Una vita ricchissima e piena di avvenimenti, una donna minuta dalla grandissima forza interiore, una straordinaria artista tra le più importanti del ‘900 italiano, così si potrebbe definire (in pochissime e riduttive parole) Lisetta (Annalisa) Carmi (1924, Genova-2022, Cisternino). Un percorso inconsueto, segnato da una sorta di pietre miliari e di mete inattese, che fanno cambiare il fluire della vita
Una vita ricchissima e piena di avvenimenti, una donna minuta dalla grandissima forza interiore, una straordinaria artista tra le più importanti del ‘900 italiano, così si potrebbe definire (in pochissime e riduttive parole) Lisetta (Annalisa) Carmi (1924, Genova-2022, Cisternino). Un percorso inconsueto, segnato da una sorta di pietre miliari e di mete inattese, che fanno cambiare il fluire della vita. -taglio-La Carmi si è sempre dimostrata aperta al mondo e pronta a dare un sostegno a chi era meno forte e meno fortunato di lei. Nata in una famiglia di origini ebraiche, a causa delle leggi raziali, nel ’38, viene espulsa dalle scuole italiane. Caparbia e capace, da quel momento si dedica con grande profitto allo studio del pianoforte, diventando concertista. Nel 1960 partecipa attivamente agli scioperi degli operai di Genova, conosce nuove realtà sociali e senza pensare più di tanto, abbandona la carriera musicale per concentrarsi esclusivamente sulla fotografia. In questa maniera, vuole restituire attraverso le immagini, la dignità al racconto di classi sociali disagiate e dimenticate, che fino a quel momento non ne avevano avuta. Comincia a fotografare i camalli del porto genovese, si finge parente di uno di loro per poter entrare all’interno degli stabilimenti. Nascono così i suoi primi reportage di denuncia intitolati “L’Italsider” (1962) e “Genova Porto” (1964). Al centro dei suoi scatti, ci sono i lavoratori portuali all’epoca costretti ad operare in condizioni impensabili, spesso disumane. In seguito, l’artista si dedica ai reportage sulle realtà rurali della Sardegna e della Sicilia, ritraendo contadini, donne, bambini, gente povera dallo sguardo fiero e pieno di dignità. Lisetta Carmi è stata tra le prime ad occuparsi in modo approfondito e radicale dell’identità di genere, portando alla luce tutte le sfumature più terrene e umane di classi sociali disagiate, rifiutate, emarginate. Un lavoro immenso, inconsueto, unico, che a suo tempo non fu compreso per niente. Anzi, le procurò una serie di problemi, che segnarono tutto il suo percorso creativo. Il ciclo più discusso, un vero capolavoro artistico, la pubblicazione “I travestiti” (1972, Essedi Editrice di Roma), un’opera iconica nella storia della fotografia italiana, ha rischiato di esser ritirata dal mercato e messa al macero, poiché i librai si rifiutarono di esporla e di venderla. Una serie di scatti dal sapore anticonformista e a suo modo rivoluzionario, in cui per la prima volta i protagonisti dei ritratti sono dei transessuali, all’epoca relegati ai margini della società, costretti a condurre un’esistenza celata, relegati nei piccoli antri dei caruggi del centro storico di Genova. -taglio2- Ragazze-donne-persone con le loro gioie, problemi, tristezze, ritratte negli attimi della vita quotidiana, all’interno del loro piccolo mondo: case bizzarre, esagerate, strane, come era strana la vita di chi le abitava. Libro-scandalo, che per poco non finì nel dimenticatoio, ma fu salvato da Barbara Alberti, che ne acquistò tutte le copie, per farne dono agli amici più cari. Negli anni successivi, Lisetta Carmi realizza una ricca serie di ritratti di artisti e personalità del mondo della cultura, tra i quali: Charles Aznavour, Edoardo Sanguinetti, Leonardo Sciascia, Luciano Fontana, Carmelo Bene, Claudio Abbado, Ezra Pound e tanti altri. La forza e la bellezza delle immagini della Carmi risiedono nella profonda spiritualità dell’artista. I suoi numerosi viaggi verso l’Oriente, culminano nell’incontro (1976) con il maestro indiano Babaji. Un incontro, che segnerà una svolta radicale nella vita della fotografa ligure. Nel 1979 decide di fondare a Cisternino, in Puglia, l’ashram Bhole Baba, dedicandosi alla diffusione degli insegnamenti del Maestro. Lisetta Carmi ha collaborato con alcune riviste italiane, tra le quali “Il Mondo” e “L’Espresso”. Ha esposto in numerose mostre personali in Italia e all’estero, di cui le più recenti: “Soggetto nomade” (Palermo, 2019), “Genova” (Napoli, 2021),” Viaggio in Israele e Palestina” (Casale Monferrato, 2022). Audace e anticonvenzionale nel linguaggio, la Carmi usa la macchina fotografica come vero strumento di denuncia. Una straordinaria delicatezza, poesia, pace, raccoglimento, pervadono tutte le sue opere. Con la straordinaria sensibilità l’artista tesse un racconto dedicato a tutti gli invisibili. Si batte, ogni volta, attraverso il mezzo fotografico, contro ogni sorta di ingiustizia sociale. Lisetta Carmi si è spenta qualche giorno fa. Ha vissuto più vite di una donna profonda, intelligente, concreta. Con lei, se ne va un pezzo di storia del XX secolo. Scompare una grande artista, che attraverso la ricerca di sé stessa è riuscita a dare una visione complessa e più aperta del Mondo.