Arriva “Honey Birds”, album d’esordio del cauntautore italo-americano Joseph Martone
Ha letteralmente “triturato” musica e cultura di Italia e America, creando un proprio stile, ruvido e dolce ad un tempo: parliamo di Joseph Martone, che esce con “Honey Birds”, suo debut album da solista. -taglio-“Ho conosciuto due culture, una fortuna”, afferma il songwriter cresciuto nell’area metropolitana dell’Upstate New York e che prosegue il suo viaggio musicale intorno al mondo. Inizia a suonare grazie al fratello Mike, che segue in Italia. Poi una lunga carriera con il compianto cugino, Tom Aiezza, e con la sua affiatata band, The Travelling Souls, con la quale ha tenuto svariati concerti e registrato, nel 2015, un intenso ep dal sapore country-folk old style, “Glowing in the dark”. In “Honey Birds” lavora con due artisti di primo piano: il canadese Taylor Kirk, leader dei Timber Timbre (che ha curato anche la produzione artistica del disco) e con Ned Crowther (The Fernweh), collaboratore di lungo corso, co-autore di alcuni brani. L’album è pubblicato in Italia (FreakHouse Records), in Francia (InOuïe Distribution) e nel Benelux (Luik Music). ll disco è stato registrato fra Napoli e Montréal da Richard Reed Parry (Arcade Fire) con la regia di Pietro Amato, già musicista di Patrick Watson e Arcade Fire Bell Orchestre e The Luyas; e Antonio Feola. Il lavoro è stato poi masterizzato sempre a Montréal da Harris Newman (Wolf Parade, Frog Eyes, A Silver Mt. Zion, Vic Chesnutt, Astral Swans, Carla Bozulich) presso il Grey Studio. Le otto canzoni dell’album, “otto racconti”, snocciolano esperienze di vita vissuta, dall’infanzia trascorsa tra Stati Uniti e Italia, agli incontri che hanno segnato Martone: amore, famiglia, amicizia, tradimento, dolore, memoria e rinascita, che costituiscono riflessioni in musica, raccontate da un suono alt folk e blues noir, -taglio2-con un suono acustico e limpido che accompagna una voce gradevolmente ruvida e calda. Il songwriter ha assimilato la lezione di Robert Johnson, The Allman Brothers Band, Paolo Conte e dei migliori cantautori. Il primo singolo, “The Deal”, e il brano “Working on Me”, richiamano Ennio Morricone nel suono delle chitarre, negli arrangiamenti, nella linea di canto con la sua voce graffiata di crooner. Echi di Nick Cave e Leonard Cohen, di Tom Waits e di Tom Petty, dei Willard Grant Conspiracy e dei Calexico, di Frank Zappa e Bruce Springsteen entrano nelle canzoni dal sapore folk rock, soul e pop americano: “Oh Goodness Me”, caldo slow blues, “Declared war”, “Trust”, intenso country folk, “St. Christopher”, “Same old same old” sono ballate di ottima fattura e ispirazione. Nella closing-track “Firefly” spicca la voce di Ilaria Graziano (già con Yoko Kanno e Francesco Forni), anche special guest del video che accompagna il brano “The Deal”, girato dal filmaker e visual designer Salvo Delle Femmine. Tante le collaborazioni nell’album, dalla chitarra di Francesco Forni a Jonathan Maurano degli Epo, dal cantautore inglese Pat Dam Smyth al chitarrista e songwriter inglese Sam Beer, Taylor Kirk e Ned Crowter che suonano rispettivamente chitarre e basso. Tanti stili per raccontare un viaggio intimo e al contempo universale, dalle sonorità antiche che affondano le radici nel blues proiettandosi nel futuro, con un sound maturo e originale di indiscutibile qualità, dall’irresistibile venatura dark.