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Meditativi e contenti

di Franco Salerno

Numero 211 - Giugno 2020

Le vacanze moderate e intelligenti nella Caput Mundi


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“Ah! L’estate scorsa!”. Forse tutti noi in questi mesi, in cui ci avviciniamo all’estate e ci allontaniamo (lo speriamo con tutta la nostra forza) dai tempi bui del Coronavirus, avvertiamo degli strani brividi, ricordando le spiagge piene, i bar e i ristoranti frequentatissimi, le discoteche affollate dell’anno scorso, e ci chiediamo, un po’ preoccupati, come sarà la “bella estate” di quest’anno. -taglio-Certamente, più contenuta e tranquilla, potremmo dire “spartana”, con una metafora che ci riporta al mondo antico. A quel mondo, che ci può suggerire modalità diverse di vivere l’estate (fermo restando che tutte le regole ormai canoniche, come mascherina e distanziamento, restano imprescindibili). Innanzitutto, la cultura classica ci insegna a comprendere meglio la parola “estate”, diffusa in tutte le lingue antiche, dal sanscrito ("idh", che vuol dire "ardere") al latino ("aestus", cioè "calore"): il trionfo, insomma, universale della fiamma e dell'ardore cosmico, simbolo di Vita. E all'estate già gli abitanti dell’antica Roma collegarono la condizione -necessaria per la vita umana- del riposo e della distensione, in una parola, della vacanza. Concetto emblematico, questo, perché indica la positività del “vuoto”, che necessariamente deve farsi strada nel nostro corpo e nella nostra mente, per poterlo poi "riempire" di nuove sensazioni, esperienze e conoscenze. Risulta, perciò, molto interessante ricostruire per i nostri lettori una breve "storia delle vacanze", naturalmente “intelligenti”, degli antichi. Che furono inventate, tanto per cambiare, nella “Caput mundi”. E allora ripercorriamola questa storia così antica, così moderna. Tutto comincia negli ultimi secoli dell’età repubblicana (II-I secc. a.C.), allorquando si diffuse tra gli aristocratici romani l’abitudine di farsi costruire abitazioni per la villeggiatura in prossimità del mare, -taglio2-in modo tale da avere un luogo appartato e più vicino alla natura, in cui ritemprarsi lo spirito. Nacque così un turismo “d’élite”, che identificò le tappe ideali in alcune località campane, come, ad esempio, Baia, un piccolo centro marittimo dell'area dei Campi Flegrei. Ricercata per il paesaggio mozzafiato, per la flora lussureggiante, per il mare da bollino blu, per il clima temperato e per le proprietà terapeutiche delle sue acque, Baia divenne la più "in" tra le stazioni balneari della costa campana. Ed interessante è, anche, la moderazione nei costumi vacanzieri di personaggi storici come Scipione l’Africano, il vincitore di Zama contro i Cartaginesi (202 a. C.). La casa in cui villeggiava, situata nell’attuale Villa Literno, era, come ci ricorda Seneca, modesta e dotata appena di una cisterna e di un bagno senza luce. E, dopo Scipione, prende l'avvio a Roma anche un nuovo modo di vivere il tempo libero, sulla scorta dei gusti greci ed orientali. Si diffonde, infatti, la moda del viaggio in Grecia (una specie di "Grand Tour ante litteram", soprattutto per gli intellettuali). Abitudine, questa, che è senz’altro aristocratica, ma è comunque espressione di un desiderio di comprendere la realtà di terre diverse. Anche questo elemento potrebbe ravvivare le non facili vacanze che ci aspettano.





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