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“Lascio parlare la musica”

di Carmela Zarrella

Numero 212 - Luglio-agosto 2020

Dopo dieci anni con il suo gruppo “Il disordine delle cose” Marco Manzella ritorna con un album full-lenght intitolato “Le mie cose” dove racconta di sé e delle sue emozioni


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Marco Manzella è un cantautore e musicista piemontese di grande talento. La sua carriera inizia nel 2004 con tante esperienze nazionali e all’estero con vari artisti. Dopo aver condiviso dieci anni con il suo gruppo “Il disordine delle cose” tra tour internazionali ed europei si accorge di avere le note vocali del cellulare piene di tracce,-taglio- note e spunti di canzoni e grazie all’aiuto di Carlot-ta, eclettica artista, seleziona le otto tracce più significative e compone il suo album “Le mie cose” composto da otto tracce intime e personali che raccontano dell’artista e dei suoi sentimenti. L’album è preceduto dal singolo “Ostaggio”. Perché hai scelto Ostaggio come primo singolo? “La scelta di ‘Ostaggio’ è nata per descrivere alcune situazioni in cui ci sentiamo ostaggi di noi stessi, in cui siamo prigionieri di quella che può essere una relazione con qualcosa o con qualcuno e di cui non riusciamo mai a liberarci perché, in fondo, quel legame ci fa sentire bene. É stato, solamente, un caso che il brano sia uscito nel periodo di lock-down per l’emergenza Covid” Considerate le tue esperienze europee credi che il tuo album abbia le potenzialità per essere apprezzato da un pubblico straniero? “Credo e spero di sì, anche perché Carlot-ta ed Enrico Caruso, che mi hanno curato la parte musicale, hanno lavorato all’interpretazione musicale del significato delle parole. Io ho prodotto la linea melodica principale e il testo ma quando ho ascoltato il loro lavoro riuscivo a sentire l’emozione che c’era nel testo tradotto in musica. La mia speranza è che sia anche la musica a parlare. Non vedo l’ora di scoprirlo.” Qual è la tua canzone preferita tra quelle del tuo album? “È ‘Almeno un po’’. É una canzone che si avvicina molto al mio vecchio modo di fare musica, forse per questo mi da quella sensazione di familiarità. É un brano piano e voce, è importante anche per il suo significato e penso che sia uno dei brani più riusciti, anche a livello emozionale.” Com’è stato fermarti dopo tante esperienze con il gruppo e concentrati solo sulla tua musica?-taglio2- “Le esperienze all’estero con il gruppo sono state fondamentali e le auguro a chiunque. Sono state talmente determinanti che ho portato in tour all’estero anche tanti artisti italiani come ‘Eugenio in via di Gioia’, Blindur e Diodato. Penso che questa esperienza sia formativa perché ti mette in relazione con un pubblico che non ti conosce e che non capisce la tua lingua e che ti apprezza per la tua musica. É un'esperienza importante perché devi lavorare tanto per conquistarti quel pubblico e li si vede la bravura di un’artista. Il pubblico estero è fantastico perché ti fa sentire subito il suo sostegno, anche solo comprando il merchandising.” Hai riesumato le tracce audio dal tuo cellulare per scrivere le tue canzoni: qual è il tuo processo creativo? “L’ispirazione arriva tutta insieme, mi basta pochissimo ed è per questo che registro le note audio. Subito nasce il testo e la musica e subito registro con chitarra e voce perché voglio lasciarmi trasportare dall’emozione di quel momento. Credo che lavorare troppo ai brani sia controproducente perché toglie la magia alla canzone, io cerco sempre di preservare l’essenza del brano.” Da chi ti lasci ispirare per la tua musica? “La mia più grande fonte di ispirazione è Eddie Vedder dei Pearl Jam, nel 2004 sono stato cantante del tributo Italiano di questo gruppo. É l’artista che ammiro di più, ovviamente, per il mio genere di musica che è il cantautorato italiano mi ispiro ad artisti italiani come Tenco e prendo ispirazione anche dal genere grunge anni ’90 con cui sono cresciuto e che mi ha lasciato un segno.” Un pensiero per il futuro? “Sicuramente quello di non fermarsi mai e continuare a lasciarsi ispirare dalla musica.”





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