Solo cose belle
Riguardo il Festival di Sanremo dal primo giorno non c’è stata gara, ma oltre la kermesse quest’anno tutti abbiamo potuto vedere il “vero” Marco. Sensibile, tenace e con un cuore grande…
“Penso ogni giorno di più a divertirmi e di far parte di qualcosa di davvero bello, che provo a godermi sempre al massimo”. È un ragazzo diverso Marco Mengoni, rispetto a quel giovane di 24 anni che subito dopo essere uscito da un talent arrivò a conquistare anche Sanremo, inaugurando un percorso che è poi stato comune a tanti. -taglio- È diverso perché all’epoca Marco appariva costantemente spaesato (e come non esserlo), sballottato di qua e di là da agenti e ufficio stampa, con negli occhi quel distacco di chi prova a contenere l’ansia, lo stress e magari una sensazione di inadeguatezza, finendo per trattenere così anche le emozioni più genuine, tranne che nel momento del canto, quando, ieri come oggi, in fatto di far rabbrividire con brani che avvolgono ed accarezzano grazie soprattutto alla sua voce, non è mai stato – appunto – secondo a nessuno. Il Mengoni 2023 è invece un artista ed una persona eccezionale dentro e fuori al palcoscenico, capace di un sorriso e di una buona parola per tutti, di dimostrare consapevolezza ed al tempo stesso umiltà sebbene dal primo giorno tutti lo abbiamo piazzato lì, inamovibile, quale vincitore designato. Troppo bella la canzone, troppo bello lui, troppo sereno, delicato e solare il suo approccio per non risultare includente e raccogliere il consenso di tutti anche in un Sanremo così divisivo, tra temi sociali trattati a notte fonda, potenziali censure a chi voleva ricordarci che c’è la guerra a poche migliaia di km dall’Ariston, e costanti rimandi alla realtà social e ad una fluidità sessuale che, probabilmente, potevano essere gestiti anche con più tatto e meno esasperazione. Ad ogni modo alla fine ha vinto lui, il Marco che è oggi uomo maturo ed artista internazionale, la persona che non ha paura di aver fatto un lavoro su di sé, ed il cui sorriso ed atteggiamento spensierato fa capire a tutti noi quanto sia importante fare i conti con se stessi per poter davvero raggiungere successo e felicità. Messaggi forse semplici, ma certamente da ricordare per difendersi “quando la vita poi esagera”… Ritorniamo a 10 anni fa, quando per la prima volta vincevi il Festival della Canzone Italiana. Che ricordi hai? “Beh nel 2013 era tutto diverso. Mi sentivo alto 2.13, era tutto bellissimo e nuovo. Avevo anche il ciuffo diverso! In realtà ho ricordi anche confusi e caotici di quei giorni, mentre ora ho affrontato tutto con maggiore consapevolezza, che non è sinonimo di un problema poiché ‘si perde quella spontaneità degli inizi’, anzi... alla fine ti senti più padrone di te stesso e del momento che stai vivendo.” Una consapevolezza che ti ha portato alla vittoria. Come ti senti? “La vittoria è sempre bella, sarebbe ingeneroso dire diversamente, ma la cosa ancora più importante è stato il viaggio, a prescindere dal premio. Ho vissuto giorni intensi e bellissimi circondato da persone amiche e dall'amore della gente. Veramente non potevo chiedere di più!” Una canzone che ancora prima di vincere già spopolava in radio e negli streaming. Come nasce? “È frutto di un percorso, iniziato oramai da tempo. Sono in analisi da sette anni… La terapia con uno psicologo muove delle cose affinché tu trovi delle risposte. Ed appunto ‘Due Vite’ è una sorta di ‘conseguenza’ di questo percorso, racconta della mia storia infinita, la storia del rapporto tra la razionalità e l'inconscio.” Una strofa di “Due Vite” recita “Con il cielo ad un passo da qui / Siamo i mostri e le fate”. A proposito di chi ti ha circondato in questi giorni, questo è stato un Sanremo per te più di mostri o fate? “Questo è certamente il Sanremo delle fate, dei sogni speranzosi che si avverano. Quindi zero mostri, solo cose belle! Questo, in generale, credo sia stato il Festival degli esseri umani, delle persone normali che fanno tutto al massimo delle loro possibilità e dei loro desideri. Penso sia il messaggio più bello che resta a tutti noi, che se ti impegni tanto alla fine riesci, dipende solo da te.” Allargando invece il discorso a questi ultimi anni, come per tutti, hai più volte raccontato di aver avuto periodi controversi e non facili… “Si, in questi anni sono successe tante cose, ho vissuto momenti di alti e bassi, anche di grandissimo dolore. Li ho superati, certo, ma ti segnano, ed ovviamente con il tempo affronti tutto con maturità e strumenti diversi. I capelli bianchi si fanno sentire e hai uno sguardo più consapevole per affrontare il mondo e la vita. Che forse è la chiave per stare davvero bene.” Bastano quindi l’esperienza e le “porte in faccia” per essere felici alla fine? “In realtà no, perché bisogna avere anche il coraggio per mettersi in gioco. A volte bisogna anche sbagliare, ma poi, se fai le cose con il cuore, alla fine arrivi sempre, sia al tuo pubblico sia alle persone che lavorano con te ai vari progetti, e ritengo che tutto questo sia poi parte anche del sentirsi felici e a posto con se stessi.” Chi è oggi Marco Mengoni? “Oggi mi vedo come una persona con esperienza e ancora tanta voglia di fare. Quella di Sanremo, ad esempio, è stata un'avventura intensa e sono felice che sia riuscito ad esprimere tutto ciò che volevo esattamente nella maniera che desideravo, ma ora sento di dovermela mettere alle spalle, lasciandola ai ricordi, ed iniziare a pensare ad incontrare tutti i miei fan nelle date del tour che mi porterà negli stadi di tutt’Italia. Non vedo l’ora!” Un ultimo passaggio, però, su questo Sanremo che ha nuovamente celebrato te e la tua musica ci sembra d’obbligo. Se lo dovessi dedicare a qualcuno chi sceglieresti? “Dedico questo Festival a mia madre. È una persona speciale che mi è stata vicino anche nei momenti più difficili. Le devo molto, forse tutto.”