Tra poesia, narrativa e giochi di parole, il cantautore Maurizio Costanzo racconta esperienze di vita nel suo primo album “La faccia delle persone”
Attualmente in radio con “Mia madre ha il Parkinson”, secondo singolo del suo primo album “La faccia delle persone” (pubblicato dall’etichetta Parametri Musicali) e uscito in formato fisico,
in digital download e su tutte le piattaforme streaming, il cantautore bolognese Maurizio Costanzo scandaglia emozioni indissolubilmente legate alla sua vita, e lo fa con un linguaggio che attinge alla sfera immaginifica della lingua italiana. L’artista giunge a questo appuntamento discografico, di cui è autore sia dei testi sia delle musiche, evidenziando fin da subito una forte identità cantautorale e la ricerca verso nuove ispirazioni e sonorità indie. I brani, caratterizzati da una voce espressiva, accolgono influenze che spaziano dalla vena melodica di David Gray all’approccio musicale dei The National. Ne viene fuori un sound folk sensibile, che sembra preludere a un cammino introspettivo dell’artista, fatto di sguardi, dubbi e incertezze interiori. Nato grazie alla collaborazione con Roberto Costa, nota figura di riferimento della musica leggera italiana (arrangiatore e collaboratore storico di Lucio Dalla, Ron, Luca Carboni, Gianni Morandi), l’album contiene otto tracce. L’architettura acustica degli arrangiamenti, mai ridondanti e men che meno invasivi, permettono ai testi di veicolare senza alcun ostacolo messaggi chiari e discorsivi, come in “Biancaneve”, che racconta la forza interiore delle donne di fronte alle difficoltà, consapevoli che la ricerca della serenità, nonostante gli ostacoli e le dure prove della vita, è comunque sempre a portata di mano. La scrittura sensibile di “Mi perdo in un bicchiere” è probabilmente il vertice narrativo di questo disco: arpeggi di chitarra acustica sostengono una melodia malinconica, mentre la morbida ed eterea estensione vocale fa da contraltare a percussioni appena accennate e volte a impreziosire il tutto. Il brano “L’ultimo giorno” parla, invece, di un male comune a molte persone, prendendo di mira la società attuale che con i suoi ritmi di vita sempre frenetici ci costringe a trascurare la nostra serenità e il benessere fisico e mentale (“per perdersi senza un addio e cancellare l’odio dandosi la mano / scivolare lentamente nelle strade laterali che circondano la mente / vivere dentro un sogno / pensare come se fosse l’ultimo giorno”).
Maurizio Costanzo canta a voce spiegata, invitandoci a vivere una vita piena e a non chiudere le nostre esistenze nella scatola buia della depressione e dello stress. Il suggerimento è quello di staccare la testa e godere fino in fondo ogni singolo giorno, appunto, come se fosse l’ultimo. L’apatia e la tendenza ad accontentarci di ciò che ci viene dato senza pretendere altro fanno capolino tra le parole di “Tutto quello che rimane” (“la faccia delle persone / senza nome / senza pelle / senza lasciare tracce / senza lacrime alla fine si confonde / alla fine si nasconde dietro la speranza / in equilibrio sulla neve / in equilibrio nella rete”). Un testo da cui si evince la critica verso coloro che non hanno la forza di aprirsi al mondo e stanno seduti ad aspettare, incapaci di dare affetto agli altri. L’unica cosa che rimane è mostrare la parte più esteriore di se stessi: la faccia. Un elogio a quella forza interiore che per fortuna è patrimonio di molti e spesso ci spinge ad aiutare chi ha bisogno è al centro di “Mia madre ha il Parkinson” (“dimmi dove vuoi andare / senza chiavi senza strade senza mani / la vita ti fa ingoiare l’acqua rotta che affonda in un fiume / le scarpe non fanno rumore e la voce non riesce a dire / gli occhi senza guardare si muovono per farsi capire”). Un brano autobiografico nato dalla volontà di testimoniare una realtà vissuta in prima persona dal cantautore: una melodia commovente, quasi una colonna sonora a commento di un unico piano sequenza cinematografico che racconta l’esistenza fortemente provata di chi affetto da una malattia degenerativa ingoia rabbia e dolore, ma soprattutto rende inermi e impotenti coloro che gli stanno intorno.