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Metterci la faccia

di Marta Ramundo

Numero 259 - Aprile 2025

Tra poesia, narrativa e giochi di parole, il cantautore Maurizio Costanzo racconta esperienze di vita nel suo primo album “La faccia delle persone”


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Attualmente in radio con “Mia madre ha il Parkinson”, secondo singolo del suo primo album “La faccia delle persone” (pubblicato dall’etichetta Parametri Musicali) e uscito in formato fisico,



in digital download e su tutte le piattaforme streaming, il cantautore bolognese Maurizio Costanzo scandaglia emozioni indissolubilmente legate alla sua vita, e lo fa con un linguaggio che attinge alla sfera immaginifica della lingua italiana. L’artista giunge a questo appuntamento discografico, di cui è autore sia dei testi sia delle musiche, evidenziando fin da subito una forte identità cantautorale e la ricerca verso nuove ispirazioni e sonorità indie. I brani, caratterizzati da una voce espressiva, accolgono influenze che spaziano dalla vena melodica di David Gray all’approccio musicale dei The National. Ne viene fuori un sound folk sensibile, che sembra preludere a un cammino introspettivo dell’artista, fatto di sguardi, dubbi e incertezze interiori. Nato grazie alla collaborazione con Roberto Costa, nota figura di riferimento della musica leggera italiana (arrangiatore e collaboratore storico di Lucio Dalla, Ron, Luca Carboni, Gianni Morandi), l’album contiene otto tracce. L’architettura acustica degli arrangiamenti, mai ridondanti e men che meno invasivi, permettono ai testi di veicolare senza alcun ostacolo messaggi chiari e discorsivi, come in “Biancaneve”, che racconta la forza interiore delle donne di fronte alle difficoltà, consapevoli che la ricerca della serenità, nonostante gli ostacoli e le dure prove della vita, è comunque sempre a portata di mano. La scrittura sensibile di “Mi perdo in un bicchiere” è probabilmente il vertice narrativo di questo disco: arpeggi di chitarra acustica sostengono una melodia malinconica, mentre la morbida ed eterea estensione vocale fa da contraltare a percussioni appena accennate e volte a impreziosire il tutto. Il brano “L’ultimo giorno” parla, invece, di un male comune a molte persone, prendendo di mira la società attuale che con i suoi ritmi di vita sempre frenetici ci costringe a trascurare la nostra serenità e il benessere fisico e mentale (“per perdersi senza un addio e cancellare l’odio dandosi la mano / scivolare lentamente nelle strade laterali che circondano la mente / vivere dentro un sogno / pensare come se fosse l’ultimo giorno”).

Maurizio Costanzo canta a voce spiegata, invitandoci a vivere una vita piena e a non chiudere le nostre esistenze nella scatola buia della depressione e dello stress. Il suggerimento è quello di staccare la testa e godere fino in fondo ogni singolo giorno, appunto, come se fosse l’ultimo. L’apatia e la tendenza ad accontentarci di ciò che ci viene dato senza pretendere altro fanno capolino tra le parole di “Tutto quello che rimane” (“la faccia delle persone / senza nome / senza pelle / senza lasciare tracce / senza lacrime alla fine si confonde / alla fine si nasconde dietro la speranza / in equilibrio sulla neve / in equilibrio nella rete”). Un testo da cui si evince la critica verso coloro che non hanno la forza di aprirsi al mondo e stanno seduti ad aspettare, incapaci di dare affetto agli altri. L’unica cosa che rimane è mostrare la parte più esteriore di se stessi: la faccia. Un elogio a quella forza interiore che per fortuna è patrimonio di molti e spesso ci spinge ad aiutare chi ha bisogno è al centro di “Mia madre ha il Parkinson” (“dimmi dove vuoi andare / senza chiavi senza strade senza mani / la vita ti fa ingoiare l’acqua rotta che affonda in un fiume / le scarpe non fanno rumore e la voce non riesce a dire / gli occhi senza guardare si muovono per farsi capire”). Un brano autobiografico nato dalla volontà di testimoniare una realtà vissuta in prima persona dal cantautore: una melodia commovente, quasi una colonna sonora a commento di un unico piano sequenza cinematografico che racconta l’esistenza fortemente provata di chi affetto da una malattia degenerativa ingoia rabbia e dolore, ma soprattutto rende inermi e impotenti coloro che gli stanno intorno.



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