L’orgoglio dell’atletica italiana, uno degli sportivi più amati degli ultimi anni: il One Man Army italiano si racconta in questa intervista esclusiva per Albatros Magazine
Un estate non iniziata come sperava, in quanto poche settimane fa ha dovuto rinunciare a gareggiare agli europei di atletica in Polonia per un problema di sciatalgia. Stiamo parlando di Marcel Jacobs, l’uomo più veloce del mondo e, come la storia insegna, i campioni sono come i supereroi: difficilmente si arrendono, anzi tornano più forti di prima. -taglio- Lamont Marcell Jacobs Jr. è un velocista ed ex lunghista italiano, campione olimpico dei 100 metri piani e della staffetta 4×100 metri ai Giochi di Tokyo 2020, campione mondiale indoor dei 60 metri piani a Belgrado 2022 e campione europeo dei 100 metri piani a Monaco di Baviera 2022. Forse non tutti si ricordano che il nostro Marcel nazionale detiene i record europei dei 100 metri piani, grazie al tempo di 9"80 corso in finale ai Giochi olimpici di Tokyo 2020, e dei 60 metri piani con il tempo di 6"41 con cui ha vinto i Mondiali indoor di Belgrado 2022, nonché il record nazionale della staffetta 4×100 m (insieme a Lorenzo Patta, Fausto Desalu e Filippo Tortu), grazie ai 37"50 stabiliti ai Giochi olimpici di Tokyo 2020, prestazione che contestualmente è valsa la medaglia d'oro. La stagione all’aperto di quest’anno sportivo l’ha visto già rimandare il debutto in Diamond League, Jacobs ha gareggiato a Parigi. Purtroppo le difficoltà non sono mancate, ma Marcel Jacob è uno che non si tira indietro davanti alle sfide e soprattutto non si nasconde dietro alibi. In questo stop, quindi, forzato l’abbiamo incontrato per scambiare quattro chiacchiere e scoprire qualcosa in più su di lui. Marcel, la domanda è obbligatoria: come stai? “Eh, una bomba! – ride ndr. Purtroppo non è un periodo semplice per me, però grazie allo staff medico sto cercando di recuperare per ritornare in pista quanto prima, mi dispiacerebbe dover rinunciare all’intera stagione outdoor dopo lunghi mesi di allenamento e di preparazione.” Come stai gestendo questo infortunio a livello mentale? “Sto cercando di non farmi sopraffare dalla negatività; per uno sportivo avere dei problemi fisici che non danno la possibilità di gareggiare è un incubo, specialmente in una disciplina come l’atletica dove le gare durano poco, pochissimo ma sono frutto di mesi e mesi di preparazione, però posso dirmi fortunato perché è una cosa risolvibile a stretto giro quindi resto focalizzato sui miei prossimi impegni. L’aspetto mentale è fondamentale anche proprio fisicamente, se non ci credi prima tu con la tua testa il tuo corpo verrà necessariamente influenzato. Per fortuna sono una persona poco arrendevole, quindi difficilmente mi butto giù, anzi vedo questo stop come una possibilità per avere più tempo a disposizione per prepararmi alla prossima competizione.” Hai dei risultati importanti da dover difendere, senti il peso delle aspettative? “Il peso lo sento, ma non mi influenza. Credo sia abbastanza scontato, detengo dei record e delle medaglie come hai detto tu importanti, è normale che tutti stiano a guardare me e come gareggio. Inoltre, so perfettamente che la mia assenza abbia comunque ‘fatto felici’ alcuni dei miei avversari, ma ci sta… è agonismo.”-taglio2- A proposito di questo, com’è la competizione nell’ambiente dell’atletica? “Abbastanza spietata! No dai scherzo… la competizione c’è, in passato forse era feroce adesso, invece, per fortuna gli atleti e tutte le persone coinvolte stanno capendo che l’unica competizione possibile è quella sulla pista, anche perché ormai con tutti i controlli e le visite e telecamere risulta complicato fare qualcosa di scorretto. Vero è che non siamo la famiglia del mulino bianco, ci sono persone che non ci stanno proprio simpaticissime, ma è una convivenza pacifica fatta di grande sportività. Non dimenticherò mai quando ho vinto la medaglia d’oro, uno di quelli ‘non simpatici’ è venuto a congratularsi con me usando delle parole di stima che mai mi sarei aspettato, e soprattutto in quel momento l’ho percepito sincero.” A proposito di Tokyo, che emozione è stata quella di essere sul tetto del mondo? “Indescrivibile, ancora oggi vado ogni tanto a riguardare quel momento. È stato un onore poter portare l’atletica italiana sul gradino del podio più alto e poi è stato bellissimo perché nessuno si aspettava io potessi vincere in quel modo.” Spesso hai dichiarato che questo sport è tutta la tua vita… "Sì, quando sento dire agli atleti che anche alzarsi la mattina è tutto un sacrificio, mi viene un nervoso. Per me non è un sacrificio, ho tanta dedizione quando mi sveglio la mattina per andare al campo. A me piace quando so che di pomeriggio c’è un allenamento pesante o una gara, non ho tempo neanche per stare in casa per gli impegni che ho, ma a me piace. A me dà vita e non riuscirei ad immaginarmi senza tutto questo, a prescindere dai risultati ottenuti.” La tua popolarità contribuisce anche ad avvicinare i ragazzi a questa disciplina, cosa ti preme trasmettere agli atleti del futuro? “Lo spirito di sacrificio. Sono contento di essere una sorta di punto di riferimento per i giovani che si avvicinano a questo sport, però più di una volta mi è capitato di assistere a ragazzi che durante gli allenamenti si rilassassero un po' troppo. La realtà è che lo sport è diviso da una linea sottile che c’è tra il divertimento e l’impegno; mi rendo conto che non è semplice riuscire ad ottenere questo equilibrio ma proprio come ci si approccia allo sport per gioco, se poi il ragazzo in questione ha del talento e può diventare un agonista allora poi deve cambiare un po' tutto l’atteggiamento. Un’altra cosa che dico sempre ai ragazzi è di non scegliere uno sport ‘perché lo fa tizio’ o ‘perché lo fanno tutti’, lo sport ti deve piacere altrimenti diventa un peso.” Non ci resta quindi che farti un grande in bocca al lupo e non vediamo l’ora di rivederti su pista… “Viva il lupo! Spero di tornare quanto prima, ci sono delle Olimpiadi da preparare!”