Vittime dell’equivoco di fondo, coloro che cercano di raggiungere saggezza e pace, prendendo le distanze dal contesto in cui vivono. Fuggire dalla realtà non serve, se poi si è costretti a ritornare indietro.
Meditare: scegliere l’equilibrio e la simmetria della posizione del loto dello zen, in cui ogni piede poggia sulla coscia opposta; o quella zazen, su una sedia, più comoda per i meno agili; o, all’occorrenza, un apposito cuscino, ideale per una postura non gravosa per schiena e gambe; o la mudra, -taglio- da eseguire con gesti simbolici di mani e dita tesi a indirizzare il flusso di energia verso un zona definita del corpo; la samatha, funzionale al conseguimento della tranquillità; la mandala, basata sull’interazione con forme di disegno tibetane; quella dei mantra… Meditare, per vincere ansia depressione e dipendenze, liberare la mente dal fardello dei pensieri: un esercizio difficile, basato su concentrazione, solitudine e allenamento; e, insieme, un dispendio di energie, incongruo nei confronti dello scopo a cui mira. Vittime dell’equivoco di fondo, coloro che cercano di raggiungere saggezza e pace, prendendo le distanze dal contesto in cui vivono. Fuggire dalla realtà non serve, se poi si è costretti a ritornare indietro. La meta può essere raggiunta in un altro modo, più semplice: anziché usare strategie e metodi sofisticati o d’importazione basterà, infatti, lasciarsi vivere, consentire a sé stessi di respirare nel presente, nel luogo in cui ci si trova. Basterà abituarsi a esserci: con il corpo, l’anima, i sensi e, soprattutto, con i piedi ben poggiati sulla terra; e imparare: a osservare le cose intorno a sé, i dettagli, sia pure i meno appariscenti; -taglio2-ad ascoltare voci, rumori, suoni: l’abbaiare dei cani, il tubare delle tortore, il sibilo del vento; ad assaporare una pesca matura, a gustare una tazza di caffè; a sentire il profumo del pane appena sfornato, dei fiori d’arancio; a carezzare il pelo morbido di un gatto mentre, giocondo, riposa e fa le fusa con lo sguardo trasognato… Meditare, dunque, è semplicemente esserci, attimo dopo attimo. Dove si sta. Con coloro che si amano e con quanti, per necessità, per ventura o per scelta ci si ritrova a interagire. Per rendersi compartecipi e protagonisti della propria esistenza, per non sprecarne neppure un piccolo frammento, non bisogna isolarsi, né perdersi dietro teorie, metodologie, ricette e astrazioni progettate per un’improbabile e inutile immersione della mente nell’indifferenza, nel vuoto o nel nulla… Occorre, al contrario, percepirsi attivi e palpitanti nel corpo; farsi coscienza piena; lasciarsi, infine, trasportare dall’armonia dell’universo, consapevoli di esserne frammento singolare e imprescindibile.