Artista poliedrica, dotata di un talento straordinario, caparbia, ispirata e innovativa, mescola materiali e colori, creando immagini piene di poesia
Un’artista poliedrica, dotata di un talento straordinario, caparbia, ispirata e innovativa, mescola materiali e colori, creando immagini piene di poesia. Le sue opere tessono racconti di viaggi, di culture diverse, di anime nomadi, dando corpo alla narrazione, quasi sempre negata e distorta, della storia e della vita del popolo Rom. -taglio- Malgorzata “Gosia” Mirga-Tas (1978, Zakopane, Polonia), di etnia Rom, si è diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Cracovia. Artista insolita, scultrice, pittrice, disegnatrice, performer, ma anche educatrice e attivista, dirige insieme ad un gruppo di colleghi, un centro per bambini nel sud della Polonia. Sin dagli esordi, si dedica alla scultura creando opere prevalentemente monocromatiche con materiali di recupero: cartone, legno, ferro. I primi lavori, semiastratti e surreali, combinano i temi della vita quotidiana e della fiaba. Con il tempo, le sculture in cartone lasciano spazio al disegno e alla pittura, caratterizzata da un totale cambio cromatico. I dipinti raccontano l’universo Rom, così vicino all’ artista, evocato in particolare da colori sgargianti, ricchi ornamenti, elaborati tessuti, piume, lustrini, carte da gioco, che vengono applicati alle opere, trasformandole in una sorta di “macchine teatrali”. Ritagli di stoffe variopinte compongono grandi teleri, pannelli cuciti a mano, che evocano i ricordi celati in un archivio affettivo di tante storie dei Rom, declinate al femminile. Immagini di donne reali vengono accostate a elementi magici, la vita quotidiana di un remoto villaggio polacco si mescola con i segni zodiacali, il tema della ciclicità viene accostato ai simboli di epoche e continenti diversi. India, Persia, Asia Minore, antica Grecia, Egitto, Europa e le loro millenarie culture, si trasformano in punti di riferimento visivo e ideologico dell’Artista, che assimila loro profondo significato e lo cala nella storia, cultura e identità rom-polacca. L’arte di Malgorzata Mirga-Tas affronta le complesse questioni identitarie e combatte gli stereotipi discriminatori nei confronti della cultura, ampiamente riconosciuta europea e cosmopolita, degli Zingari. -taglio2- Le ultime opere dell’artista polacca sono frutto di complesse azioni corali. Nascono da piccoli schizzi, per poi una volta ingranditi, venire trasferiti su tela, dove si definiscono le linee di congiunzione e di cucitura. La Mirga-Tas taglia, cuce, compone pannelli, stendardi, paraventi, coinvolgendo numerose persone del villaggio dove abita, della propria famiglia, nonché delle sarte specializzate, che la seguono in tutto il percorso creativo. Il suo insolito lavoro, ogni volta, trova un entusiasmante riscontro tra la critica internazionale e un ampio pubblico. L’ultimo progetto, realizzato per la recente Biennale d’Arte a Venezia (2022), ha visto per la prima volta, la partecipazione di un’Artista di etnia Rom al grande evento lagunare. La mostra, intitolata “Re-enchanting the World”, ha riproposto il titolo di una raccolta di saggi della sociologa ed attivista italiana, naturalizzata statunitense, Silvia Federici, che promuove l’approccio al lavoro cooperativo, il quale resta (secondo la Federici) uno dei pochi strumenti per resistere alla frenetica logica del capitalismo. Viene evidenziato il ruolo fondamentale delle donne, che procreando e curando gli esseri umani, di fatto creano e ricreano la società umana (unica base e fonte di generazione di ricchezza) e realizzano, senza alcuna retribuzione, la fonte attraverso cui la ricchezza viene generata. L’evento della Biennale ha visto esposte tele di grandi dimensioni, cucite esclusivamente a mano, nelle quali l’artista rom-polacca, ha sviluppato un ambiente magico con la funzione di far evadere il pubblico dalla realtà, coinvolgendolo in una sorta di “incantesimo visivo”. I temi sollevati da Malgorzata Mirga-Tas sono un vero generatore di memorie: non solo storie e episodi tratti dalla vita quotidiana di un piccolo villaggio, ma un forte richiamo alla rivalutazione e all’abbattimento dei duri pregiudizi nei confronti di un popolo intero: il popolo Rom.