L’IA, forse di grande ausilio al medico e al paziente nel gestire al meglio terapie in cui sono utilizzati molti farmaci
L’intelligenza artificiale (IA) è una branca dell’informatica che ha come scopo quello di realizzare sistemi che permettono a computer e robot di simulare requisiti ritenuti specificamente umani come la capacità di apprendere, di ragionare e infine di risolvere problemi. -taglio-
Molti si chiedono se l’IA trasformerà la nostra esistenza. La risposta è sì, ma non sappiamo ancora in che cosa consisterà questa trasformazione e quanto e come inciderà sulla nostra vita futura. All’IA sono interessate tutte le scienze, compresa la medicina, per i grandi vantaggi che potrebbero ottenere. Per quanto riguarda la medicina va segnalato che nel campo della diagnostica è già possibile avere il supporto dell’IA nella interpretazione di immagini come quelle di una TAC o di una Risonanza Magnetica, come specificato alla fine di quest’articolo. Ma l’IA può aiutare anche il cardiologo a interpretare elettrocardiogrammi o il dermatologo a porre la diagnosi di un tumore della pelle. In pratica, tutte le specialità mediche e chirurgiche avranno notevoli vantaggi dallo sviluppo e dall’utilizzo dell’IA.
L’IA sarà utile anche allo studio di nuovi farmaci aiutando gli sperimentatori a realizzare farmaci efficaci e possibilmente senza effetti collaterali. Inoltre, l’IA potrebbe essere di grande ausilio al medico e al paziente nel gestire al meglio terapie in cui sono utilizzati molti farmaci. L’IA, in base ai dati anamnestici e alle indagini ematochimiche e strumentali praticate, aiuterebbe anche il medico a valutare il rischio che ha un paziente di ammalare di determinate patologie, cosa che permetterebbe di mettere in atto tutte le strategie, anche personalizzate, per evitare che questo accada. In pratica l’IA potrebbe rivoluzionare il modo di fare medicina. Siamo appena all’inizio dello sviluppo e dell’utilizzo dell’IA, ma già medici e pazienti confidano di poter utilizzare al meglio e quanto prima questa risorsa. La speranza di poter trattare patologie che continuano a fare vittime o a pregiudicare fortemente la qualità della vita è enorme. Ma c’è una domanda posta con insistenza e timore a cui bisogna dare una risposta ed è la seguente: ci possono essere rischi legati all’utilizzo dell’IA? -taglio2- Certo, i rischi ci sono e sono legati alla scarsa conoscenza che ancora oggi abbiamo di questi sistemi. Inoltre c’è bisogno di leggi adeguate per regolamentare l’uso dell’IA a qualsiasi livello. Senza un adeguato regolamento, anche a livello europeo, e non solo, i rischi potrebbero essere molto alti. I sistemi di IA devono avere delle specifiche caratteristiche e prima di essere autorizzati devono essere visionati e validati da persone esperte e affidabili.
Altra domanda importante riguarda la responsabilità: in caso di errori derivanti dall’uso dell’IA a chi va attribuita la colpa? Al momento la situazione è piuttosto complessa e, in attesa di una legislazione precisa, conviene che il medico ponga la massima attenzione a utilizzare l’IA. Strettamente connesso al problema legale è l’aspetto etico dell’utilizzo dell’IA a cui già da tempo sta lavorando anche il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB).
Un ultimo accenno è al Chat GPT, acronimo di Generative Pretrained Trasformer, letteralmente “trasformatore generativo pre-addestrato”: è un chatbot, ossia un software che sfrutta l’IA e l’apprendimento automatico, utilizzando modelli linguistici per dialogare con gli umani sia in forma scritta che parlata. Al momento si stanno valutando anche i vantaggi che questo strumento offrirebbe alla medicina.
Tutte le applicazioni dell’IA, quindi, vanno regolamentate. Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration ha approvato oltre 500 applicazioni di IA. Anche in Italia si sta lavorando a una normativa per l’uso dell’IA. Intanto, segnalo che nel 2021 è stato pubblicato un importate lavoro “I sistemi di intelligenza artificiale come strumento di supporto alla diagnostica” a cura della Sezione V del Ministero della Salute presieduta dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, che da anni studia le possibili e corrette applicazioni dell’IA.