logo-rubriche

Letizia Battaglia

di Joanna Irena Wrobel

Numero 230 - Maggio 2022

La fotografia come arma di ribellione, un rigoroso bianco e nero come unica forma di espressione, una ferma convinzione di voler andare sempre diritto al cuore delle cose, caratterizzano tutti gli scatti di Letizia Battaglia


albatros-letizia-battaglia

La fotografia come arma di ribellione, un rigoroso bianco e nero come unica forma di espressione, una ferma convinzione di voler andare sempre diritto al cuore delle cose, caratterizzano tutti gli scatti di Letizia Battaglia. Nata a Palermo nel 1935, è venuta a mancare pochi giorni fa. -taglio- Legata indissolubilmente alla sua città natìa, che ha sempre cercato di ritrarre con grande impegno nei momenti di gloria e di dolore, Battaglia è stata la prima donna-fotoreporter a lavorare per un giornale italiano. Un’autodidatta, un’acuta osservatrice, una maestra di luci e di ombre, nell’arco della sua carriera artistica è stata insignita da numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra i quali: Premio della rivista “Life”, Premio Eugene Smith, Premio Kapuscinski. Universalmente riconosciuta come una delle fotografe contemporanee più interessanti sulla scena mondiale, nei soggetti cercava sempre la compiutezza: la bambina con il pallone dei quartieri poveri e la signora che riceve in salotto di casa, hanno il medesimo sguardo fiero, pieno e profondo. Gli esordi di Letizia Battaglia sono legati al giornale palermitano “L’Ora”, con il quale comincia a collaborare nel 1969, diventando responsabile della fotografia. Con i suoi primi scatti, l’artista siciliana testimonia non solo gli avvenimenti di cronaca nera, morti comuni, ma presto si imbatte in delitti di mafia, trasformandosi in una formidabile cronista della vita quotidiana dell’isola. Nel 1975, con Franco Zecchin fonda l’agenzia “Informazione Fotografica”, con la quale collaboreranno numerosi artisti di fama internazionale, come Josef Koudelka e Ferdinando Scianna. Per Letizia Battaglia, quegli anni, sono anni di durissimo lavoro. Unica donna tra tanti uomini, sempre in prima linea a documentare lo scontro tra le cosche, gli anni di piombo della città di Palermo, i delitti di mafia, fotografie forti e crude, che diventano un tentativo di scuotere le coscienze di tutti e informare sempre l’opinione pubblica. È lei, l’autrice dell’immagine-simbolo, che coglie l’attimo in cui il futuro Presidente della Repubblica soccorre il fratello Piersanti Mattarella ferito mortalmente. Lei, che fotografa i funerali del Generale Dalla Chiesa e riprende gli incontri tra gli esattori mafiosi Salvo e Giulio Andreotti. Documenti unici, che in seguito, verranno acquisiti agli atti dei grandi processi di mafia.-taglio2- L’intero archivio personale di Letizia Battaglia contiene non solo gli scatti legati agli anni dell’egemonia dei clan, ma documenta ampiamente storie di morti, di violenze, di soprusi, di disastri ambientali, che hanno caratterizzato la vita dell’intera Sicilia tra la fine degli anni Settanta e tutti gli anni Ottanta. Il profondo dolore dopo la scomparsa del giudice Falcone, convince l’artista palermitana a prendere le distanze dalla fotografia di cronaca nera, cambiare strada, cercare l’ispirazione per il proprio lavoro nelle piccole cose, abbandonando totalmente le scene di violenza. Dagli anni Ottanta si dedica al sociale, diventa Assessore alla Visibilità nella giunta Orlando e infine, deputata della Regione Sicilia. L’arte di Letizia Battaglia non conosce filtri, veli, artifizi e non si cura della bellezza delle immagini, ciò nonostante è pervasa da una grande eleganza, armonia e spiccate note di romanticismo. Il suo Universo ha poche e bilanciate luci ed è pieno di ombre. Il fortissimo legame con la propria terra ha, quasi sempre, un sapore amaro: è un rapporto complesso, complicato, intricato, ma pur sempre, un rapporto d’amore. Per una scelta precisa, l’artista palermitana esclude del tutto il colore, da sempre legato ad una intrinseca forma narrativa. Battaglia si muove agevolmente tra scene crude e poetici ritratti della gente comune. Le donne, i bambini, gli operai, i suoi soggetti preferiti ritratti in strada, sono colti all’improvviso, in silenzio e in punta di piedi, come se la fotografa stesse cercando di non spaventarli, condizionarli, per non perdere la loro naturalezza ed autenticità incondizionata. Il suo sguardo rimane sempre democratico: non giudica e non critica. Vuole essere imparziale, far conoscere la realtà senza abbellimenti, né manipolazioni. Con Lei, in questi giorni, se ne va per sempre, una parte di Palermo. Scompare un punto di riferimento, un simbolo di quei racconti visivi pieni di struggente poesia. Racconti, nei quali la scelta precisa del Bianco e del Nero come forma espressiva, serve a sottolineare la prevalenza del contenuto sulla forma e a evidenziare un doloroso cammino di liberazione dal governo della mafia.





Booking.com

Booking.com