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Montagne russe del cuore

di Teresa Pugliese

Numero 195 - Gennaio 2019

Esma racconta il gioco dell’amore, tra gioia sofferenza e malinconia


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La musica di Esma è un viaggio tra entusiasmo e introspezione, un lavoro di ricerca personale, che l’artista traduce attraverso il bianco e nero delle sue note. Attraverso le quattro tracce del suo album, nelle quali prende forma il mondo di ESMA, viene raccontato un amore vissuto, voluto e sofferto, tra passato, presente e futuro. Le note del cantautore torinese raccontano sonorità che spaziano dal classico al moderno, dalla canzone d’autore italiana al soul. All’inizio del 2015 Esma inizia un lungo viaggio, partendo con un biglietto di sola andata per viaggiare e crescere come artista. Fa tappa in Australia, Asia e in molte città europee vivendo di busking e vendendo per strada più di 2000 dischi in tre anni. Un’esperienza che gli cambia la vita. Il 26 ottobre 2018, arricchito da questa forte esperienza umana e professionale, torna con il nuovo video “Tempesta”, che anticipa l’uscita dell’EP “EP Ending”. Questo progetto musicale racchiude quattro tracce che raccontano altrettante quattro storie d’amore, che sono però finite male, contraddistinte da stati d'animo molto diversi fra loro.-taglio-

Il tuo album parla di storie d’amore finite male, c’è qualcosa di autobiografico in quello che hai scritto?

“Sì, una delle quattro tracce è autobiografica, si tratta del singolo uscito a fine ottobre che si intitola ‘Tempesta’. Le altre le ho create immaginandole, lavorando di fantasia, non c’è un granché della mia vita se non in alcuni particolari nella sceneggiatura. ‘Tempesta’, invece, parla di un amore veloce, canto un esperienza di viaggio con un entusiasmante e traumatico inizio ed una fine rapida e veloce, un po’ come dire ‘sembrava fosse amore e invece era un calesse!’.”

Hai passato molti anni all’estero per lavoro, cosa ti ha lasciato questo tempo fuori dall’Italia?

“Mi ha lasciato innanzitutto la padronanza di saper gestire il pubblico suonando in strada, che è una cosa che ancora non avevo così ben acquisito, in quanto nella mia precedente esperienza di concerti, festival e concorsi, non mi sono mai trovato in un reale contatto, così vicino. In questo modo sei a tu per tu con la strada, con gente di tutti i tipi. È un pubblico molto più vasto e anche più eterogeneo. È tutta un arte di creazione di un proprio show, un punto di luce che emani e che magnetizza. Questa cosa l’ho imparata facendola quotidianamente, costantemente. Un po’ come i diari adolescenziali in cui riversi i tuoi pensieri, le tue emozioni, le tue paure, la musica è la stessa cosa: ha in più il fatto che le note, essendo nella loro dualità maggiore e minore, riescono a farti andare o verso la gioia o verso la felicità e allo stesso tempo verso la malinconia con le sue note minori.”-taglio2-

In questo Ep spazi dal classico al moderno, dalla canzone italiana d’autore al soul, ma qual è la musica che senti più tua?

“Sento sicuramente di più il cantautorato quello di matrice soul-pop, ritengo sia più mio, nel senso che quando ho iniziato a comporre l’ho fatto poggiandomi al classico almanacco da chitarrista da spiaggia, con Battisti, Lucio Dalla, Zucchero, quindi risulta più spontanea, immediata, poco ragionata. Parlo del cantautorato italiano che però ha una estrazione statunitense. I testi italiani non hanno nulla da invidiare ai grandi artisti e compositori di oltreoceano a mio avviso. L’italiano in questo caso è rimasto un po’ penalizzato per non essere stato in grado di essere trasportato all’estero, ma effettivamente siamo a livelli altissimi. Negli anni settanta e ottanta abbiamo avuto dei cantautori che hanno regalato dei veri gioielli al nostro paese.”

Musicalmente parlando hai qualche sogno nel cassetto?

“Innanzitutto sogno delle collaborazioni, mi piacerebbe tantissimo collaborare con artisti che amo e stimo come per esempio i Verdena, una band rock con una qualità musicale e compositiva fenomenale, uno dei miei sogni sarebbe proporre dei brani composti da me e farli arrangiare seguendo il loro stile. Un po’ come De Andrè fece con la PFM, quindi riprendere quella strada del cantautore che si appoggia a una serie di musicisti e strumentisti. Allo stesso tempo mi piacerebbe tanto collaborare con un orchestra vera e propria di musica classica, fiati, archi, viole, e tutto quello che può essere un coro gospel al mio fianco, sarebbe un sogno favoloso!”





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