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Lasciarsi andare

di Laura Fiore

Numero 200 - Giugno 2019

Samuel Heron è tornato con un nuovo lavoro discografico e stavolta ha intenzione di mostrare se stesso come mai prima d’ora


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Un vero fenomeno virale, ha un seguito fedelissimo, Samuel Heron torna sulla scena musicale con un nuovo lavoro discografico dal titolo “Triste”. Non fatevi ingannare dal titolo, però, perché questo disco è una bomba pronta ad esplodere, eh sì perché stavolta Samuel ha deciso di mostrarsi in tutto e per tutto senza il timore di “dare fastidio”. Un’artista incredibile, capace di muoversi con semplicità da un genere all’altro, dimostra in questo nuovo progetto una crescita artistica di livello, che certamente lo porta ad un gradino superiore.

Qualche mese fa è uscito il tuo nuovo progetto discografico dal titolo “Triste”, che riscontro hai avuto da parte del pubblico?

“Ho avuto una buona risposta e ne sono molto contento. Sai, prima dell’uscita di questo nuovo album non avevo praticamente accennato nulla a nessuno, sono molto legato alla scaramanzia e a quelli che sono i miei rituali portafortuna, perché c’è stato un cambio di rotta. -taglio-In questo lavoro c’è la mia crescita personale sia a livello artistico sia a livello di esperienze di vita, questo album sicuramente è diverso da quello che c’è stato fino ad ora, ho deciso di mostrarmi senza filtri.”

A cosa pensi sia dovuto questo cambiamento, questo Samuel “diverso”?

“Prima di questo album ho trascorso un periodo in cui mi sono concentrato principalmente sulla parte dei live, la mia musica si è fermata ma i live sono continuati. Quest’ultima è una dimensione che caratterizza parecchio il mio personaggio ed il mio percorso e così, tutto questo mi ha portato a vivere delle esperienze totalmente diverse e anche a capire molto su me stesso. Ho sempre messo dei paletti rispetto a quello che potevo e dovevo dire perché il mio personaggio ‘doveva’ essere in un determinato modo o perché gli altri pensavano chissà che cosa, questo periodo di ‘fermo’ mi ha dato la possibilità di pensare molto e di fare un salto anche nell’approccio al mio modo di cantare e di scrivere.”

Ti sei ispirato, non solo per il nome, a Gil Scott-Heron. Che influenza ha avuto sulla tua crescita musicale e personale questo personaggio?

“Tanta! Devo dire che in generale sono molto legato alla cultura black anche aldilà della musica, sono stato coinvolto molto nella storia e nelle battaglie di queste persone, ed Heron è stato uno di quelli che ha partecipato attivamente alla causa afroamericana. -taglio2-È stato molto di più di un musicista, lui con la sua arte è stato un rivoluzionario, e ascoltandolo mi è arrivato il suo pensiero ed il suo messaggio. Mi è mancato non riuscire a vedere un suo live.”

Ti sei avvicinato al mondo della musica attraverso la danza, balli ancora?

“Ballo in casa – ride ndr. No, non mi alleno più come ballerino da anni. Ballare, però, è stato formante: doversi autocorreggere, imparare a stare in gruppo, superarsi sempre, allenarsi, condividere, è stata una scuola di vita e infatti ho riportato gli insegnamenti della danza anche nel mio far musica.”

Sui social sei molto seguito, fai parte di una generazione però che sta a metà tra il prima e dopo. Che tipo di rapporto hai con le varie piattaforme?

“Beh, un rapporto altalenante. Ho chiuso facebook perché avevo già percepito il cambio di target sul social, mi ero annoiato, e la stessa cosa mi sta capitando anche per Instagram. Quest’ultimo, però, durante il mio ‘fermo’ musicale mi ha dato la possibilità di far vedere cose della mia vita privata; lo uso anche come uno strumento lavorativo, infatti, sono riuscito a costruire molte collaborazioni grazie ad Instagram. Allo stesso tempo però, ho dentro di me già un’inversione di marcia, la volontà di staccarmi, non in maniera imminente ma capiterà. Un personaggio deve esistere a prescindere da Instagram, che non sempre è lo specchio della realtà. Meno like e più gente sotto al palco: questo è il messaggio da trasmettere alle persone!”


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