La medicina narrativa, un modello empatico finalizzato a recuperare il rapporto medico paziente
Penso che molti di voi abbiano già sentito parlare di medicina narrativa, ma ci saranno anche lettori che non sanno che cosa sia. Per questo motivo ritengo appropriato dedicare un articolo a quest’argomento che sta suscitando molto interesse. È bene subito precisare che la medicina narrativa non è una nuova branca della medicina,-taglio- ma un modello empatico finalizzato a recuperare il rapporto medico paziente che negli ultimi anni si è molto affievolito. Questa nuova risorsa la dobbiamo a Rita Charon e Rachel Naomi Remen, due donne medico. Rita Charon internista e docente di medicina clinica presso il College of Physicians and Surgeons della Columbia University, e Rachel Naomi Remen autrice e professoressa all'Osher Center of Integrative Medicine di San Francisco, Università della California. Sono state loro a fine anni novanta a far conoscere agli operatori sanitari di tutto il mondo il significato e il valore di questa nuova opportunità a disposizione della scienza medica.
Ma che cos’è la medicina narrativa e perché sta suscitato tanto interesse? E quali sono i benefici che si possono ottenere dalla sua applicazione?
Come accennato, la medicina narrativa è un modello empatico basato su un racconto, una storia, una descrizione della malattia fatta dal paziente o dai suoi familiari o amici al medico. La narrazione può essere fatta anche dagli stessi medici e operatori sanitari, in pratica tutti possono partecipare, essere autori di una storia che può rientrare a pieno titolo nell’ambito della medina narrativa. Questa narrazione interfaccia automaticamente la medicina con altre discipline come la sociologia, la psicologia, l’antropologia, che in un racconto di vita tanto forte risultano necessariamente coinvolte.
L’interesse per questo modello sta soprattutto nei benefici che si possono ottenere con il suo utilizzo. Per il paziente può comportare un positivo risvolto sulla terapia. Per i sanitari scrivere le proprie esperienze, raccontare le battaglie vinte contro la malattia o le sconfitte che lasciano in uno stato di malessere, da una parte stimola a raggiungere nuovi risultati, dall’altra aiuta a superare i momenti difficili e di sconforto. -taglio2-
Migliorare il rapporto medico paziente attraverso l’empatia favorisce anche la diagnosi a partire dalla raccolta dell’anamnesi che risulterà più accurata e sincera, inoltre questo rapporto di fiducia sarà, per quanto riportato in letteratura, anche un ottimo viatico per ottenere una maggiore aderenza alla cura e quindi maggiori possibilità di guarigione. L’applicazione di questo modello, inoltre, riduce il cosiddetto burn-out (letteralmente bruciarsi, esaurirsi), in pratica una sindrome da stress lavorativo, tra gli operatori sanitari, e non solo, fenomeno in forte crescita.
Ho scritto sopra che la medicina narrativa sta suscitando grande interesse nell’ambiente medico italiano, a riprova di ciò segnalo che nel 2009 è stata costituita anche una società scientifica, la Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN) che nasce con l’obiettivo primario “di promuovere il dibattito e la ricerca scientifica sulla Medicina Narrativa”.
Questo argomento è stato anche trattato l’11 e 12 giugno 2014 durante la prima Consensus Conference sulle “Linee di indirizzo per l’utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale, per le malattie rare e cronico-degenerative” promossa dall’Istituto Superiore di Sanità, a riprova dell’interesse della nostra sanità.
In questo tempo di Covid-19 non sono mancate le storie pubblicate relative al Coronavirus, come successo in altri periodi storici segnati da pandemie. Racconti, storie, narrazioni, vissuti, che resteranno a testimoniare i tanti momenti difficili vissuti e che stiamo ancora vivendo.
La letteratura è piena di storie che raccontano la malattia. La medicina narrativa invita tutti a narrare la loro storia con lo scopo di recuperare o consolidare il rapporto medico paziente capace di produrre tanti concreti benefici.