Giua racconta il suo nuovo album, fatto di incontri, humor e tanto rock
È uscito il nuovo album di Giua “Piovesse sempre così”. Un album di incontri, sia per la partecipazione di grandi artisti come Jaques Morelenbaum, Paolo Silvestri e Carla Signoris, ma soprattutto perché Guia avvicina sempre di più Genova e il Mediterraneo al Sudamerica, la terra dove è nato suo padre, figlio di emigranti italiani, e culla di quella musica che l’accompagna fin da bambina. Dodici le canzoni contenute nel disco, e che spaziano da brani ironici a ballate struggenti, attraverso sonorità diverse, passando della tradizione cantautorale italiana, al jazz, fino alla carica del rock. Ma la vera chicca è sicuramente la collaborazione tra Giua e Carla Signoris che duettano su di un testo in bilico tra canto e recitazione. “Feng Shui” infatti è una canzone post-moderna, sarcastica ed ironica, che rispecchia le diverse nevrosi del nostro tempo e luoghi comuni di una società sempre più impazzita.
Il tuo nuovo singolo “Feng Shui” è un’opera particolare a tratti nonsense, ed è interpretata insieme a Carla Signoris. Come è nata questa canzone e questo duetto?
“L’ho scelta come primo singolo perché volevo essere un po' provocatoria, ho avuto inoltre il piacere e l’onore di avere Carla come interprete insieme a me. È una canzone che sento corale e che parla della follia del nostro tempo, e di quello che ci sta scappando un po' di mano, tra mode, rivoluzioni, dover essere, e questo riguarda soprattutto le donne. Con ironia e sarcasmo ho voluto lanciare diciamo una bomba.”-taglio-
L’ironia infatti è una nota che ti contraddistingue, non solo nel tuo nuovo lavoro, ma è un tratto distintivo della tua carriera…
“Sì, è una cifra a cui tengo molto, nel senso che mi appartiene. L’ironia è un modo di approcciarsi alle questioni, senza prenderle sul serio, rendendole accessibili attraverso uno sguardo che ti faccia ridere un po' sulle cose.”
Sei cantautrice, autrice, pittrice, mescoli la tua arte con diversi colori. Si può dire che hai tante anime che vivono in te?
“Penso di sì, nel senso che mi servo di tanti strumenti diversi per dar voce a tanti aspetti diversi. Per esempio, la pittura per me è un altro modo di suonare, e anche il teatro è la possibilità di fruire di strumenti e mezzi diversi per poter rendere visibili certe cose. Sono tante possibilità diverse e non vedo perché ci si debba limitare (ride).”
Questo album vuole accorciare la distanza tra Genova e il Sud America, terra natia di tuo padre. Credi che la musica abbia il potere di avvicinare le persone, le culture?
“Assolutamente sì, innanzitutto è una cosa che provo io sulla mia pelle da ascoltatrice di musica, questo perché le canzoni raccontano sempre qualcosa che ti appartiene, a te così come a tante persone, facendoci avvicinare. Tu vivi quello che vivono tante altre persone. Tutti, aldilà delle -taglio2- specificità di ognuno, poi abbiamo a che fare con gli stessi problemi, con le stesse questioni da risolvere, con i conti che non tornano, saperlo attraverso la musica ci avvicina.”
Quanto senti l’influenza delle tue origini sud americane nella tua musica?
“Tantissimo, è la musica che ho ascoltato sin da piccola, insieme ai cantautori come Fossati, De Andrè. Le melodie popolari del Sud America le ho fatte mie piano piano. Poi dentro di me ci sono varie influenze, in certi periodi della vita sono venuti fuori alcuni linguaggi, e oggi invece sto cercando di metterli tutti insieme. Ad esempio, sento molto mio anche il rock, musica che ascoltavo tanto da giovane, poi l’ho un po' tralasciata per riprenderla proprio in questo mio ultimo disco.”
C’è qualche sogno o progetto che non ha ancora realizzato?
“Di sogni ne ho tantissimi. Io ho la fortuna di lavorarci tanto con i miei sogni, restando in contatto con i miei desideri senza precludermi nessuna strada. A me piacerebbe viaggiare tanto, girare il mondo con la mia musica, incontrando musicisti di altri paesi, generi diversi dai miei, scrivendo con altre persone, e interpretando cose che non ho fatto io. Soprattutto vorrei trasmettere questa curiosità a mio figlio, questo è l’augurio più bello che mi faccio.”