La nostra è l’epoca del “tutto e subito”, scandita dalla grande velocità, nella quale l’attesa è una condizione negativa percepita troppo spesso con grande disagio e insofferenza.
Ovviamente ogni situazione è differente e vi sono circostanze nelle quali il disagio dell’attesa è comprensibile e giustificabile: pensiamo ad esempio ad eventi dolorosi come una malattia o un esito particolarmente importante.-taglio- Spesso però l’insofferenza è sentita anche in momenti di quotidianità, pensiamo per esempio all’attendere in coda nel traffico o all’esito di un colloquio di lavoro, in cui sarebbe consigliabile vivere con serenità lo svilupparsi delle cose senza inutile stress. Ma dove nasce questo tipo di atteggiamento? Come imparare a percepire in maniera diversa l’attesa iniziando a coglierne le opportunità? Il Dott. Michele Canil, Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo, Ipnosi clinica, EMDR ci evidenzia gli aspetti psicologici dell’incapacità di attendere. Possiamo definire la dimensione dell'attesa? L'attesa è uno di quei parametri che usava già Freud proprio per misurare la tolleranza della frustrazione. Attraverso la tolleranza, e quindi l'attesa cioè il rinvio dei propri bisogni, si misura quanto possiamo tollerare oppure si insegna ai nostri piccoli a rinviare un pochino i bisogni e a dipendere meno. Fondamentalmente a sopravvivere ed a tollerare lo stato d'ansia. Perché l'attesa nella nostra epoca è una delle condizioni vissute dalle persone con maggior disagio? Al giorno d'oggi la tecnologia e tutta l'evoluzione umana sembrano andare nella direzione di far attendere meno. Ciò può essere molto controproducente perché fa involvere le capacità di tolleranza. Parliamo quindi di una tolleranza non solo dell'attesa, ma in generale dello stato di frustrazione derivante dal non ottenere ciò che sembra fondamentale. Questo quale tipo di sopravvivenza può stimolare in una persona che un giorno non sarà più in grado di essere abituata al rinvio dei propri bisogni? Quali sono le motivazioni che possono spingere una persona a pretendere tutto e subito? Attenzione: tutto e subito può essere anche una caratteristica di un certo tipo di personalità, come i disturbi borderline di personalità o di tipo narcisistico; oppure di persone che hanno un profilo più stabile ma la cui abitudine a dipendere dai propri bisogni è stata poco accompagnata nell'infanzia per cui, di conseguenza, il rimanere sereni nell'ansia diventa molto difficile. Qual’è il ruolo dell'infanzia e dell'educazione nella capacità di attendere? Nell'infanzia l'educazione ad attendere non deve essere né troppa, né troppo poca: a volte rinviare i bisogni fa bene, altre volte vanno soddisfatti in tempi ragionevoli. Una coppia genitoriale che troppo si piega ad ogni primo lamento del bambino, sia nella fase di sviluppo dal primo al terzo anno di vita, sia dopo, rischia di generare proprio questo, con ripercussioni anche sul piano affettivo: sono bambini che poi tendenzialmente nella vita adulta non tollerano di non avere il controllo nelle relazioni. -taglio2-Volere tutto e subito per alcune persone significa vita o morte oppure essere o non essere amati. Questo non è certamente un buon stile educativo, se non nella primissima infanzia in cui i bisogni vanno assolutamente soddisfatti in modo abbastanza veloce; ma poi via via nel seguire dei mesi della crescita di ogni singolo individuo bisogna anche far tollerare l'attesa. Altrimenti facilmente troveremo un adulto con delle caratteristiche di tutto e subito, cosa che ovviamente nella realtà non è sempre possibile e non è del tutto sano. Il volere "Tutto e subito" è legato anche ad una tendenza ad annoiarsi facilmente? La tendenza ad annoiarsi facilmente è in parte influenzata da questo perché è un po' la capacità di avere un tempo destrutturato in cui usare una caratteristica speciale di noi esseri umani, cioè la creatività: essa permette di riempire il vuoto, di costruire con la fantasia laddove non c'è apparentemente nulla. Ansia e necessità di tenere tutto sotto controllo hanno un collegamento con "l'impazienza del volere tutto e subito"? Assolutamente sì. Ansia e necessità di controllo sono collegate perché il dover subito valorizzare al massimo il proprio bisogno non permette di autoregolarci; è come se fosse sinonimo di pericolo, non semplicemente di attesa e spensieratezza. Cosa fare per combattere l'ansia del tutto e subito? Innanzitutto si possono fare delle sperimentazioni personali: in primis, individuare questa propria caratteristica di cui non è facile avere consapevolezza; poi, provare a resistere ed abituarsi un pochino alla tolleranza dei tempi necessari. Se questo non bastasse, è consigliabile un percorso specialistico perché riguarda spesso un'abitudine della prima infanzia o derivante dai propri genitori. Come riappropriarsi della capacità di attendere? La capacità di attendere è la capacità di vivere quotidianamente, di riuscire a tollerare e stare nella rete delle relazioni, quindi imparare a fare esperienza dell'attesa. A vivere serenamente anche le parti di vuoto della vita, riempiendole con altro. Esistono delle tecniche per imparare ad "aspettare" e portare pazienza? Più che di tecniche, parliamo di esperienze, quindi dimettersi con calma e cercare di aumentare la propria tolleranza riempiendo il vuoto con piccole e semplici distrazioni.