L’uomo non è comparso da solo sulla terra, sin dalla sua prima apparizione è stato accompagnato da tutta una serie di malattie, che hanno reso ancora più difficile la sua già sua precaria esistenza. Non bisogna fare nessuno sforzo di immaginazione per rappresentarsi la penosa vita dei nostri antenati costretti a combattere per sopravvivere contro calamità naturali, belve feroci e lotte intestine. -taglio- A tutte queste sciagure vanno aggiunte anche le malattie. Va ricordato che i nostri antenati per difendersi da queste avversità avevano ben poco da mettere in campo. In pratica erano in balia del destino. Ed erano alla mercé del fato soprattutto in caso di malattie. Per difendersi dalle calamità naturali potevano costruire riparti sempre migliori, per tenere a distanza le fiere potevano fabbricare armi più potenti e precise, ma per le malattie le risorse che avevano erano praticamente nulle, anche in considerazione del fatto che non conoscendo la causa di questi mali non potevano trovare un rimedio efficace.
In alcuni testi antichi è riportata la sintomatologia di alcune malattie, da cui si può intuire di quale malattia si trattasse. Abbiamo descrizioni del tetano, della tubercolosi, della leptospirosi, tutte di origine batterica. Infine della peste, altra malattia infettiva causata dal batterio Yersinia pestis. Anche questa patologia, che ha accompagnato l’uomo fin dalla sua comparsa, è stata una vera calamità per l’umanità. Erano certamente presenti anche il vaiolo e il morbillo di origine virale. Molte malattie, poi, dipendevano dall’alimentazione, dal cibo contaminato, come la salmonella, il botulino, la shigella. Agli inizi della sua esistenza l’uomo si cibava delle cose che produceva spontaneamente la terra, e di quanto riusciva a cacciare e a pescare. Alimenti che solo successivamente con l’invenzione della terracotta cominciarono ad essere cucinati, cosa che migliorò nettamente la digeribilità e la palatabilità dei cibi, e li rese anche meno pericolosi per la salute, in considerazione che con la cottura si riusciva ad eliminare molti patogeni. -taglio2-
In questa situazione, che è durata millenni, i nostri antenati non avendo rimedi contro le malattie, non poterono fare altro che affidarsi a sacerdoti, a maghi e a sciamani. In effetti, a parte le patologie traumatiche dove riuscivano a volte a praticare interventi efficaci e risolutori, e la cura di qualche sintomo, come la febbre, le malattie restavano una grande incognita. Da dove venivano tutti questi mali? E come si potevano curare? Queste verosimilmente saranno state le domande a cui i nostri antenati non sono riusciti a dare una risposta. È possibile quindi che di fronte a tanti eventi naturali incontrollabili e imprevedibili, tra cui le malattie, non abbiano potuto fare altro che attribuire l’origine di questi malanni a una divinità, o a più divinità adirate nei loro confronti per essere state oltraggiate, e che dovevano quindi essere necessariamente placate per porre fine al male. È un’ipotesi avanzata da molti studiosi.
Rabbonire la divinità offesa, questo bisognava fare. E questa cosa poteva farla il sacerdote attraverso riti sacri e preghiere, con un approccio di tipo religioso. Diverso è stato il ricorso anche alla magia, in questo caso il mago tentava di imporre la propria volontà all’ordine naturale delle cose. Questo avveniva non solo attraverso l’uso di amuleti, formule magiche, esorcismi, ecc., ma anche, in caso di malattie, attraverso prescrizioni riguardanti l’attività fisica, l’alimentazione e l’utilizzo delle erbe medicinali. Pare che proprio da questo tipo di interventi abbia avuto inizio la medicina sperimentale, in pratica attraverso l’osservazione della risposta del paziente alla terapia consigliata, registrando gli effetti benefici e nocivi della terapia stessa che consisteva come accennato in raccomandazioni di tipo fisico e alimentare e nell’uso erbe medicinali che cominciarono ad essere studiate, catalogate e raccomandate in base al morbo da curare.