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MIA CERAN

di Maria Paola Di Palma

Numero 236 - Dicembre-Gennaio 2023

Una carriera ricca di esperienze significative che l’hanno aiutata ad arrivare dov’è oggi, la giornalista e presentatrice volto di Rai 2 si racconta ai lettori di Albatros


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Nata in Germania, cresciuta fino all'età di 13 anni negli Stati Uniti d'America per poi trasferirsi a Roma, Mia Ceran è uno dei volti più noti del giornalismo e della televisione italiana degli ultimi dieci anni. Giornalista professionista dal 2011, ha conseguito il bachelor's degree in Business Administration presso la John Cabot University di Roma. -taglio- Dopo uno stage alla sede romana della CNN, la Ceran collabora con Mediaset per “Matrix”, talk di Canale 5, e “Studio Aperto”. Dal 2011 al 2013 ha lavorato per LA7, prima come inviata del programma economico “L'aria che tira” e poi per “In onda estate”. Passata nel 2013 su Rai 3, ha lavorato dapprima alla trasmissione “Agorà” conducendo nel 2015 e nel 2016, insieme con Alessio Zucchini, il programma di Rai 1 “Unomattina estate”. Nel 2016 Mia Ceran partecipa prima come opinionista, poi con una sua rubrica, a “TV Talk”, il talk show dell'ora di punta del sabato di Rai 3 condotto da Massimo Bernardini. Nelle stagioni televisive 2015-2016 e 2016-2017 prende invece parte come inviata e ospite fisso a “Quelli che il calcio”, condotto da Nicola Savino e la Gialappa's Band su Rai 2, per poi diventarne co-conduttrice nella stagione 2017-2018. Oggi la ritroviamo, invece, ogni pomeriggio su Rai 2 alla conduzione del programma “Nei tuoi panni”, noi di Albatros l’abbiamo incontrata per un’intervista esclusiva. Partiamo subito da “Nei tuoi panni” programma che la vede impegnata su Rai 2, com’è nata l’idea di un format come questo? “In realtà, appena mi hanno proposto di pensare ad un nuovo programma da proporre ho subito immaginato che il focus dovesse essere incentrato sulla famiglia, così… di getto. Riflettendoci, poi ho capito che niente fosse più affascinante e trasversale di un programma che raccontasse la famiglia, qualsiasi cosa essa sia, e con Roberta Briguglia – creative producer ndr. - abbiamo immaginato quindi un programma che possiamo definire una sorta di esperimento sociale: prendiamo una famiglia, intendendo per famiglia chi famiglia si sente, con le sue dinamiche, le sue incomprensioni e cerchiamo di entrare in quel meccanismo che si è inceppato, aiutando chi c’è dentro a guardarlo con occhi nuovi, mettendosi, appunto, per un giorno, uno nei panni dell’altro. L’idea è riattivare un po’ di empatia, un sentimento che dovremmo recuperare: viviamo nella bolla social dove è facilissimo giudicare ed essere giudicati senza approfondire quelle che sono le motivazioni delle persone.” Il giudizio è all’ordine del giorno, ed anche quando si hanno le migliori intenzioni può capitare di giudicare senza nemmeno rendersene conto… “Assolutamente sì, la differenza sta nel rendersene conto. Il giudizio fa parte dell’essere umano, e come ha detto lei spesso viene espresso senza nemmeno rendersene conto, però se si riesce per un attimo a concentrarsi non su sé stessi ma sulla reazione che ha l’altra persona alle nostre parole, allora si può cambiare rotta e magari guardare le cose da un punto di vista diverso. Conosce l’aforisma ‘Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. -taglio2- Sii gentile, sempre.’ Ecco, se ognuno si soffermasse su questo pensiero per un secondo prima di parlare forse molti conflitti potrebbero essere evitati.” Ha recentemente dichiarato che la televisione sta cambiando in maniera molto più veloce rispetto al passato, secondo lei a cosa si deve questo andamento? “La televisione è certamente un posto diverso da quello che era 20 anni fa, ma c’è da dire che anche quando io ho iniziato, ahimè è passato un po' di tempo, già si parlava di quanto fosse più bella, ‘più tutto’ la televisione di 20 anni prima! Purtroppo in Italia viviamo molto nel ricordo di quello che è stato, tant’è che per anni sono stati riproposti quelli che erano i cavalli di battaglia degli anni d’oro della televisione italiana che, però, quasi sempre non hanno riscosso lo stesso successo del passato. Da quando la nostra vita è stata assorbita dall’esistenza dei social network, è cambiata anche l’attenzione e l’interesse nei confronti della televisione. Adesso le persone vogliono qualcosa che sia rapido, che catturi la loro attenzione in breve tempo altrimenti subito cambiano e passano al canale o alla cosa successiva. I ritmi televisivi sono diversi, più veloci… basti pensare al fatto che anche delle icone della tv come Maria De Filippi o Fazio, hanno dovuto adeguare i propri programmi a questo nuovo modo di recepire l’informazione di qualsiasi natura essa sia.” A proposito di informazione rapida, lei è anche alla conduzione di “The Essential”, uno dei podcast più ascoltati dagli italiani… “Sì, e che dimostra esattamente quello di cui stavamo parlando prima. ‘The Essential’ è un podcast di informazione che ha la durata di 5 minuti, nei quali racconto le maggiori notizie dall’Italia e dal mondo in maniera concisa. Questo permette alle persone di essere informate senza fare il minimo sforzo: magari stanno facendo colazione, si stanno preparando per andare a lavoro o sono in auto, l’unica cosa che devono fare è ascoltare.” In questo contesto quindi così cambiato, cosa si sente di consigliare ai giovani che vogliono intraprendere la strada del giornalismo e della televisione? “Di essere fantasiosi e soprattutto di avere personalità senza, però, mai perdere di vista il fatto di dover rispettare il lavoro altrui e le persone che magari possono insegnare loro qualcosa. I ragazzi hanno molta creatività, ma devono ricordare che senza lo studio e il sacrificio il successo dura veramente uno schiocco di dita! Quindi meglio un ‘chi va piano va sano e va lontano’ piuttosto che un boom improvviso che, però, resta fine a sé stesso e non porta a nulla di continuativo.”





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