. È poi del 1878 l’istituzione di una scuola pubblica dedicata alla formazione dei giovani orafi del corallo. Vennero realizzate creazioni sempre più preziose. Tra i primi laboratori è da annoverare proprio quello della famiglia Ascione, già armatori di “coralline” con il capostipite Domenico. Nel 1855 il figlio Giovanni decide di dedicarsi all’arte corallina riuscendo a far conoscere il marchio in tutto il mondo e diventare fornitori ufficiali prima dei Borbone e poi dei Savoia. Nel 2001 la famiglia Ascione ha inaugurato a Napoli lo spazio museale di cui si è detto con più di 300 gioielli in corallo e cammei, tartaruga, madreperla, ambra, che vanno dagli inizi del XIX secolo agli anni Quaranta del ‘900. La sede è anche un raffinato luogo di aggregazione culturale in cui si susseguono importanti incontri di arte, musica e letteratura.



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