Simboli e rimandi, segni criptici e sintetici, figure intriganti e imperscrutabili, popolano le opere di Mimmo Paladino
Sannita di nascita, milanese d’adozione (solo per alcuni anni) e da sempre, cittadino del mondo dell’Arte universale. Diplomato al Liceo Artistico di Benevento: pittore, scultore, disegnatore, scenografo e regista, un Artista poliedrico, per non dire rinascimentale, sperimentatore dai molteplici interessi, innovatore e precursore di nuove forme espressive.-taglio- Paladino, molto apprezzato dal grande pubblico e osannato dalla critica internazionale, esordisce sulla scena dell’arte contemporanea già alla fine degli anni Sessanta. Inizia la propria ricerca attraverso la fotografia, associata spesso al mezzo a lui tanto congeniale: il disegno. Espone, per la prima volta, a Caserta (1968), presentato da un altrettanto giovane Achille Bonito Oliva. Critico, che lo affiancherà nel corso di tutta la sua carriera e lo includerà nel nascente gruppo dei principali esponenti del movimento di Transavanguardia. Negli anni successivi, l’Artista parteciperà a numerose mostre in Italia e all’estero, tra le quali la Triennale Internazionale di Bratislava, l’evento che segnerà il punto di svolta nel suo percorso artistico. In quel periodo, Mimmo Paladino si trasferisce a Milano, dove partecipa attivamente alla fervida vita artistica della città meneghina. Esplora, di continuo, altre possibili vie alla ricerca di inediti linguaggi. L’opera “Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro” (1977) diventa un dipinto “epocale”, che evidenzia la dimensione intima e concettuale del “quadro” e del fare pittura. Dopo decenni di sperimentazioni con mezzi e materiali diversi, entrati prepotentemente nei territori delle arti visive, viene riproposta la riconquista dello spazio pittorico. Oggi, quel dipinto simbolico, segna un coraggioso ritorno alla pittura, alla manualità e soprattutto, alla figurazione che non teme attingere dalla realtà. Quadri e sculture, riconducibili a quel periodo, considerato un punto di cesura e di transizione, si possono considerare una sintesi dell’iconografia classica e di quella popolare. Di seguito, Paladino intraprende percorsi linguistici, talvolta sorprendenti, mescolando in modo inusuale le diverse tecniche tradizionali: dal disegno alla pittura, dalla scultura al mosaico, dai filmati all’ incisione. Linguaggi, che gli permettono, a pieno, di rappresentare il proprio “mondo interiore”: primordiale e mistico, magico e intimistico. Una interessante mostra, attualmente in corso al Palazzo Reale di Napoli (luglio-ottobre 2023), intitolata “Paladino. I 104 disegni di Pulcinella” testimonia il ritorno dell’Artista sannita ai temi dell’arte di tradizione popolare.-taglio2- Si potrebbe dire, che in questa occasione, Pulcinella “ritorna” a casa dopo aver peregrinato per il mondo. Con grandissima maestria, Paladino fa rivivere i suoi numerosi percorsi fra atmosfere inedite e iconografie conosciute, da Dante a Cervantes,, dedicandosi alla maschera- simbolo della propria terra. Pulcinella, una figura così folcloristica, talvolta anche fin troppo oleografica, rivive in questa occasione, grazie ad un’idea di Paladino, ispirata da una serie di disegni (del 1797) di Giandomenico Tiepolo, intitolata “Divertimenti per ragazzi”. Tiepolo si sofferma sulla maschera napoletana, offrendone una particolare interpretazione. L’Artista veneziano mette in risalto la forza di questa figura, che sta proprio nelle svariate sfaccettature e molteplici spunti che essa può offrire: quello dei tanti volti, quello della fame, della furbizia, dell’arguzia, dell’indolenza, del tragico, del comico e tante altre. Ma ciò, che lo rende diversa da ogni altra figura è la sua origine mitologica, che affonda le proprie radici nelle antiche farse atellane. Una caratteristica, che aiuta così di sfuggire a vari stereotipi, di cui è spesso una vittima. I disegni di Mimmo Paladino dedicati alla maschera napoletana, risalgono ai primi anni Novanta e sono in tutto 104: esattamente tanti, quanti quelli di Tiepolo. I Pulcinella dell’Artista beneventano hanno caratteristiche diverse dalle solite immagini: sono spesso scuri, morti e risorgenti, sfuggenti, appollaiati sugli alberi come bizzarri uccelli, persino gravidi. La sorpresa grande della mostra di Napoli, è in quel disegno, contrassegnato con il numero 105. L’opera rappresenta un Pulcinella “scudettato”, in ricordo del Campionato recentemente conquistato. Anche in questo caso, il personaggio popolare diventa un’opportunità, un’occasione per liberare mente e fantasia, facendo sprigionare una variopinta ed effervescente possibilità espressiva, che la maschera, da sempre, cela in sé.