Arte militante sui temi caldi della nostra attualità: questo e molto altro nell’universo creativo dell’architetto e artista, che incontriamo in esclusiva a Parigi
Architetto e artista, Maria Cristina Finucci, è conosciuta per il suo impegno artistico nel sensibilizzare l'opinione pubblica su questioni ambientali e sociali, in particolare per la lotta contro l'inquinamento plastico negli oceani. Le sue installazioni monumentali create con materiali riciclati e sostenibili, sono state esposte in importanti istituzioni come l'UNESCO a Parigi, -taglio- il quartier generale delle Nazioni Unite e in numerosi musei e festival internazionali. Nel 2013 presso l’UNESCO ha inaugurato il "The Garbage Patch State", un progetto artistico che si sviluppa come una campagna globale per dichiarare l'esistenza di un nuovo "stato", composto dalle isole di plastica che galleggiano negli oceani. L'ultima sua creazione, realizzata appositamente per uno dei saloni dello storico e prestigioso Hôtel de La Rochefoucauld-Doudeauville, sede dell’Ambasciata d’Italia, è il quadrittico intitolato “L’animo spinge a narrare di forme che in corpi diversi mutano” (Ovidio Le Metamorfosi I). Si tratta di un’opera innovativa coinvolgente, che si avvale anche dell’aiuto dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentata, concepita per denunciare l'emergenza globale della plastica che inquina i mari. L’inaugurazione e l’installazione dell’opera d’arte si inserisce nel quadro di un grande progetto, promosso dall’Ambasciatrice d’Italia in Francia Emanuela D’Alessandro, che mira a promuovere all'interno dell’Ambasciata le eccellenze italiane della cultura, del design, dell'industria creativa e del Made in Italy. Come nasce questa sua opera? “È la prosecuzione di un’opera che ho cominciato oltre un decennio fa con la fondazione nel 2013 dello Stato delle isole di plastica, il "Garbage Patch State". Il mio scopo era creare una coscienza per sensibilizzare il problema della plastica negli oceani, un problema enorme ma invisibile. La plastica quando arriva nell’oceano si trasforma in pezzettini piccoli e diventano invisibili, per decomporsi ci impiegano centinaia di anni. Quando ho incominciato lo sapevano in pochi. Mi sono detta: siccome è un problema invisibile, come si fa a comunicare qualcosa che non ha un’immagine? Quindi ho cercato di dargli un’immagine, e ho creato questo Stato simbolico, grande come il territorio che occupano le plastiche negli oceani, che è enorme, e ci pianto la bandiera.” Come funziona questo Stato che ha fondato? “Nel 2013 presso l'UNESCO, ho fatto una grande installazione che rappresentava una delle isole di plastica che galleggiano negli oceani e ci ho piantato la bandiera. Il progetto è stato ufficialmente riconosciuto dall'UNESCO e comprendeva una serie di importanti installazioni artistiche in tutto il mondo. Ho presentato la costituzione e ho creato tutto un apparato di questo stato. C'è un governo, ci sono dei ministri, degli ambasciatori e delle persone che chiedono la cittadinanza.” Qual è il messaggio principale che vuole comunicare attraverso il suo lavoro artistico? “Proseguo la mia ricerca perché bisogna concentrarsi sulla salvezza del pianeta. -taglio2-Per quest’ultima opera che ho realizzato, ho raccolto delle immagini di migliaia di oggetti di plastica che vanno nel mare e vengono distrutti, nel corso del tempo, in minuscoli frammenti e non sono più riconoscibili. Ogni frammento, anche con l'ausilio dell'intelligenza artificiale, è stato poi ricomposto e fuso insieme agli altri per formare un'unica immagine dove non è più possibile riconoscere le forme originali, poiché hanno subito una metamorfosi in nuove forme ibride. Allora la mia domanda era: ma questi oggetti tengono la memoria di quello che sono stati prima? Con l’aiuto della realtà aumentata, scaricando un’app nello smartphone e puntandola su un qualsiasi dei sedici riquadri che compongono l’opera saltano fuori le immagini di tutti gli oggetti che hanno composto questo nuovo mondo. Le mie opere mirano a rappresentare fisicamente questi cumuli di rifiuti, attirando l’attenzione sull’urgenza della crisi dell’inquinamento da plastica. Questo è quello che veicola il messaggio.” Quali sono gli obiettivi delle sue installazioni? “L’obiettivo è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica al problema mediante la forza comunicativa dell’arte. Ho fatto numerose installazioni monumentali, per farmi conoscere dalle persone comuni e poi ho presentato il mio lavoro ai "grandi" perché bisogna fare leva su chi governa questo mondo. Tutte le installazioni hanno catturato l'attenzione per il loro impatto visivo e per il potente messaggio di denuncia che portavano. Fare l’opera luminosa “HELP The Ocean” sui resti della Basilica Giulia nel Foro Romano, accanto al Colosseo, dove i romani governavano il mondo è stato veramente grandioso.” Qual è la reazione del pubblico alle sue opere? “Devo dire molto importante. La stampa mi segue moltissimo. Cerco di stimolare le persone non con delle immagini repulsive, ma con immagini colorate e anche divertenti. Il tema è molto importante e io cerco di comunicarlo in maniera ludica, perché il messaggio passa più facilmente.”