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Minacce e aggressioni nel mondo sanitario

di Alfredo Salucci

Numero 236 - Dicembre-Gennaio 2023

Non passa giorno che giornali, radio e televisioni non riportino o parlino di minacce e di aggressioni a medici e infermieri e, paradossalmente, proprio la frequenza di queste notizie ha fatto calare l’interesse e lo sdegno per questo problema


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Non passa giorno che giornali, radio e televisioni non riportino o parlino di minacce e di aggressioni a medici e infermieri e, paradossalmente, proprio la frequenza di queste notizie ha fatto calare l’interesse e lo sdegno per questo problema.-taglio- Così deve accadere qualcosa di grosso per far sì che ritorni l’attenzione e l’indignazione dell’opinione pubblica su questo tema spinoso. Intanto la situazione di medici e paramedici continua a peggiorare. Secondo stime attendibili oltre il 60% degli operatori della sanità ha riferito di essere stato vittima di aggressioni, di cui oltre il 30% sono state di natura fisica. I sanitari maggiormente esposti sono quelli che lavorano nei Pronto Soccorso e sulle ambulanze del 118. Va detto che molte aggressioni, in particolare quelle verbali, non sono denunciate, per cui il loro numero è molto più alto di quello riportato dalle casistiche. Questo fenomeno è in crescita ovunque, sia negli ambulatori pubblici che di medicina generale, ma il picco delle aggressioni si registra nei nosocomi, tanto che lo Spallanzani di Roma ha prodotto un manuale per i propri sanitari dove vengono illustrate le tecniche da utilizzare per rasserenare i pazienti e i loro familiari. Tra le raccomandazioni la prima è quella di mantenere un comportamento tale da ridurre l’aggressività del paziente e dei suoi congiunti, ossia mostrarsi tranquilli e non rispondere alle minacce. Inoltre si consiglia di usare un tono basso di voce, il manuale non tralascia nemmeno di dare suggerimenti sulla postura da tenere, adottando quella che comunica una maggiore disponibilità al dialogo. Ancora, si sconsiglia di guardare fisso il paziente negli occhi, cosa che potrebbe essere erroneamente interpretata come un atto di sfida. In pratica questo manuale è un vero e proprio vademecum sul comportamento da adottare da parte di medici e infermieri per ridurre al minimo la possibilità di essere aggrediti. Ora, se da una parte non si può che plaudire a questa iniziativa, dall’altra ci chiediamo perché gli addetti a un lavoro tanto delicato che necessita della massima serenità, per gestire al meglio situazioni a volte disperate,-taglio2- devono preoccuparsi nello stesso momento anche della loro incolumità, cosa che può peggiorare la qualità della prestazione, aumentando il rischio di commettere errori anche fatali. Così, per medici e paramedici oltre al lavoro stressante in un Pronto Soccorso o su un ambulanza del 118, oltre al rischio di essere aggrediti o minacciati verbalmente, o addirittura picchiati, bisogna considerare anche il rischio molto elevato, a causa di queste condizioni di lavoro, di essere denunciati e condannati per malpractice.
Gli Ordini dei medici hanno fatto sentire forte la propria voce, e non sono mancate le querele, ciò nonostante le cose non sono cambiate. Anche il disegno di legge del Ministro della Salute n. 867-B, approvato il 5 agosto del 2020 in via definitiva dal Senato: “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, che rende più severe le pene previste dal codice penale per chi commetta atti di violenza nei confronti di medici e di operatori sanitari in genere, non ha prodotto significativi miglioramenti. Così come la nuova legge che introduce la perseguibilità d’ufficio, e non più a querela, nei casi di percosse. Un altro passo in avanti è stato fatto il 13 gennaio 2022 quando, quando il Ministero della Salute per contrastare ogni forma di violenza sugli operatori sanitari, ha creato un Osservatorio nazionale per la sicurezza degli operatori sanitari e socio-sanitari. Funzionerà? Si spera di sì. Al momento, il problema resta irrisolto, cosa che rappresenta una ulteriore causa di allontanamento dei medici dal Pronto Soccorso e dall’emergenza. Senza opportuni e immediati provvedimenti, il rischio di restare a breve senza sanitari da destinare in questi posti è molto alto.





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