Donne moderne
Ancora una volta osannata per la bellissima interpretazione in “Beetlejuice Beetlejuice”, ci facciamo raccontare qualcosa in più di come è stato lavorare con Tim Burton e del suo personaggio “complesso e affascinante”
È senza dubbio una delle attrici italiane più amate al mondo, simbolo di sensualità e fascino senza tempo. Monica Bellucci, che lo scorso 30 settembre ha spento sessanta candeline sulla sua torta, è stata una delle protagoniste dell'ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, dove ha presentato il film horror “Beetlejuice Beetlejuice”, mano nella mano con il suo nuovo compagno: il regista Tim Burton. Una vita da favola, quella dell'attrice originaria di Città di Castello, ridente cittadina in provincia di Perugia. Dopo il suo esordio nel mondo della moda alla fine degli anni Ottanta, Monica si rende ben presto conto che è il cinema la sua passione più grande divenendo in tempi record la musa dei produttori più quotati del mondo della settima arte. Una carriera, quella di Monica, che cresce di anno in anno, soprattutto quando decide di trasferirsi in Francia anche per l’amore che la lega fino al 2013 all’attore Vincent Cassel da cui ha avuto due figlie, Deva e Léonie. I Globi d’Oro, i Nastri d’argento e i David di Donatello per le sue interpretazioni le consentono di far cambiare idea anche ai critici più scettici nei suoi confronti, persino quelli che a inizio carriera l'avevano frettolosamente etichettata come l'ennesima modella che, terminati i propri impegni sulle passerelle, tentava invano un'evoluzione nel mondo della recitazione. Nel corso degli anni, la Bellucci ha preso parte a svariati film di notevole successo internazionale: da Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola a Malèna di Giuseppe Tornatore passando per “Matrix Reloaded” e “Matrix Revolutions” di Larry e Andy Wachowski e La passione di Cristo di Mel Gibson oltre a pellicole destinate a far discutere a causa delle scene di violenza in esse contenute, come “Irréversible” di Gaspar Noé. Oggi, Monica Bellucci, oltre che il grande successo lavorativo, si gode la ritrovata serenità sul fronte sentimentale. Monica, cosa ha significato per lei far parte del cast di Beetlejuice, Beetlejuice e lavorare con Tim Burton? “Per me è stato un vero onore essere parte di questo cast e far parte del mondo di Tim Burton. Tim è un artista straordinario, un regista capace di creare situazioni che sono contemporaneamente fantastiche, spaventose e divertenti. Lavorare con lui è stato un viaggio incredibile.” In che modo Tim Burton ha influenzato la sua interpretazione di Delores? “Tim ti permette di esplorare aspetti del tuo personaggio che non avresti mai immaginato. Mi ha aiutato immensamente a costruire il mio personaggio, Delores, che più che un mostro, è una creatura complessa e affascinante. Adoro la sua dualità: è crudele e affascinante allo stesso tempo, e pericolosa in modo irresistibile.” Cosa rappresenta per lei questa dualità del personaggio? “Per me, Delores è una metafora della vita stessa, perché tutti noi portiamo con noi delle cicatrici emotive. Questo personaggio mi ha permesso di esplorare quel lato oscuro ma anche di celebrarlo, perché è una parte di ciò che siamo come esseri umani. Delores è forte e resiliente, e attraverso di lei, ho potuto riflettere su come affrontiamo le nostre stesse ferite.” Delores, ha una presenza fisica molto particolare. Come si è preparata per interpretarlo? “Interpretare Delores ha richiesto un lavoro fisico molto specifico. Una delle scene più iconiche è quella in cui il mio personaggio si ‘ricompone’.” Ci può raccontare di più su come ha affrontato questa scena? “Per realizzarla ho dovuto imparare una coreografia che richiedeva movimenti quasi da mimo. Era come muoversi come una bambola di pezza rotta, con gesti studiati per sembrare allo stesso tempo fragili e inquietanti. Questo aspetto del ruolo è stato affascinante perché mi ha permesso di esplorare nuove forme espressive.” Quanto è stato importante questo lavoro fisico nella sua interpretazione? “Questo lavoro fisico ha dato a Delores una presenza ancora più potente sullo schermo. Ogni movimento doveva essere preciso, quasi meccanico, per trasmettere quella sensazione di disconnessione dal proprio corpo che Delores vive. È stata una parte cruciale della mia performance.” Il film esplora anche le relazioni tra tre generazioni di donne. Cosa pensa di questo aspetto della storia? “Uno degli elementi più significativi di ‘Beetlejuice Beetlejuice’ è proprio la rappresentazione di tre generazioni di donne che, nonostante le loro differenze, si amano e si supportano a vicenda.” Come vede il legame tra queste donne? “Anche quando litigano o sono in contrasto, c'è sempre un legame profondo che le unisce. Credo che questo sia un messaggio incredibilmente potente, soprattutto in un momento storico come questo, in cui le donne stanno riconsiderando il loro ruolo nella società e nel mondo del cinema.” Pensa che questo messaggio arrivi al pubblico in un momento particolarmente significativo? “Assolutamente. Il film non solo celebra la forza delle donne, ma anche la loro capacità di essere complesse, sfaccettate e reali. Questo aspetto della storia arriva in un momento molto importante, e spero che il pubblico possa vedere questo film come un incoraggiamento a costruire relazioni più forti e a valorizzare il sostegno reciproco, nonostante le difficoltà.” Passando alla sfera privata: con le tue figlie Deva e Léonie che mamma sei? “Stiamo vivendo indubbiamente un periodo storico particolare che porta con sé tanti ostacoli e difficoltà. Credo che mai come ora abbiamo la possibilità di insegnare alle più giovani il significato e l’importanza della comunicazione e della libertà personale. Io con le mie figlie ho sempre cercato di essere un po’ amica oltre che madre. Sono convinta che sia proprio grazie all’intimità e alla collaborazione tra noi donne che riusciamo a crescere: insieme, ne sono sicura, si va più lontano.”